Quattro anni intensi e pregni di emozioni.
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Dal calcio alla marijuana, la nuova vita di Mark Bresciano: “Cannabis, progetto che mi fa godere. Ho visto Frosinone-Palermo…”
L'ex centrocampista di Parma, Lazio e Palermo racconta la sua nuova vita dopo aver appeso gli scarpini al chiodo: "Adesso faccio investimenti nel settore immobiliare e mi occupo di coltivazione di marijuana a scopo medico"
Dici Mark Bresciano e pensi ad una statua. Sì, quella che per anni è stata la sua nota esultanza. L'ex centrocampista del Palermo, approdato nel capoluogo siciliano nel 2006, ha vestito la maglia rosanero fino alla stagione 2009-2010, realizzando dodici gol in 104 presenze ed entrando nel cuore dei tifosi.
Dopo l'esperienza in Sicilia, Bresciano ha vestito in Italia la casacca della Lazio, salvo poi trasferirsi all'Al-Nasr negli Emirati Arabi Uniti e successivamente in Qatar, dove ha militato fino al 2015. Ma non solo; il classe '80 tra il 2001 e il 2015 ha indossato la maglia della Nazionale australiana per ben 84 volte, vincendo anche una Coppa d'Asia con i Socceroos. E il 25 febbraio 2015 ha annunciato il ritiro dalla Nazionale.
Mark oggi vive in patria con la sua famiglia, lontano dai riflettori e dal mondo del calcio.
E, intervistato ai microfoni di 'Sbs', si è raccontato tra passato, presente e futuro. "Il calcio non mi manca, il pallone sì. Adesso faccio investimenti nel settore immobiliare e mi occupo di coltivazione di marijuana a scopo medico. In italiano si dice cannabis, vero? Questo progetto mi dà lo stimolo per alzarmi tutti i giorni. Mi fa letteralmente godere", ha svelato.
L'ex calciatore originario di Melbourne, insieme ad un socio, starebbe lavorando per arrivare a produrre entro un anno medicine a base di marijuana. Bresciano, infatti, ha già scelto il nome da dare all'azienda, "Greenhope", un terreno, ed ha acquisito le licenze necessarie per intraprendere il percorso in questione.
"Il fuso orario mi impedisce di guardare le partite. Continuo a tifare per tutte le squadre nelle quali ho giocato, per cui ogni tanto faccio delle eccezioni, per esempio per i play-off di B del Palermo o per Lazio-Inter che è valsa la qualificazione in Champions. Ma in generale non seguo gli incontri, altrimenti poi accuso il colpo tutto il giorno - ha proseguito -. Il giocatore più forte con cui ho giocato? Purtroppo abbiamo giocato poco assieme ma dico Cannavaro. Fabio andava sempre a mille all'ora, si allenava con la stessa intensità con la quale avrebbe giocato una finale Mondiale. L'esultanza di Cristiano Ronaldo simile alla mia 'statua'? Non ci avevo mai pensato, né avevo mai pensato che quel modo di celebrare i gol potesse dare di me l'immagine di un tipo un po' guascone. Però è vero che si somigliano. Ma direi che con i paragoni possiamo fermarci qui... In Italia il calcio è una religione e puoi immaginare cosa significhi questo per un giocatore di Serie A. Gli australiani sono più rispettosi, e io preferisco questa dimensione", ha concluso.
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