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Calciomercato Palermo: la strategia di Foschi, il dilemma esterni e la lezione del passato. La nuova proprietà…

Consolidare un organico capace di conquistare il titolo di inverno ma al contempo potenziarlo a dovere, cogliendo le opportunità che offrirà il mercato. Giocatori in scadenza di contratto, elementi desiderosi di trovare maggiore spazio,...

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di Leandro Ficarra

La sessione invernale di calciomercato ha di fatto aperto i battenti e vi sarà tempo fino al giorno 31 del mese corrente per definire, rinforzare, sfoltire, o semplicemente ritoccare, gli organici a disposizione dei rispettivi allenatori.

Finestra di mercato che costituisce uno snodo quantomai cruciale per il Palermo capolista del torneo cadetto.

Il responsabile dell'area tecnica, Rino Foschi, dovrà destreggiarsi con acume ed oculatezza al fine di non ledere consolidati e virtuosi equilibri in seno alla squadra, senza al contempo lasciare nulla di intentato qualora si profilassero concrete opportunità utili ad implementare la cifra tecnica complessiva dell'organico.

Lungimiranti e razionali sì, ma mai supponenti e passivi. Quanto accaduto nella scorsa stagione non deve assolutamente ripetersi. Anche al giro di boa del precedente torneo, infatti, il Palermo di Tedino veleggiava in cima alla graduatoria, forte di un cammino all'insegna di coesione e continuità e di un buon margine sulle terze in classifica.  La lacuna generata partenza di Cionek non venne colmata con l'innesto di un difensore di pari caratura. Stefano Moreo e Corentin Fiore furono gli unici acquisti di un mercato asfittico e minimalista, figlio di una strategia conservativa volta a tutelare e valorizzare un gruppo che finì per naufragare nel girone di ritorno. Strategia che originò anche qualche divergenza di vedute tra il ds dell'epoca Fabio Lupo ed il patron MaurizioZamparini, poi sfociate nella brusca chiusura del rapporto professionale tra il dirigente abruzzese e l'imprenditore friulano. Le trattative improntate e sostanzialmente definite relative ad un paio di ulteriori rilevanti tasselli (Cristiano Del Grosso per il binario mancino e Samuel Di Carmine per il reparto avanzato) non trovarono il placet definitivo della proprietà all'atto della ratifica. Quando arrivò il ripensamento a fil di sirena non vi fu più tempo e modo di condurre le operazioni a buon fine né capitalizzare piste alternative.

Il resto è storia nota, con l'involuzione trasversale della compagine di Tedino, incredibilmente sgonfia sotto il profilo psicologico e atletico dopo la lunga pausa invernale, la staffetta Lupo-Valoti, l'avvento tardivo di Stellone in luogo di Tedino e l'amaro epilogo del "Benito Stirpe".

La gestione di questa sessione invernale di trattative e la cura maniacale dei dettagli in sede di preparazione alla ripresa del campionato costituiranno passaggi fondamentali nel percorso che dovrà condurre la compagine rosanero al sospirato salto di categoria.

Rino Foschi è dirigente capace e navigato, perfettamente cosciente della delicatezza di un momento da interpretare al meglio sotto il profilo strategico, negoziale e mediatico.

Il farraginoso e articolato passaggio di proprietà, i cui contorni ed effetti sostanziali sono ancora da decifrare, complica inevitabilmente le cose. Priorità del dirigente romagnolo, pur nel massimo rispetto di volontà e progetti della società acquirente, è quella di non inficiare il lavoro fin qui tracciato in piena sinergia con Stellone, mantenendo piena autonomia in merito alla gestione tecnica ed alle strategie di mercato. Qualsiasi scenario futuro è strettamente legato alla conquista della promozione in Serie A, obiettivo che non può non essere centrato per mere ragioni economiche oltre che squisitamente sportive. Carta bianca che, in sede di propositi verbali, gli è stata garantita dal nuovo amministratore delegato del club rosanero, Emanuele Facile, che, di concerto con Maurizio Belli, Clive Richardson e John Treacy, sta perfezionando l'iter relativo all'acquisizione del club.

Il compito di Foschi non è affatto semplice al netto di quanto recita la classifica del torneo cadetto al giro di boa.

Isolare il gruppo da perplessità e trambusto mediatico che aleggiano oltre i confini del campo su natura ed entità della svolta societaria, modellare e potenziare una rosa che sta dominando il campionato senza rischiare di stravolgerne equilibri e dinamiche, gestire la patata bollente dei calciatori in scadenza, conciliare il risultato sportivo con quello economico. L'affinità di vedute ed il feeling con Stellone, brillante condottiero della capolista del torneo cadetto, sono comunque buone basi di partenza.