Totò Schillaci, ex calciatore nativo di Palermo che ha militato nell'Inter e nella Juventus oltre che nella Nazionale italiana, si è raccontato in una lunga intervista a Sportweek in vista della propria partecipazione al programma televisivo "Pechino Express".
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Schillaci: “Un rimpianto non aver mai giocato nel Palermo. L’avrei fatto pure gratis”
"Questa avventura è stata una rivincita sulla malattia e su quello che si era portata dietro: depressione e pensieri di morte. L'India? Impatto devastante. Mi aspettavo un’India di colori e profumi, ho trovato molta povertà. Traffico, sporcizia, bagni a cielo aperto, puzza dappertutto, bambini laceri e a piedi nudi… Ma la gente ha un cuore grande: ti ospita, ti offre da mangiare… Facevo vedere la mia foto in Nazionale, venivo riconosciuto e mi davano indicazioni su dove andare”.
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Sull'infanzia e gli inizi da calciatore: “Da bambino giocavo sull’asfalto del quartiere Cep, uno dei più popolari e difficili di Palermo. Famiglia modesta, tre fratelli e una sorella, papà faceva il muratore. Era il mio primo e più grande tifoso, mi ha accompagnato dappertutto pur di farmi giocare. Io ho cercato di aiutare: ho fatto il gommista, il garzone di pasticceria, l’ambulante… Ho smesso quando mi prese il Messina. Com'è oggi Palermo? Rispetto a quando ero ragazzo, Palermo è molto migliorata. Allora c’era un morto al giorno per le strade”.
E per quanto riguarda la città di Palermo e la squadra di calcio rosanero, il protagonista delle "notti magiche" di Italia '90 si è espresso così: "Di sicuro adoro Palermo e mi dà molto fastidio vederla associata solo alla criminalità, perché offre tante cose belle. Bisogna investire sui quartieri, questo sì, togliendo i giovani dalle strade. Ho rilevato questo centro sportivo, il Louis Ribolla, in una zona popolare, proprio per restituire qualcosa di quanto mi è stato dato dalla città. Mi rimane un solo rimpianto: non aver mai vestito la maglia del Palermo. Lo avrei fatto anche gratis".
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