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L’ex primo ministro, Letta: “I club non si possono più gestire alla… Zamparini”

L’ex primo ministro, Letta: “I club non si possono più gestire alla… Zamparini”

Enrico Letta, ex presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, parla dell'attuale condizione dei club in Serie A. Non manca il riferimento con cui in passato ebbe uno scontro in tv (nell'articolo il video).

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Dal 2015 dirige la School of International Affairs di Parigi e conosce bene la realtà della capitale francese.

Segue il calcio, è tifoso del Milan e, dall'aprile del 2013 al febbraio del 2014, è stato presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Enrico Letta dà il suo punto di vista sul calcio italiano e transalpino. Non manca l'allusione a Maurizio Zamparini, presidente del Palermo con cui in passato ebbe un acceso diverbio in diretta tv.

In un'intervista rilasciata a 'La Gazzetta dello Sport', Letta comincia analizzando la situazione di Mario Balotelli. "Si sta giocando bene l’ultima chance. È arrivato al momento giusto. La Francia aveva bisogno di sentirsi adottata da un grande personaggio. I suoi campioni l’hanno abbandonata: Griezmann e Pogba giocano fuori. Ibra ha lasciato un vuoto che Balotelli ha colmato con una squadra interessante come il Nizza, in un torneo più aperto. L’Equipe lo ha pompato anche perché Balotelli fa vendere di più. Insomma, gli si è innescato intorno tutto un sistema", ha raccontato. "Non vuole tornare in Italia? Non va dimenticato che ha dovuto combattere contro il retrogusto razzista che si respira negli stadi italiani. Nessuno lo fischierà per il colore della sua pelle in Francia che è più multietnica".

In tempi recenti la Serie A esporta tanti fenomeni, ma ne importa in quantità nettamente inferiori. "È segno che l’Italia si è inserita in modo positivo nel mercato mondiale. Non è semplice andarsene all’estero a 18 anni, imparare un’altra lingua, integrarsi, ma è una scuola di vita fantastica. Il successo di Conte, Ranieri o Ancelotti dimostra che abbiamo risorse di valore, persone flessibili, capaci di gestire crisi in grandi club che sono aziende internazionali. Lo vedo pure nei miei corsi: quando sorge un problema in un gruppo di lavoro di simulazione di negoziati, l’italiano trova più facilmente la soluzione".

La soluzione sarebbe affidarsi ai capitali stranieri. "Se c'è il rischio di perdita d’identità? No - risponde seccamente Letta -. I nuovi proprietari pretendono un ritorno di investimento garantito solo tutelando con coerenza lo sviluppo del brand che dipende dalla tradizione. E la tradizione è tutto nel calcio. Le italiane in questo senso hanno enorme potenzialità. Giusto quindi che il 'mio' Milan sia ceduto a capitali cinesi? Certo, i grandi club non si possono gestire alla buona, alla Zamparini - sottolinea Letta -. Al limite lo si può fare con la squadra della città di provincia da dove vengo, il Pisa, che a volte seguo su Twitter in certi convegni per il mondo. Ma non si può con il Milan che ha un brand internazionale. Basta vedere i progressi fatti dal Psg: andare poi al Parco dei Principi con i miei figli è un piacere e uno spettacolo sicuro".

Berlusconi deve restare nell’organigramma? "Lo spero, magari con Galliani. Berlusconi è un grande presidente che capisce di calcio, come dimostra la scelta di puntare sulla cantera come fanno grandi club come Barça e Real".