Sei mesi di sola panchina. Quando a gennaio Manuel Gerolin lo prelevò dal Cerro Porteño in prestito con diritto di riscatto, Danilo Ortiz quasi non ci credeva. Lui che, a un certo momento della sua vita, stava abbandonando il calcio definitivamente per dedicarsi alla vendemmia, aveva di fronte a sé l'occasione di affermarsi nel Vecchio Continente. Tanti allenamenti, tante difficoltà. In rosanero le partite le ha sempre vissute da riserva. Pochi giorni fa è tornato ufficialmente in Paraguay, perché il club di viale del Fante - dopo analisi approfondite - non lo ha ritenuto all'altezza della Serie A. E lui oggi affida in esclusiva ai microfoni di Mediagol.it il racconto della sua esperienza in Italia.
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Esclusiva Mediagol, alla scoperta del mistero Danilo Ortiz: “Ora parlo io”
Il paraguayano in esclusiva ai microfoni di Mediagol.it
Intervista realizzata da Claudio Scaglione
Esperienza rosa -"In fondo per me è stata comunque una esperienza importante. Sfortunatamente non ho avuto la possibilità di giocare nemmeno una partita, però sono contento perché ho vissuto per sei mesi in un club molto ben posizionato nel calcio italiano e che gode di una buona fama qui in Sud-America. Sono comunque contento del fatto che io abbia avuto l'occasione di confrontarmi con calciatori molto importanti in Italia e in Europa".
Iachini, ognuno ha il proprio punto di vista -"Il mister ha detto che non ero pronto a giocare e a mettere in pratica i movimenti provati in allenamento? Sì, so che Iachini lo ha detto alcune volte alla stampa. Per me ognuno ha i propri punti di vista. Il mio parere è che un allenamento non può essere paragonato a una partita. Ciononostante, devo precisare che niente è cambiato nel mio stato d'animo, ho continuato a lavorare dando il meglio di me sperando in un'opportunità. Purtroppo questa non è arrivata. Sono contento ugualmente. Si è trattata della mia prima esperienza fuori dal mio Paese e sono contento di aver condiviso uno scorcio di stagione con grandi calciatori".
Gerolin mi ha convinto così -"A gennaio scorso Manuel Gerolin mi ha prelevato dal Cerro Porteno e mi aveva promesso che avrei giocato con continuità. In quel periodo lì stavo giocando tutte le partite da titolare con i paraguaiani, stavo vivendo un momento di forma importante e la società mi propose di rinnovare il contratto. Accettai. Dopo alcuni giorni, alla fine di una partita, seppi che c'era un osservatore di un club europeo a guardare la mia prestazione. Il mio agente, Salomon Karin, mi prospettò questa possibilità. Quando pronunciò la parola 'Palermo' non aspettai un secondo in più, diedi la mia disponibilità. Era un sogno che si realizzava. Anche perché lì giocava un idolo del nostro calcio, vale a dire Edgar Barreto".
Mai turn-over, al Palermo ruotavano sempre i soliti noti -"Come mi spiego il fatto che non ho giocato nemmeno nelle ultime partite, quando hanno trovato spazio anche i Della Rocca e Ujkani? Beh, durante questi sei mesi la società ha comunicato diverse direttive, ha affrontato discorsi differenti. All'inizio la motivazione era che, siccome bisognava assicurare la permanenza in Serie A, dovevano giocare i soliti 12-13 calciatori che rientravano in questa piccola rotazione che si può anche non definire rotazione. Raggiunta l'aritmetica salvezza, mi attendevo un trattamento migliore, una chance che sfortunatamente non è arrivata. Però, non mi lamentavo. La cosa non mi scalfiva e giorno dopo giorno cercavo di mantenere viva l'illusione di poter scendere in campo, anche per pochi minuti. Purtroppo così non è stato".
Lamentarmi sarebbe stato infantile, sono un uomo -"Non sono mai andato da Iachini o da Gerolin a chiedere le motivazioni per cui non giocavo. Non l'ho fatto né i primi tempi verso marzo, né tanto meno in queste ultime settimane. Le scelte dello staff tecnico vanno rispettate. Siamo uomini adulti, non mi sono mai lamentato. Penso sia un po' infantile farlo".
Serie A livello molto alto, dura imporsi -"Sapevo che sarebbe stato difficile giocare in Serie A. Ci sono molti giocatori validi nel mio ruolo, sapevo perciò che non sarebbe stato facile avere un'opportunità. Nel Palermo c'erano e ci sono tuttora dei difensori molto attenti, preparati e sarebbe stato complicato sovvertire le gerarchie. Questo ha influito molto".
Difensori Palermo da top-club -"Sono sorpreso perché non mi aspettavo di trovare così tanti difensori di livello in una squadra sola. Per me alcuni di loro potrebbero giocare in veri e propri top-club italiani. Ora, non dico che il Palermo non sia una grande squadra, ma il riferimento è a club come Inter, Milan e Juve. Per quello che ho visto, alcuni di loro meritano davvero di giocare in squadre che concorrono per la Champions: il primo calciatore a cui magari si pensa è a Giancarlo Gonzalez, ma a sorprendermi positivamente sono stati anche gli altri centrali. E' stato bello poter apprendere e studiare accanto a loro per qualche mese".
Gruppo rosa fantastico -"Quali compagni mi sono stati più vicino e quali devo ringraziare? Devo ammettere che tutta la squadra mi ha accolto molto bene, mi ha sorpreso il fatto che tutti sono stati molto umili e disponibili con me. Si era instaurato un buon rapporto con tutti gli altri componenti dell'organico, poi chiaramente l'amicizia più forte mi lega a Edgar Barreto".
Avrei voluto parlare con Zamparini -"Mi hanno comunicato che il Palermo non avrebbe esercitato il diritto di riscatto del mio cartellino a quattro partite dalla fine del campionato. Il mio agente si è presentato da me e mi ha detto che la società aveva deciso così, non li avevo convinti e di fatto non avevo giocato nemmeno in una partita. Se ho parlato con Zamparini? Non ho mai avuto l'opportunità di parlare con Zamparini. L'ho conosciuto, sì, ma non ho mai parlato con lui. Peccato, mi sarebbe piaciuto scambiare due parole col patron".
Mio pensiero su scelta Barreto -"Se Barreto ha fatto bene ad andare alla Sampdoria a parametro zero? Come ho avuto modo di dire, per noi paraguaiani Edgar è una sorta di idolo. Non potrei non condividere una sua scelta (ride, ndr). Certo, non tocca a me giudicare questo suo gesto, però posso commentare dicendo che appoggio la decisione presa da Edgar".
Dybala pronto, Vazquez quasi -"Paulo Dybala e Franco Vazquez sono due fuoriclasse, chiaramente con distinte caratteristiche. Paulo Dybala è già pronto per un top-club come la Juventus, è noto a tutti e penso farà bene sin da subito con la maglia dei bianconeri. Franco Vazquez? E' anche lui pronto a fare il salto di qualità. Mi sbilancio, se non andrà via durante questa sessione di mercato, secondo me l'anno prossimo lo vedremo in una squadra con ambizioni europee".
Niente polemiche, ma su Makienok e Joao Silva... -"Se Makienok e Joao Silva meritavano una chance? Sì, secondo me sì. Joao Silva, soprattutto. Si allenavano con intensità e come me speravano in una opportunità. Secondo il mio modesto parere, un po' tutti quelli rimasti in panchina, me compreso, meritavano una chance. Ma chiaramente, l'ultima delle mie intenzioni è di fare polemica. Sono cose che nel calcio possono succedere".
Palermo, non avere fretta con Belotti -"Vendere Belotti un errore? Secondo me Andrea ha un futuro splendido davanti a sé. In allenamento e in partita gli ho visto fare quei movimenti da centravanti che possono mettere in difficoltà tutti i difensori. Deve crescere un altro po' e non mi sorprenderei se tra un paio di anni dovessi vederlo in palcoscenici europei".
Europa, voglio la mia rivincita -"La mia rivincita col calcio europeo? Il mio sogno è di crescere e affermarmi. L'Europa ha il suo fascino, ma per ora l'importante è giocare con continuità. Il mio agente sta adoperandosi per trovarmi una destinazione di altissimo livello. Spero che il mio futuro sarà buono, solo Dio chiaramente può saperlo".
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