Un vero e proprio porta fortuna per il Palermo. Da quando Enzo Maresca è tornato in campo, la compagine siciliana non ha conosciuto sconfitta. Il centrocampista classe '80 è certamente tra i trascinatori di questo Palermo, uno dei leader carismatici della squadra di Beppe Iachini. Di questo – e di altre diverse tematiche – ha parlato l'ex Siviglia al 'Corriere dello Sport'.
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Maresca: “Non siamo pronti per l’Europa. Io amuleto? Ho la spiegazione. Tutto sul mio rinnovo”
Un vero e proprio porta fortuna per il Palermo. Da quando Enzo Maresca è tornato in campo, la compagine siciliana non ha conosciuto sconfitta. Il centrocampista classe ’80 è certamente tra i trascinatori di questo Palermo, uno dei leader...
Amuleto Maresca -"Il dato è piacevole per me, ma penso davvero sia una casualità. Non sta a me dire se con Maresca la squadra si esprima meglio, certamente dal punto di vista del gioco io ho caratteristiche diverse, forse posso portare un po' di qualità in più. Ma ciò non vuol dire che se non ci fossi, il Palermo andrebbe male. Diciamo che adesso abbiamo raggiunto delle sicurezze diverse rispetto all'inizio di stagione che non era stato brillante. E' vero che c'erano dei dubbi sulle nostre possibilità di essere all'altezza della serie A, ma le sicurezze le costruisci man mano solo col lavoro continuo e noi abbiamo seguito questa strada".
Punti di forza - "L'arrivo dei primi risultati positivi ci ha sbloccato. I nostri punti di forza sono il gruppo, dei giovani di valore e il fatto di credere in un progetto che vediamo materializzarsi ogni giorno. Io e Sorrentino siamo i 'grandi vecchi' del gruppo, molti ragazzi ci guardano come esempio e noi che abbiamo passato i 30 dobbiamo essere la loro guida. Io ci sarò finché avrò la fortuna di poter dare qualcosa al gruppo".
Dalla Sampdoria al Palermo -"A inizio gennaio ricevetti una telefonata direttamente dal presidente Zamparini. E subito dopo quella di Iachini. Entrambi mi chiedevano la disponibilità a venire anche se la squadra era in B. Allora chiamai Stefano Sorrentino, contro cui avevo giocato in Spagna e di cui conoscevo il procuratore. Stefano mi disse che a Palermo si stava bene e che le possibilità di vincere il campionato c'erano tutte. Mi bastava così; a distanza di un anno so di avere fatto una scelta giusta".
Capitolo rinnovo -"C'è l'opzione per un rinnovo automatico al raggiungimento di un certo numero di presenze, che non sono 25. Ma non sono per nulla preoccupato, alla mia età l'unico obiettivo è stare bene per poter dare una mano. Ho la stima del presidente, per me è una garanzia. Zamparini con una battuta mi ha detto che posso restare gli anni che voglio, io ho risposto che resto finché mi ritengono utile".
Palermo, obiettivo salvezza -"L'esperienza mi dice che l'avventura di ogni squadra vive degli step graduali. Noi dobbiamo scalare ancora qualche gradino per aspirare a di più. Facciamo grandi cose, ma appena caliamo un po' andiamo in difficoltà. Non siamo una grande squadra, non so se siamo preparati mentalmente a un obiettivo diverso dalla salvezza. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, finora il Palermo ha sfigurato solo ad Empoli e con la Juventus. In ogni altra gara la squadra è stata all'altezza ed anche di più. Ma il bicchiere mezzo vuoto dice che ci facciamo riprendere con troppa facilità e commettiamo ancora errori banali. Sono segnali che vanno colti e che ci dicono che stiamo cercando di costruire una mentalità diversa. E' normale in questa fase di crescita del gruppo. Per cui intanto arriviamo a 40 punti, poi vedremo. Abbiamo in squadra diversi giovani, meglio evitare di metterli addosso pressione".
Dybala come Montella? -"Ho difficoltà a trovare un termine di paragone per Dybala, perché secondo me ciascun talento è unico e in qualche modo diverso dagli altri. Forse hanno ragione quelli che dicono che Dybala assomiglia a Montella, ma non completamente. Vazquez una volta che lo conosci va accettato com'è. Io spesso mi ci arrabbio per certe sue superficialità, errori che i grandi campioni non si possono permettere, ma ha i colpi del vero numero 10. Il gol fatto all'Atalanta lo segna solo un fuoriclasse, perché si è preso una grande responsabilità calciando a cucchiaio da 25 metri mentre eravamo 3 contro 2 in contropiede".
Sivilia, che ricordi -"Ho passato un periodo per me veramente bello. In quella gara (finale di Supercoppa Europea 2006 contro il Barcellona finita 3-0 per il Siviglia) entrai dalla panchina e segnai su rigore il terzo gol. Tre mesi prima avevo vinto la Coppa Uefa segnando una doppietta, così riuscii a far gol per due volte di fila in una finale europea. Ho avuto la fortuna di giocare ed imparare da compagni importanti, penso a Dani Alves, Adriano, Kanoutè, Keita (oggi alla Roma, ndc.), altri che in Italia sono meno conosciuti come il francese Escudè che per me era straordinario".
Centrocampo a due o a tre? - "Faccio calcio professionistico da 18 anni e per 15 ho giocato in un centrocampo a due. Ed è ovvio che quel tipo di gioco è diverso dal modulo a tre. E' diverso il modo di tenere le distanze, di unire la squadra, di coprire una certa posizione. Per esempio, giocando così arrivo meno in area di rigore, mentre quando agivo in un reparto a due avevo più libertà d'inserimento e infatti segnavo più gol. Se lei mi chiede se assomiglio al Maresca del Siviglia, le rispondo di no, almeno dal punto di vista offensivo. Ma ciascun calciatore si deve adeguare alla realtà della squadra".
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