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Milan, Maldini svela: “Tornare? A Barbara Berlusconi avevo detto sì. Sono preoccupato, l’Uefa…”

Milan, Maldini svela: “Tornare? A Barbara Berlusconi avevo detto sì. Sono preoccupato, l’Uefa…”

Le dichiarazioni rilasciate dallo storico capitano del Milan, Paolo Maldini, che nella giornata di domani compirà cinquant'anni...

Mediagol7

"Oggi sono un ex atleta, un marito, un papà ed un uomo felice".

Si definisce così Paolo Maldini. Lo storico capitano del Milan, che domani compirà cinquant'anni, essendo nato a Milano il 26 giugno 1968, è stato intervistato ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport'. Diversi i temi trattati: dall'attuale delicata situazione in seno al club rossonero, ai suoi trascorsi in quel di Milano. "Il mio esordio? "Sul pullman verso lo stadio mi chiedevo: ‘Ma io qui ci posso stare?’. Non avrei mai pensato di entrare, poi accadde. Il mio miglior Milan? Il primo di Sacchi, il 92-93 di Capello e il 2002-2003 di Ancelotti appunto. C’era tantissima qualità, anche in panchina. Ho avuto solo due maglie, quella rossonera e quella azzurra. E’ la scelta non la fai da bambino, ma poco alla volta, comprendendo magari che quella squadra lì ha i tuoi stessi obiettivi. Non ho mai preso in considerazione l’idea di lasciare il Milan", sono state le sue parole.

RITORNO AL MILAN? -"Ho la fortuna di non aver bisogno di lavorare e quindi di poter selezionare. A Barbara Berlusconi, però, avevo detto sì: non è saltata per mia volontà. Ho detto di no alla proprietà attuale. Con la Nazionale avrei fatto il team manager al Mondiale 2014, ma poi non mi chiamarono più. Dissi no al Chelsea perché avevo appena smesso e non era chiaro il mio ruolo. FIGC? È tutto un grande punto interrogativo".

DECISIONE UEFA -"Sono preoccupato anche io, non credo che la Uefa ce l’abbia con il Milan, anzi. Credo vorrebbe un Milan forte. Poi vedremo gli sviluppi", ha proseguito.

FALLIMENTO ITALIA -"Il Dio del pallone ha presentato il conto di quattro anni di errori e ci ha fatto saltare un giro. La Federazione non aveva messo il calcio al centro del progetto. Il più grande problema del nostro calcio? La gestione. Non abbiamo ancora un Presidente. Abete lo stimo, è una bravissima persona, ma siamo sempre lì... la gestione dell’eliminazione post Svezia è stata ridicola", ha concluso.