Lo scorso 25 settembre l'ufficialità. Gennaro Gattuso non è più l'allenatore del Palermo. L'ex stella del Milan è il ventesimo tecnico transitato in Sicilia negli undici anni di gestione Zamparini. Il numero uno di viale del Fante in estate aveva deciso di affidare la panchina ad un ragazzo emergente. Gattuso era stato scelto per guidare la compagine siciliana in Serie A dopo la retrocessione. Ma le tre sconfitte maturate in sei partite di campionato hanno indotto il patron friulano a operare l'ennesima rivoluzione. E i risultati gli hanno dato ragione. Oggi, però, torna a parlare Gattuso. E dice la sua verità. "Il nostro era un percorso all'insegna della categoria. In B ci possono essere alti e bassi. Rimpianti? Dal punto di vista tecnico contro Empoli e Spezia non meritavamo di perdere. Resta però una grande esperienza a livello umano. Di questo ringrazio la società che mi ha permesso di conoscere gente straordinaria e una città bellissima che prima vedevo un giorno all'anno quando ci venivo a giocare – ha dichiarato Ringhio a 'La Repubblica -. Se analizzo a mente fredda quello che è capitato, sento gli umori della gente che lavorava con me, penso siano mancati solo i risultati. In questi mesi ho rivisto le nostre partite mille volte e alla fine mi sono convinto che ci siano mancati solo quelli".
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Gattuso: “Ringrazio Zamparini, Palermo piazza top. Tutto sulla mia esperienza in Sicilia”
Lo scorso 25 settembre l’ufficialità. Gennaro Gattuso non è più l’allenatore del Palermo. L’ex stella del Milan è il ventesimo tecnico transitato in Sicilia negli undici anni di gestione Zamparini. Il numero uno di viale del...
Rabbia e soddisfazione -"Sarei ipocrita se non dicessi che c'è un pizzico di rabbia, ma anche tanta soddisfazione. Questa è una squadra che mi ha dato tanto nella mia sia pur breve esperienza al Palermo. Sono state partite vissute in maniera molto intensa e ricca di emozioni belle e positive. Iachini sta facendo un ottimo lavoro, ma questa squadra la sento anche mia. I ragazzi mi hanno dato delle belle sensazioni e la certezza che in due mesi abbiamo costruito qualcosa di importante".
Uomini sbagliati - "Per sette partite mi sono sentito dire sempre la stessa cosa. Mi rinfacciavano il non gioco, ma in B difficilmente si può giocare un bel calcio. La cosa che ho apprezzato è che più volte il presidente Zamparini ha detto che in B non sempre si può giocare bene. Ho sbagliato quando cercavo qualche leader all'interno della squadra. Puntavo su alcuni giocatori che pensavo potessero darmi di più dal punto di vista della personalità. Niente nomi, ma evidentemente li ho responsabilizzati troppo e non hanno sopportato questo carico".
Zamparini, Perinetti e il mercato -"Ringrazio Zamparini per la possibilità che mi ha dato e per quello di positivo che mi ha regalato questa esperienza. Il presidente aveva dato carta bianca a me e a Perinetti. Sono contento di avere conosciuto un grande dirigente come Perinetti con il quale non avevo mai lavorato ma del quale avevo solo sentito parlare. Merito a Iachini per quello che ha fatto sino a questo momento e per i risultati che sta ottenendo, ma è giusto che ci sia un pizzico di merito anche per quello che abbiamo fatto io e Perinetti che abbiamo costruito questa squadra. Con Zamparini non ci siamo sentiti, ma lui ha avuto belle parole nei miei confronti quando è venuto fuori il polverone delle scommesse. Di questo lo ringrazio perché l'ho sentito molto vicino e la cosa mi ha fatto molto piacere. Vuol dire che quello che abbiamo fatto insieme non è da buttare".
Tutto su Iachini -"Lui dice la verità quando dice che mi ha cercato, ma Beppe fa questo mestiere e può capire la mia reazione e quanto mi bruciasse la delusione di quei giorni. Ho grandissimo rispetto per Iachini e per il lavoro che sta facendo, ma il mio orgoglio mi ha spinto a chiudermi in me stesso soprattutto perché sin dal primo giorno che sono arrivato a Palermo ho sentito il suo nome aleggiare sulla mia panchina. Detto questo, chapeau per quello che Iachini ha fatto nella sua carriera e per quello che sta facendo al Palermo".
Lafferty il goleador - "Sento tutti quanti. Chi con messaggi, altri al telefono. Questo è il bello dell'armonia che si era creata all'interno dello spogliatoio. Sono contento che i ragazzi parlino bene di questa esperienza, del gruppo, delle regole che erano state date in ritiro. Non mi aspettavo i gol di Lafferty e so che lui si è offeso perché non credevo segnasse così tanto, ma è la verità. Lui è un combattente, uno che deve giocare da solo e non mi aspettavo potesse andare così vicino alla doppia cifra che sono sicuro riuscirà a superare. Sono contento. Non si deve arrabbiare con me. E' la sua storia prima di Palermo che diceva questo".
La rinascita di Franco Vazquez -"Sicuramente Vazquez è uno dei giocatori 'rivelazione'. Con lui ci sono stati problemi iniziali per la regola dei diciotto, ma è un giocatore che mi è sempre piaciuto. Anzi, dirò di più, in questo periodo, soprattutto prima che tornasse a giocare con continuità, ogni volta che parlavo con un dirigente che mi offriva una panchina, il primo nome era proprio quello di Vazquez. Ho visto le qualità che aveva, ma insieme alla società avevamo deciso di non inserirlo nella lista dei diciotto. Nessuno ha però mai discusso la sua classe".
La sorpresa -"Belotti l'ho avuto solo per tre giorni dopo l'Under 21. Era arrivato giovedì e il sabato ha giocato a Bari. E' un giocatore che abbiamo scelto io e Perinetti sul quale puntavo tanto e che sta dimostrando il suo valore. C'era anche lo svizzero Zuber che è andato al Cska Mosca. Anche quello sarebbe potuto servire".
Tappa importante -"Accettare Palermo non è stato un azzardo. Quello che mi ha dato Palermo in altre piazze lo avrei vissuto in due o tre anni. Io non penso all'esonero come una sconfitta, ma come una tappa importante per la mia crescita e per farmi conoscere una piazza importante come Palermo. Rifarei tutto quello che ho fatto e se tornassi indietro direi nuovamente sì a Zamparini. Il Palermo è già in Serie A. E' una società che con la B non c'entra niente. Quelli che stiamo vivendo sono solo dieci mesi di parentesi prima di tornare dove il Palermo merita di stare".
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