"Sono nato a Zurigo ma cresciuto ad Andelfingen, 30 km dalla città, in campagna. Quest’estate mi allenavo lì da solo, correvo tra le vigne. Appena posso vado lì, in famiglia libero la mente. Quando gioco, in testa ho solo il calcio. A casa rallento, trovo equilibrio". Così Pajtim Kasami, intervistato ai microfoni de "Il Secolo XIX". Diversi i temi trattati dal centrocampista della Sampdoria, approdato alla corte di Andrea Pirlo a settembre, ora titolare inamovibile: dalla scelta di sposare la causa blucerchiata dopo l'addio all’Olympiacos, agli obiettivi della compagine ligure, Ma non solo...
SAMPDORIA
Sampdoria, Kasami: “Serie A? Ne riparliamo fra 3-4 mesi. Prima del Palermo…”
LA SCELTA -"La Samp ha preso l’onda giusta da cavalcare? Si può dire ma serve ancora tanto lavoro, umiltà per continuare come a Modena. Di sicuro c’è più fiducia in ognuno di noi e nell’ambiente. Perché la Samp? Avevamo parlato a giugno, ma il club era in fase di transizione e avevo un’opzione per restare all’Olympiacos. Poi lì è cambiato tutto, ero libero, ho parlato di nuovo con la Samp, avevano qualche dubbio su come stessi fisicamente, ma a Bogliasco hanno visto che era tutto ok. E sono qui. Ho un rapporto molto stretto con Karembeu, sin dalla mia prima volta lì, nel 2015. Mi ha detto: 'La Sampdoria ha tifosi fantastici, si vive per il calcio, a te piace la pressione, non ho dubbi: farai bene'. Ci segue, dice che dobbiamo subito risalire in A. L’ho ascoltato ma la Samp è un club storico, convincermi a venire era facile", le sue parole.
EX SAMP -"Se ricordo qualche vecchio giocatore blucerchiato? Quando ero alla Lazio e al Palermo c’erano Cassano, Pazzini, mi piacevano Mannini, e Palombo, ho giocato con Diana a Bellinzona. Poi ricordo la Samp con Vialli, Mancini, Karembeu. E Gullit, ho rivisto le vecchie partite su Youtube, era impressionante. Io mi sento il Kasami più maturo di sempre, nel pieno, voglio dimostrarlo, ho un anno di contratto ma tanta ambizione per me e per la Samp. In carriera potevo fare di più, ci sono stati trasferimenti sbagliati, spinto da presidenti e procuratori non ho sempre fatto le scelte che volevo e questo mi ha fatto male. Al Fulham ero stato bene, al Nottingham Forest dopo due giorni chiamai Raiola, all’epoca mio agente, e gli dissi, 'Mino voglio andare via, non sono felice'. Ora mi sento nel posto giusto. Sento fiducia. All’inizio non ero nelle condizioni che volevo, ora sto bene, pronto a prendermi tutte le responsabilità nel bene e nel male, aiuto i compagni in campo e fuori, sanno che sono al loro fianco".
PALERMO E OBIETTIVI -"Prima del Palermo ho parlato alla squadra? C’era un’ aria pesante, con i tifosi giustamente scontenti. Avevamo tutto da perdere ma dovevamo far vedere che c’eravamo e ci battevamo per la maglia. Gli ho detto: “Partiamo forte, aggressivi, nei primi 10’ facciamo tutti una corsa in più, un’entrata in più, portiamo i tifosi dalla nostra parte, sei li hai con te prendi forza. Gli avversari appena entrano a Marassi devono avere paura, sentire che non hanno chance di fare punti. Sento addosso le emozioni dei tifosi, soffrivo come loro, come tutti nel club, loro vogliono che diamo tutto, e ora vogliamo gioire insieme. Posso e spero di sbloccare un po’ di gare con tiri improvvisi da 25 metri. Dopo Modena spero di ripetermi a Marassi. Quanto conta la testa? Tanto, ci ho lavorato, sono migliorato molto. Ho uno standard di pretese da me stesso troppo alte, in passato mi facevo male da solo, ora ho trovato equilibrio. I compagni sognano la Serie A, a partire da Borini? Fabio è un top player e come persona è un gran motivatore, uno come lui nello spogliatoio aiuta, sproniamo i giovani. Io ci spero, bisogna puntare più in alto possibile ma devi giocare partita per partita puntando a vincerle tutte. È il bello del calcio, nessuno sa cosa succede domani. Viviamo il presente al massimo. E poi tra 3-4 mesi ne riparliamo", ha concluso l'ex Palermo.
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