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Gilardino (integrale): “I miracoli e i goal, voglio segnarne 210. Mi sento giovane, a Palermo per lottare”

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"Nel 2001 a Verona, insieme ad altri ragazzi, sono rimasto coinvolto in un incidente stradale. La mia auto uscì di strada, finendo nel fiume Sile. Mi sono fratturato lo sterno e, sul viso, 12 punti di sutura. Ero un ragazzino, avevo appena preso la patente. Su una strada a doppio senso, che aveva il fiume sia a destra che a sinistra, la macchina si è ribaltata e siamo finiti in acqua. Fortunatamente si sono rotti i finestrini, siamo riusciti a uscire da lì. Dopo pochi minuti la macchina è affondata. È stato un miracolo. Avevo diciott’anni, giocavo in Serie A, mi sono detto: cosa devi fare della tua vita? Vuoi diventare quello che hai sempre sognato o lasciare che la tua vita sia portata dal destino? - ricorda Gilardino -. Che rapporto ho con la religione? Sono cresciuto con i miei nonni. I miei lavoravano e mi capitava spesso di dormire da loro. Avevo un bellissimo rapporto con mio nonno, che non c’è più, e con mia nonna, una donna molto religiosa. Mi ha abituato lei a pregare prima di dormire, e lo faccio ancora, è una cosa che mi è rimasta dentro".

Mental coach -"Durante le stagioni a Parma lavoravo spesso insieme a un amico. Ero all’inizio, mi ha aiutato molto. Negli ultimi anni ho conosciuto una persona che non chiamerei neanche 'mental coach': quando possiamo, ci vediamo e lavoriamo. Per giocare a calcio devi avere molta follia, soprattutto se sei un attaccante. La testa conta più di ogni altra cosa: il consiglio che do ai giovani è di lavorare molto sull’anima".