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Delio Rossi: “Pastore doveva restare a Palermo. Una volta passeggiava in campo e…”

Palermo calcio
L'intervista esclusiva rilasciata da Delio Rossi a Mediagol.it ricordando il talento di Pastore e svelando alcuni retroscena con il Flaco
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Un tecnico che amava lavorare con i giovani talenti, preziosi diamanti grezzi forgiare, da lustrare e levigare con cura. Sono davvero tante le scommesse in sede di calciomercato vinte dal Palermo ai tempi della gestione di Delio Rossi. Emblema di intuito, lungimiranza e competenza calcistica di management e scouting del club rosanero, specie nell'era targata Maurizio Zamparini, è certamente il profilo di Javier Pastore. Pura classe, tecnica sopraffina e stimmate da predestinato, un campione ma allo stesso tempo un rimpianto calcistico, visto il proseguo della carriera del "Flaco" dopo la sua partenza dalla Sicilia.

Rossi ha rilasciato una lunga intervista alla redazione di Mediagol.itnel corso della quale si è anche soffermato sull'evoluzione della carriera di Pastore e snocciolando vari aneddoti su altri prospetti di qualità guidati durante il suo trascorso sulla panchina del Palermo.

Intervista realizzata da Davide Raja

Sotto la sua gestione è esploso calcisticamente anche il talento di Javier Pastore. Che ricordi la legano al Flaco?

"Mi sono affezionato molto a Pastore, non solo da un punto di vista tecnico. È un grandissimo giocatore che però non ha avuto la carriera che meritava e forse gli sarebbe servito restare un altro po’ a Palermo. In una squadra come il PSG sei uno dei tanti, mentre a Palermo uno come Pastore… era Pastore. La squadra girava intorno a lui. Rimanendo un altro anno in Sicilia forse sarebbe andato a Parigi con le “spalle più larghe”. Pastore è un giocatore un po’ particolare, senza un ruolo specifico. Non è un mediano davanti la difesa, non è un trequartista, non è un esterno, non è un incursore, non è una mezzala… è un “tuttocampista”. Volendo fare un paragone mi ricorda il Falcao della Roma. Aneddoto? Non ricordo in quale partita ma Javier si era fermato in mezzo al campo dopo una decina di minuti. Nel mentre che la partita andava avanti non partecipava né in fase di possesso né in fase di non possesso. Al ché l’ho chiamato vicino la panchina e gli ho chiesto “scusami, dove sta il problema?” e lui “il problema è che dopo tre passaggi non danno la palla a me”. Inizialmente era uno di quei giocatori che se non toccavano la palla dopo due passaggi allora si sentivano fuori dal gioco ma significava anche che l’appoggio doveva cercarlo anche dal terzino e così via. È un giocatore particolare. Uno che prende Pastore lo deve mettere al centro della squadra per farlo sentire Pastore. Un giocatore molto talentuoso e ci sta che in alcune giornate non riescano alcune giocate ma se hai Pastore la prima maglia la dai a lui. Al Paris Saint-Germain però non funziona così".

I nomi di Pastore e di Ilicic erano tornati in auge con il ritorno del Palermo in Serie B e soprattutto con il contemporaneo approdo del City Group in Sicilia. I tifosi sognavano il loro ritorno in maglia rosanero ma la dirigenza non li ha mai puntati veramente in sede di calciomercato. Lei come avrebbe visto un loro ritorno a Palermo?

"Sono legato non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto affettivo a questi giocatori, soprattutto ora che non li alleno più. Li ho sentiti anche dopo e vedo che pubblicamente parlano spesso bene di me e non è una cosa scontata visto che i giocatori fanno presto a dimenticarsi dei precedenti allenatori. Sono stati allenati da tecnici spesso anche più bravi di me ed il fatto che mi “mettano in mezzo” nelle loro interviste mi riempie di soddisfazione".

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