Sabato dirà addio al calcio giocato, un professionista serio che con le sue parate ha fatto innamorare i tifosi dell'Inter.
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L’addio al calcio di Julio Cesar: “Finisce un pezzo della mia vita. Ricordo il mio primo anno all’Inter e le punizioni di Corini…”
Le parole del portiere brasiliano ex Inter in merito al suo addio al calcio giocato
Trattasi di Julio Cesar, ex portiere nerazzurro, che ha raccontato il suo momento ai microfoni della Gazzetta dello Sport: "L’ultima partita, sì: sarà meraviglioso, ma finisce un pezzo della mia vita. Mai, neanche quando da ragazzino fantasticavo, avrei potuto immaginare una carriera così. L’addio? Me lo immagino come un omaggio: non a me, ma a chi ha permesso che succedesse tutto questo ".
FLAMENGO E TIFOSI: "Mi hanno preso che ero un bambino e mi hanno accompagnato finché sono diventato un uomo, pronto per il calcio europeo. Sarò io che ringrazierò loro. Piangerò? Come sanno bene i tifosi dell’Inter, me ne frego delle telecamere e non mi sono mai vergognato di farlo: se mi verrà voglia piangerò, quindi credo proprio di sì".
FUTURO: "È possibile che rimanga nel calcio, ma non so “come”: è presto per parlare di futuro".
PARATA MIGLIORE: "Dite tutti quella su Messi nella semifinale di Champions a Barcellona e forse avete ragione voi. In quella partita, in quel momento, contro quell’avversario: una delle prime cose che insegnano a noi portieri è che una parata è bella solo se è importante. Quella fu importantissima".
EMOZIONI PIU' GRANDE: "La prima, Campeonato Carioca 2001, Flamengo-Vasco: dovevamo vincere con due gol di scarto, Dejan Petkovic segnò il 3-1 su punizione a due minuti dalla fine. La seconda è ovviamente Madrid, la Champions: di sicuro il punto più alto della mia carriera. La terza, Mondiale 2014: i due rigori parati contro il Cile negli ottavi di finale".
HANDANOVIC: "Io non mi sono mai sentito l’erede di Toldo, con cui ho avuto un rapporto bellissimo, e Handanovic non è stato il mio erede: lui è un grande portiere, ma l’Inter sarà sempre più importante di qualunque suo giocatore".
IL SUO SEGRETO: "Ero arrivato all’Inter da poco: seconda di campionato, Palermo-Inter. Mancini in settimana mi fa: “Corini lo conosco bene, se sulle punizioni gli sistemi la barriera al contrario lo mettiamo in difficoltà”. Ero perplesso, ma gli dico: “Tu sei il boss, faccio come mi dici”. Il sabato, punizione di Corini e palla all’incrocio. Tre settimane dopo andiamo a Torino a giocare con la Juve. Mancini: “Con Nedved ho giocato, occhio che le punizioni le tira basse sul tuo palo”. Punizione di Nedved: sopra la barriera e 2-0. I giornalisti iniziano a martellare: che scarso Julio Cesar sulle punizioni. Alla ripresa prendo il Mancio da una parte: “Boss, facciamo così: se sbaglio, sbaglio io, ma d’ora in poi scelgo io. Ok?”.
COME ESSERE RICORDATO: "Con il mio sorriso, il sorriso di uno che ha cercato di essere amico di tutti. Un buon compagno di squadra. Anzi, ex compagno. Purtroppo".
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