LE DICHIARAZIONI

Sudtirol, la favola di Bisoli: “Noi una 112 Abarth, Odogwu è un piccolo Lukaku”

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Le dichiarazioni rilasciate dal tecnico del Sudtirol

"Noi cerchiamo sempre di migliorarci e ci riusciamo. Non pensiamo mai di aver ottenuto qualcosa, se non di aver capito che con il lavoro e l’organizzazione si raccolgono i risultati". Lo ha detto Pierpaolo Bisoli, intervistato ai microfoni de "La Gazzetta dello Sport". Diversi i temi trattati dal tecnico del Sudtirol, che in diciannove partite è salito dall'ultimo al quarto posto della classifica di Serie B. "Da appassionato di motori a che bolide ci paragoniamo? Alla vecchia 112 Abarth che, tirata a lucido, può dare noia a tutti, anche nei percorsi misti come questa Serie B. Qui ogni partita è un pericolo, certe curve vanno fatte... in prima!", le sue parole.

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MERCATO - "Sono andati via giocatori che avevano poco spazio e hanno fatto scelte condivisibili. Marconi ha fatto subito due gol nell’Avellino? Vuol dire che era allenato bene! Ma sabato anche Odogwu ne ha fatti due con noi... E’ un piccolo Lukaku, se non si fosse accontentato del suo strapotere fisico, con la sua tecnica sarebbe arrivato in B prima. Nicolussi Caviglia? Prospettive di altissimo livello, ha un lancio di 60 metri che mi ricorda Veron, ed è diventato molto resistente: forse questa era la sua unica pecca".

CALCIO FISICO -"Calcio fisico o tattico? Una neopromossa deve metterla sul piano fisico, ma tutto il calcio sta andando in questa direzione, sapendo che senza un ordine tattico non vai da nessuna parte. Io cambio spesso modulo per avere giocatori sempre preparati. E poi impazzisco di gioia a poter fare 5 sostituzioni. In allenamento, quando arriva un gol, mando i difensori

a fare le flessioni? Certo, se prendono gol o se perdono la partitella. Ma adesso facciamo sempre 0-0".

BILANCIO - "Se mi sento trascurato? Non ho un procuratore, non frequento salotti, penso solo al bene della mia società e dei miei giocatori. Di sicuro ho modellato il mio carattere, vado meno allo scontro, più al confronto. Il rimpianto più grande? Bologna. Solo 5 partite... Ero arrivato in A dopo la gavetta, me la sono giocata male io. Quanto conta l’esperienza in questa categoria? Tanto. Saper gestire i momenti, non farsi prendere dall’ansia o dall’entusiasmo. In A tante partite sono scontate, in B no, mai. Cellino? Il presidente deve tornare a fare il presidente, Cellino sa di calcio e deve pensare lui alla squadra".

DA RANIERI A GILARDINO -"Ranieri, Andreazzoli, Castori e Tesser? Ranieri non c’entra niente con questa categoria, mi levo il cappello davanti a lui. Complimenti per essersi rimesso in gioco così. Gli altri hanno avuto un percorso più o meno simile al mio. Bravo Gilardino, è molto umile. Col Venezia ha tolto due punte, messo due difensori e ha vinto. Cannavaro e De Rossi hanno ereditato situazioni molto più difficili. Scintille con Inzaghi? Una piccola frizione, ma per un equivoco. Ci siamo abbracciati, è una bravissima persona. Sapeva che è dura giocare contro di noi. Quale collega trova complicato affrontare? Sabato a Pisa c’è D’Angelo: mi assomiglia, è bravissimo ed è assurdo che la scorsa estate non l’abbiano chiamato in A", ha concluso Bisoli.