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C’era una volta Jimmy… Fontana: storia di un amore finito

di Basilio Milatos Facuntos La fine di un amore può essere accelerata talvolta da… troppo amore? La domanda forse è più adatta a rotocalchi rosa, ma se leghiamo la metafora.

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di Basilio Milatos Facuntos La fine di un amore può essere accelerata talvolta da… troppo amore? La domanda forse è più adatta a rotocalchi rosa, ma se leghiamo la metafora al calcio e alle vicende recenti di Alberto Jimmy Fontana in casa rosanero, beh, allora diremmo quasi che sorge spontanea. Non più tardi di qualche settimana fa, il 26 ottobre, Fontana entra in campo al Barbera per sostituire Amelia infortunato. L’intero stadio gli riserva una standing ovation che dà all’esperto portiere – sono parole sue - un’emozione tale da avere persino difficoltà a giocare, cosa mai successa prima in carriera. Qualcuno legge la cosa come una velata critica “popolare” al titolare designato Marco Amelia, sta di fatto che Fontana para al suo posto per tre partite e poi… scompare. Nemmeno convocato. Decisione societaria, che manifesta la volontà di ribadire, se ce ne fosse bisogno, che nel Palermo c’è una gerarchia ben precisa in porta. Una gerarchia che quella spontanea e per certi versi inattesa manifestazione d’affetto del pubblico per Fontana rischiava di mettere in crisi, creando non pochi imbarazzi alla società e allo stesso Amelia. Una società a volte ha il dovere di compiere delle scelte, fossero pure dolorose. La cosa tuttavia che lascia un po’ d’amaro in bocca è che l’inevitabile epilogo di questo amore poteva essere gestito meglio. Lo meritava Jimmy Fontana, per quello che ha dato in questi due anni e mezzo. Lui del resto era stato chiaro: “Io non mi sento il secondo di nessuno”, ha ripetuto più volte. Forse si poteva dire subito a Fontana arrivederci e grazie. Lasciandosi da grandi amici. Invece è finita con qualche malumore di troppo, che comunque non scalfisce minimamente il ricordo di tante parate a difesa della porta rosanero. In bocca al lupo Jimmy.