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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTÀ Elogio a Balzaretti, grande uomo e giocatore

di Benvenuto Caminiti Con i lunghi capelli biondi che gli zampillano sulla testa, con la sua corsa arrembante lungo la fascia, con la sua spinta inesauribile verso la rete avversaria, ieri.

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di Benvenuto Caminiti Con i lunghi capelli biondi che gli zampillano sulla testa, con la sua corsa arrembante lungo la fascia, con la sua spinta inesauribile verso la rete avversaria, ieri finalmente abbiamo ritrovato il vero Balzaretti, quello che per due lunghe stagioni ha rappresentato il valore aggiunto del Palermo di Delio Rossi. E che sembrava essersi dissolto nel nulla in questo inizio di stagione, lento ed impacciato com’era sia nelle due partite col Thun che nelle amichevoli contro il Fenerbache ed il Napoli. Che sollievo, ragazzi, rivederlo forte ed incontenibile, filare veloce verso la linea di fondo e mettere al centro palloni bellissimi, veri inviti al gol. Un viatico confortante a tre giorni dall’esordio in campionato contro il supertitolato squadrone di messer Moratti, l’Inter dei vari Forlan, Milito, Zarate, Pazzini e chi più ne ha più ne metta. Roba da far tremare le vene dei polsi e che invece, come ha argutamente osservato il “Balza” a fine partita, sarà uno stimolo ulteriore a far così bene e da ribaltare facili pronostici: "Tanto con l’Inter non abbiamo nulla da perdere - ha detto Federico, al termine di Italia-Slovenia - perché loro sono superfavoriti e giocano per vincere lo scudetto, noi invece ricominciamo dall’inizio...". Per risorgere dalle ceneri Balzaretti ha scelto un’occasione speciale, il suo ritorno in Nazionale, e lo ha fatto con una grande prestazione, letteralmente “bevendosi” fascia ed avversario diretto per tutti i novanta minuti, lui l’unico rosanero vestito d’azzurro della partita perché degli altri tre ex rosanero era rimasto solo Cassani (autore di una prestazione appena decorosa) mentre degli altri due - Nocerino e Sirigu - non s’è vista traccia. Se non alla fine, al “rompete le righe”, quando è in tv è apparso, dilatato da qualche strano effetto tecnologico, il faccione barbuto di Nocerino, che se la rideva alle solite battute di Cassano: tutta qui la sua partecipazione al trionfo azzurro, che con la vittoria di ieri si è assicurata la fase finale dell’Europeo 2012. E Sirigu, che fine aveva fatto Sirigu, il giovane talento sardo, scoperto e valorizzato dal Palermo, diventato quest’estate parigino per indifferibili esigenze di carriera? Di Sirigu neanche l’ombra: Prandelli lo aveva relegato in tribuna, confermando ancora una volta di non averlo mai considerato l’erede naturale di Buffon. Che goduria, amici lettori, constatare che Balzaretti, l’unico azzurro ancora vestito di rosa (gli altri tre, come detto, hanno cambiato... parrocchia) non solo ha giocato ma è stato tra i migliori e non detto da me, che sono di parte, ma da Collovati, commentatore di giornata che gli ha affibbiato un bel “sette” in pagella. Praticamente come migliore in campo. E’ l’ennesima prova provata che nel calcio non contano i nomi ma le prestazioni e se i tre suddetti ex rosanero hanno preferito altri lidi ed altri ingaggi, fatti loro, decide sempre e solo il campo ed il campo una volta di più ha stabilito che Federico Balzaretti è ancora il signore incontrastato della fascia sinistra. Non solo del Palermo ma anche della Nazionale. Quindi, io gli dico grazie, da tifoso e da semplice spettatore, tifoso di due sole squadre al mondo, in primis il Palermo ed in secundis la Nazionale. Per tutte le altre squadre dell’universo non c’è spazio nel mio cuore, neanche un angolino remoto e nascosto. Il che significa che quando vestono di rosa, i giocatori “sono” il Palermo ma appena cambiano maglia io stento a riconoscerli. Perfino a ricordarmi di loro, quando mi capita di incontrarli. Così, da quando i vari Cassani, Nocerino, Bovo e Sirigu non indossano più la maglia rosanero per me sono diventati solo vaghi, spesso fastidiosi, ricordi e nulla più. E, pertanto, come diceva l’Alighieri, quand’anche mi capitasse di rivederli vestiti d’altre maglie, mi direi: “Non ti curar di loro ma guarda e passa!”. Balzaretti mi ha riempito d’orgoglio rosanero non solo “durante” ma anche dopo la partita, quando è stato intervistato come migliore in campo, assieme al goleador Pazzini. Qui, se per la gioia della vittoria e della bella prestazione personale, avesse anche un po’ “sbracato”, gliel’avrebbero perdonato tutti. Ma così non è stato: Federico si è detto "felice per la qualificazione raggiunta in anticipo e, soprattutto, per la bella prestazione collettiva". Un vero gentleman. Poi, a domanda come al solito maliziosa, ha risposto con classe e nonchalance parlando di "nuovo Palermo, con un nuovo allenatore", ma ribadendo con forza la fiducia e l’entusiasmo dell’ambiente "perché la gente ci vuol bene e come sempre sarà il nostro dodicesimo giocatore in campo!". Alla fine è arrivata la domanda che tutti si aspettavano, anche lui naturalmente: "Andrai a Parigi subito o ... dopo?". E lui ha risposto, scuotendo la chioma: "Io sono del Palermo e penso solo al Palermo, un Palermo rinnovato ma pieno di entusiasmo. Poi, chissà, nel calcio tutto può succedere...". E l’uomo col microfono, come nulla fosse, ha insistito: "Ma a Parigi c’è la tua giovane sposa che ti aspetta...". Una vera stilettata, che non lo ha neanche sfiorato, perché lui ha replicato con un franco sorriso, dicendo: "No, tranquilli, per qualche tempo Eleonora resta con me a Palermo. Sapete, è in dolce attesa e quindi...". E non rideva più solo con gli occhi, rideva tutto, dalla testa ai piedi: la gioia di diventare papà è grande, immensa, indicibile. Come fosse la prima volta, anche se non lo è, come nel suo caso. Così è fatto Balzaretti: di pasta buona, di buoni sentimenti, come quelli veri, cresciuti a forza di buoni principi e buoni insegnamenti. La famiglia, la lealtà, la gratitudine. Non vorresti forse anche tu restare vicino ai tuoi cari se la tua sposa aspetta un figlio da te? Anche lui lo vorrebbe, è naturale e tuttavia ha già deciso che, per raggiungere definitivamente la sua Eleonora, aspetterà un anno intero. Perché così ha promesso al suo presidente. Perché almeno lui sente ancora forte ed ammaliante il fascino di questa maglia. Che non è ricca e celebrata come quella nerazzurra, rossonera o bianconera, ma semplicemente un po’ rosa un po’ nera. Come la vita: un po’ bella, un po’ brutta, altrimenti ci si annoia e si finisce di desiderare di vivere alla grande.