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Figlio Facchetti: “Intercettazioni, ecco la verità”

Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, ha parlato in diretta telefonica a Sky Sport24, in un’intervista in onda oggi. Sul processo di Napoli “Il commento doveroso da fare, quello.

Mediagol8

Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, ha parlato in diretta telefonica a Sky Sport24, in un’intervista in onda oggi. Sul processo di Napoli “Il commento doveroso da fare, quello più importante, è che tra la trascrizione letta stamane in aula e quello che abbiamo ascoltato, c’è una sostanziale differenza, che mio padre, per quanto sia stato detto questa mattina, Felice mandaci Collina, non dice mandaci Collina. Mio padre dice, mandaci qualche, Collina lo dice il Dottor Bergamo. Questo sposta notevolmente le cose. Se questa è la madre di tutte le intercettazioni, penso che la madre di tutte le intercettazioni abbia abortito, da poche ore, un mostro che non va da nessuna parte. Se vogliamo dire che è sconveniente, che fosse sconveniente parlare, possiamo dirlo, diciamolo, era una cosa lecita con i designatori. Al di là di questo, se vogliamo contestualizzare tutto il resto della conversazione, possiamo farlo, parlare dei precedenti tra l’Inter e Bertini. Il passaggio sarebbe quello nel quale mio padre dice a Bergamo mandaci Collina, mio padre questa cosa non l’ha detta. Se siamo arrivati a questo punto, credo che, forse, è doveroso che tutti gli organi di giustizia, che in qualche modo stanno seguendo questo processo, la Federazione stessa, prendano una posizione decisa e netta, perché è vergognoso. Vergognoso, al di là del fatto che la persona non possa parlare o meno. Queste sono tutte cose che, secondo me, sono secondarie. Penso non ci voglia un perito di audio per stabilire che Collina lo dice il Dottor Bergamo e non lo dice Giacinto Facchetti”. I legali di Moggi sostengono che così facevano tutti: non trova che fosse una pratica un po’ sconveniente? “Siamo assolutamente d’accordo. Se dovessimo giudicarlo col senno di poi, l’ideale è che i designatori facessero il loro lavoro, che i dirigenti facessero il loro lavoro, che non ci fesse nessun tipo di interazione che si prestasse a interpretazioni e cose varie, per mettersi al riparo da qualsiasi possibile equivoco. Quando ci si muove tra il lecito, le conseguenze sono quelle che abbiamo visto, quelle dove siamo arrivati nel 2006, a cui si era arrivati da un pezzo. Io credo che, e rispondo per me, e per quel che riguarda mio padre, una cosa è sicuramente vera, che nelle prime telefonate che sono state pubblicate nel 2006, sono state pubblicate delle telefonate tra mio padre e il signor Pairetto, dove, a sorteggi UEFA già avvenuti, mio padre chiedeva a Pairetto, che ricopriva degli incarichi UEFA, quali arbitri fossero stati nominati per delle partite di Champions League. Quindi,per quello che riguarda mio padre, per quello che riguarda me, posso dire che, anche in quei giorni lì, quando sono uscite delle telefonate tra Facchetti e il designatore Pairetto, in quel caso c’erano. Nessuno ha mai detto che non ci fosse nulla. Poi, in quella estate, mio padre è stato spettatore di tutt’altra vicenda, perché era il momento della sua malattia, che era crescente. Per cui, è stato totalmente all’esterno di tutto quello che stava accadendo. Non ho molto da aggiungere in merito. Posso dire che lui non ha mai preso posizione su questa roba o, comunque, nel momento in cui è venuta fuori, c’erano state delle telefonate che, quanto meno, lo riguardavano. Quindi, non si poteva escludere, e questa cosa è stata riportata fuori nei giorni scorsi. Poi, per il resto, magari, se qualcuno ha fatto anche delle altre telefonate, avrebbe semplificato il fatto che ognuno si sarebbe preso le proprie responsabilità, dicendo che era pratica parlare con i designatori, sarà successo anche a noi. Questo, probabilmente, avrebbe alleggerito la posizione di tutto. Comunque, non credo che siamo nella stessa situazione. Non ci dimentichiamo che la maggior parte delle conversazioni tra il signor Moggi, i designatori e altre persone che facevano parte di questo gruppo, che sono in questo modo i principali imputati del processo di Napoli, parlavano su utenze straniere e che il contenuto di quelle telefonate nessuno lo saprà mai. Non dimentichiamo che ci sono tutta una serie di altri fatti, che sono stati imputati e che sono di una altro peso e di un'altra rilevanza”. Lei e l’Inter, quindi, potete stare tranquilli? “Assolutamente. Da questo punto di vista sono tranquillo, ed ero tranquillo. Sarebbe molto più bello non avere niente da dire su tutto questo, non aver nessun discorso da fare. L’unica parola che dovrebbe essere detta, la potrebbe dire lui, se fosse qui, per rispondere, in qualche modo, a quello che gli viene detto. Io, però, mi voglio attenere ai fatti, perché è la cosa, quanto meno, incontestabile. Capisco la voglia di rivalsa, di vendetta, ma anche di una giustizia che arrivi a fare chiarezza su certe risposte che non sono state precise e che, magari, meritano dei chiarimenti. Tutto questo lo capisco, fin quando è qualcosa che rimane entro certe frasi. Ho trovato un attacco alla figura di mio padre molto forte, volgare e anche violento. Io mi sento tranquillo per la sostanza, non trovando dentro nulla. Però, capisco che c’è una cosa mirata, ed oggi ne ho avuto la conferma”.