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Vialli: “La Juventus c’è, Dybala è come Messi. Higuain? Dovrebbe imparare da Maradona…”

Vialli: “La Juventus c’è, Dybala è come Messi. Higuain? Dovrebbe imparare da Maradona…”

Le parole dell'ex attaccante e allenatore, nonché ultimo capitano ad aver alzato la Champions League con la maglia bianconera.

Mediagol97

Parla Gianluca Vialli.

L'ex attaccante ed ultimo capitano ad aver alzato la Champions League con la maglia della Juventus nel 1996, intervistato dalla Stampa, ha parlato di tanti argomenti riguardanti il mondo bianconero, tra cui proprio la coppa dalle grandi orecchie. Di seguito le sue parole.

"All'inizio era quasi una sensazione piacevole, essere l'ultimo ad averla vinta. Ma adesso mi sono rotto le scatole. Pure perché vorrei essere il capitano di una squadra che alza la Champions una volta ogni cinque-sei anni, non ogni 21. Per quest'anno vedo otto squadre sullo stesso livello: Juve, Real, Barça, Bayern, Chelsea, United e City. Che possono vincerla, senza sorpresa. Ci sarebbe anche il PSG, che ha preso due fenomeni e che era la mia preferita, ma ora mi viene qualche dubbio, se non c’è molta armonia. Senza di quella, non si va da nessuna parte".

SU HIGUAIN

"I comportamenti di Higuain? A Maradona non ho mai visto alzare un braccio o dire una cosa nei confronti dei compagni. Mi sembra invece che a volte il Pipita mostri la sua frustrazione in maniera troppo evidente: può essere controproducente. La ricetta per i gol? Stare bene fisicamente, ritrovare brillantezza e serenità. Se lo farei giocare stasera, fossi io l'allenatore? Sì, anche perché se gioca ne fa un paio e lì finisce tutto".

SU DYBALA

"Perché Paulo ora segna così tanto? Credo che abbia trovato l'equilibrio tra essere creativo ed essere efficace. Poi c'è l'allenatore che è bravo a capirlo, e i compagni, che sanno che è meglio darla a te che a un altro. Quando arriva davanti alla porta, Dybalaè uno come Messi: sceglie sempre la soluzione giusta. Significa vedere le cose prima degli altri, interpretarle e decidere per la giocata vincente. Io credo molto più nella pratica che nel talento, perché ci vuole fisico e testa, e conta come e quanto ti alleni. Dopodiché, ci sono dei giocatori toccati dal destino".

SU MANDZUKIC E PJANIC

"Come l'ho visto, di nuovo, da centravanti? Il suo unico problema è non essere stiloso, ma ha tutto del 9 di una grande squadra. Però, nel derby, mi ha impressionato un altro. Chi? Pjanic: mai visto giocare così, neppure alla Roma. E con Matuidi funziona benissimo. Ha detto che la Juve l'ha cambiato? Uno sente il privilegio di indossare quella maglia e non è cosa scontata. Si respira nell'ambiente: te la danno, sai che è in prestito e tu dovrai restituirla con la squadra in un posto migliore. E poi c'è la filosofia che non bisogna essere belli, ma bisogna vincere ed essere efficaci. È la vera bellezza".

ALLEGRI IL MIGLIORE?

"Se vedo rivoluzioni all'orizzonte? No. Ma Allegri è di un'altra categoria, perché è il migliore ad analizzare le situazioni e dà lì prende le decisioni giuste: non ha neppure l'ansia per il sistema di gioco, ma aspetta che gli si riveli. Fa delle prove, sceglie, finché trova la squadra giusta. Che idea mi sono fatto di questa Juve? Che ha giocato seriamente due partite, le altre non dico in folle, ma in terza: con il Barcellona, ed è andata male, e con il Torino, ed è stata fantastica. Dico che è troppo presto per giudicare, ma aggiungo anche che mi sembra abbia svoltato. Quanto conta il primo posto nel girone? Non troppo: piuttosto, devi avere fortuna nei sorteggi. Cosa manca alla Juve per vincere la Coppa? Niente. A Cardiff sono rimasto deluso, ma due finali in tre anni dicono che la Juve c'è, fino alla fine".

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