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IL COMMENTO MEDIAGOL Palermo masochista, col Bologna pari beffardo.

Di Leandro Ficarra Un pari terribilmente amaro che arricchisce la frustrante collezione dei rimpianti in questa travagliata stagione. C’erano tutte le premesse per centrare la terza vittoria.

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Di Leandro Ficarra Un pari terribilmente amaro che arricchisce la frustrante collezione dei rimpianti in questa travagliata stagione. C’erano tutte le premesse per centrare la terza vittoria consecutiva: un Palermo tonico, convinto, cattivo al punto giusto ed un “Barbera” gremito di speranza e di passione come non si vedeva da qualche tempo. La compagine di Sannino ha fatto e disfatto la tela della partita. Ha divorato il Bologna per ritmo e veemenza agonistica nel primo quarto d’ora, frangente in cui ha sbloccato il risultato grazie ad una splendida combinazione Miccoli-Ilicic con ricamo finale dello sloveno dai diciotto metri. Quindi ha sfiorato il raddoppio al culmine di due ripartenze ben orchestrate ma finalizzate debolmente prima dal trequartista sloveno e poi dal capitano. La squadra di Pioli appariva come intontita da un Palermo volitivo e compatto in fase di non possesso, in grado di pressare alto i rossoblu fin nella propria trequarti, fluido e rapido in sede di costruzione della manovra e capace di bucare i felsinei sia centralmente che sulle corsie. Quando si attendeva che la compagine rosanero assestasse il classico colpo di grazia al dimesso avversario, accade davvero l’imponderabile: un comodo retropassaggio di Donati manda in tilt Sorrentino che prima si appresta a raccogliere la sfera con le mani, poi resosi conto che sarebbe stato fallo, la lascia goffamente sfilare consentendo a Gabbiadini di siglare il pari a porta vuota. Più che un errore tecnico è sembrato un mini black-out mentale, il portierone rosanero non si è accorto che era stato un compagno ad agevolargli il pallone e nellistante in cui ha realizzato di non poter intervenire con i guantoni ha abbozzato un rimedio che si è rivelato peggiore del male. Labbraccio, ideale e consolatorio, riservato dallencomiabile platea rosanero ad uno dei calciatori più rappresentativi di questo gruppo per carisma e qualità, è stato uno dei gesti più belli della partita. Una volta assorbito lo choc, il Palermo ha ripreso a macinare gioco ed ha colto un palo clamoroso con Miccoli che, splendidamente imbeccato da Donati, ha dolcemente controllato la sfera e con l’esterno ha infilato l’unico spiraglio tra Curci ed il montante timbrandolo in pieno. Nella ripresa il Bologna ha cercato di spezzare il ritmo rosa e Pioli ha adottato un atteggiamento tattico più prudente infoltendo il centrocampo con Guarente e chiudendo la gara praticamente con una difesa a cinque quando ha inserito anche Sorensen. Il Palermo, a corto di energie, ha continuato a provarci, con immutata generosità e voglia, ma con meno brillantezza e lucidità rispetto alla prima frazione. Ilicic, costretto da un infortunio a lasciare il campo, è stato sostituito da uno spento Dybala. Sannino è prima passato ad una sorta di 3-4-1-2 staccando Kurtic dietro Miccoli ed il baby argentino, quindi ha rischiato anche il rientrante Hernandez optando per un 3-4-3 puro. Il forcing rosa ha prodotto un paio di conclusioni da fuori di Barreto e Garcia respinte da Curci, e due episodi molto dubbi nellarea bolognese con protagonisti Kurtic prima e Barretto poi, abbracciati un po troppo energicamente dai difensori di Pioli. Nonostante le proteste vibranti degli uomini di Sannino e del pubblico del "Barbera", il signor Doveri ha ritenuto di dover sorvolare non fischiando il calcio di rigore. L’ingresso di Boselli in luogo di uno stremato Miccoli non muta gli equilibri. La punizione di Dybala in pieno recupero si infrange sulla barriera, così come il sogno di conquistare i tre punti. Il pareggio maturato contro Gilardino e soci smorza un po l’entusiasmo dopo le due vittorie consecutive che hanno rilanciato la squadra rosa nella corsa salvezza. Soprattutto, poiché giunto con dinamiche beffarde e rocambolesche, al termine di una prestazione convincente e sfortunata al cospetto di un avversario ostico ma che non ha mai realmente impensierito la retroguardia di Sannino. L’applauso finale del pubblico è un tributo alla voglia di questo gruppo di andare oltre i propri limiti e profondere ogni energia a caccia di un’impresa sportiva. La squadra è viva, nella testa e nel cuore, e ciò autorizza a credere che ancora nulla è perduto. Adesso non resta che attendere buone nuove da "Marassi" e preparare al meglio il derby della settimana prossima contro il Catania. La vittoria del Siena a Pescara ha certamente complicato le cose, realisticamente la strada verso la salvezza sembra estremamente in salita. Il ritrovato feeling con il pubblico e la svolta motivazionale apportata da Sannino sono due concreti elementi di speranza. Tengono in vita la consapevolezza di volersela e potersela giocare ancora, comunque con dignità professionale, nel rispetto dei colori sociali e di una tifoseria straordinaria. Se solo si pensa allo scenario di mestizia e rassegnazione di qualche settimana addietro è già un aspetto importante, qualunque sia lepilogo della stagione.