Dal calcio alla musica, la sua passione. Nuova vita per Pablo Daniel Osvaldo.
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Osvaldo si racconta: “Tutto sulla mia nuova vita. Icardi? Gli avrei dato un cazzotto…”
L'intervista rilasciata dall'ex attaccante di Fiorentina, Roma e Inter a 'La Gazzetta dello Sport': "Sarebbe stupendo se Conte diventasse CT dell’Argentina"
L'ex attaccante fra le altre di Fiorentina, Roma e Inter - appese gli scarpini al chiodo nel 2016 - si è dato alla musica rock con la sua band "Barrio Viejo", di cui è il frontman. Diversi, dunque, sono stati i temi trattati dal classe '86, che di certo non dimentica il passato: dalla sua nuova carriera, alle sue esperienze in Italia. Di seguito, le dichiarazioni rilasciate ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport'.
"Come nasce la passione per la musica? Mi è sempre piaciuta, mio padre Raul suonava ma l’ho saputo quando ero già ragazzo. Se me lo diceva prima mi sarei dedicato fin da piccolo alla chitarra e non al pallone. Mi ha risposto che dal calcio ho anche ricevuto cose belle. Quando giocavo all’Espanyol ho conosciuto i tre ragazzi della band che al tempo suonavano blues acustico. Abbiamo formato un gruppo e ora ci siamo lanciati in questa avventura. All’inizio me la facevo sotto - ha dichiarato Osvaldo -. Ma questa vita da zingaro mi piace da morire, tra trasferimenti in pulmino e orari un po’ sballati. E spero che la gente venga a vederci per la musica e non perché sono un ex calciatore. Sto imparando, cerco di abituarmi a questo ruolo di frontman e preferirei suonare la chitarra invece che stare in prima linea. Ma Agustin è più bravo di me e in fondo anche i testi del nostro secondo album li ho scritti io. A chi viene a sentirti bisogna dare qualcosa. La grande differenza è che se uno viene al tuo concerto e non gli piace come suoni e canti non torna, ma è chiusa lì. Nel calcio si è persa la misura. Conta la squadra e se sbagli un gol ti crocifiggono. Non è che perché un calciatore guadagna bene ed è un personaggio pubblico gli puoi dire di tutto. Se mi incontri per strada e mi insulti, io ti meno".
NESSUN RIMPIANTO -"Rimpianti? Nessuno. Il pallone mi ha dato tanto e ne sono ogoglioso, anche se poi ho capito che quella del calciatore non è una vita reale. Ho comunque giocato per tanti top club, con grandi campioni, ho indossato anche la maglia azzurra. E malgrado i 9 gol nelle qualificazioni non sono andato al Mondiale 2010 per ragioni che forse nemmeno Prandelli, allora CT, vi saprebbe spiegare. E poi si è visto che figuraccia abbiamo fatto... Ora non faccio più un ca... Gioco di rado con gli amici. In tv guardo ogni tanto solo il Boca. Se rifarei anche alcune scenate in campo? Sì, fanno parte di me. E poi chi giudica non è certo una persona migliore. Solo che nessuno se lo fila e allora fa il professore. Ma nel privato vorrei vedere se è così irreprensibile. Se rifarei anche quella sceneggiata a Icardi e la successiva lite con Mancini nello spogliatoio? Troppo facile dire no adesso. Se non ci fosse stato Guarin a fermarmi probabilmente a Mauro davo un cazzotto in mondovisione. In quel momento ci stava. Poi Mancini fu costretto a chiedere la mia cessione, altrimenti avrebbe perso il controllo del gruppo".
JUVENTUS E NON SOLO -"Alla Juve sono stato bene, è normale che ti venga richiesto di rispettare certe regole anche per una questione d’immagine del club. Se non lo capisci, il problema sei tu. Quello che mi nausea è che il calcio non ha più un’anima, ormai è solo business. Troppa gente che vuole guadagnarci e che se ne frega della passione della gente e dei giocatori stessi. Ci sono i soldi anche dietro la decisione di spostare la finale Libertadores a Madrid. Così i tifosi hanno dovuto pagare di più. Al calcio sarò sempre riconoscente. Ma le cose col tempo sono cambiate. In Argentina poi pressioni e pettegolezzi sono esasperati. A Buenos Aires non avevo nemmeno più voglia di uscire di casa. Allora a 30 anni ho detto basta, malgrado in Cina fossero pronti a coprirmi d’oro. Se avessi fatto coming out se fossi stato gay? Non lo so, avrei dovuto trovarmi in quella situazione. Divento matto a pensare che nel 2019 viviamo in una società che fa ancora certe distinzioni. E il calcio è messo anche peggio. La reazione dei tifosi potrebbe essere violenta, ma sarebbe ora di trovare il coraggio per fare questa rivoluzione".
EX COMPAGNI -"Se ho mai avuto la palestra in casa come CR7? (Ride come un matto, ndr) Proprio no! E se è per questo anche quando giocavo non andavo a casa a rivedermi la partita. Meglio un concerto. Ma non è per questo che viene meno la mia stima verso CR7 o per chi vive solo per il calcio. Semplicemente siamo diversi e ognuno fa la sua strada. Da certi campioni però ho imparato tanto, li credi fuori dal mondo e invece sono umili e con tanta umanità. Se mi chiede i momenti più belli della mia carriera da calciatore infatti non le rispondo il tal gol o la tale vittoria, ma la vita nello spogliatoio. Quali calciatori ho ammirato di più? Vieri è un fenomeno. Totti, Buffon, De Rossi e Messi mi hanno insegnato tanto. Anche perché quando a 20 anni ti ritrovi pieno di soldi la testa può girarti. Ai tempi della Roma facevo mettere all'Olimpico canzoni degli AC/DC, dei Rolling Stones, anche de La 25, una band argentina che amo. Mettevo io la musica anche nello spogliatoio".
EX ALLENATORI - "Quali sono gli allenatori a cui sono più legato? Zeman, Pochettino e Conte. Antonio è il più grande, non solo a livello tecnico-tattico. Uno che ti dice le cose in faccia, ma che sa anche ascoltare. Se hai le palle, gli dici che non sei d’accordo con lui, ti manda a quel paese ma poi elabora e nel caso ti dà ragione. Lui è senza panchina? Una sua scelta. Aspetta l’occasione giusta. Sarebbe stupendo se diventasse l’allenatore dell’Argentina. Almeno con lui torneremmo a vincere il Mondiale!", ha concluso Osvaldo.
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