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Paulo Dybala: “A Palermo, se ti manca lo zucchero, chiedi ai vicini. A Torino invece…”

Paulo Dybala: “A Palermo, se ti manca lo zucchero, chiedi ai vicini. A Torino invece…”

Dybala racconta: "A Palermo, qualsiasi cosa mi mancasse, i vicini mi davano una mano. Torino è discreta, ti lascia in pace, ma se ti serve lo zucchero, inutile suonare ai vicini, meglio puntare dritti al supermercato".

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Nei giorni scorsi aveva espresso tutto il suo dispiacere per la retrocessione del Palermo, augurando ai rosanero dell'anno prossimo di riuscire a tornare in A dopo una sola stagione di "purgatorio".

Oggi, Paulo Dybala, è tornato a parlare di Palermo e dei suoi ricordi nel capoluogo siciliano: lo ha fatto in un'intervista rilasciata ad Emanuela Audisio per Il Venerdì de 'La Repubblica'.

"Mi sono accorto che ci sono 'Italie' diverse appena arrivato al Nord, alla Juve - premette Dybala -. A Palermo vivevo a Mondello, giravo in bici, andavo al mare, i vicini si prendevano cura di me, anche se avevo mia mamma Alicia. Qualsiasi cosa mi mancasse, loro c’erano. Torino è elegante e discreta, ti lascia in pace, ma se ti serve lo zucchero, inutile suonare ai vicini, meglio puntare dritti al supermercato", racconta il fenomeno argentino. "Noi argentini siamo affettuosi, abbiamo bisogno di famiglia, le radunate non ci spaventano. Per cui questa riservatezza un po’ mi pesa. Qui sul pullman verso lo stadio ognuno ha gli auricolari e sente le sue canzoni, io in Argentina ero abituato ad un apparecchio gigantesco che sparava musica a palla, tutti allo stesso ritmo, cafone magari, ma divertente - prosegue il classe '93 -. Il benvenuto nella Juve me lo ha dato Buffon nello scorso campionato. Eravamo in difficoltà: quattro punti in 10 partite, ko con il Sassuolo, nostra quarta scofitta, Gigi parla di umiltà, di senso di responsabilità, di vergogna per le brutte figure. Lì ho capito che alla Juve non s icercano scuse e che il codice per la vittoria non cambia mai".

"Fare autografi o foto non mi dispiace. La mia ragazza Antonella è un po’ preoccupata, perché quando va al bar li chiedono anche a lei. Certo, se penso a Totti a Roma, penso a un re prigioniero, che non si può muovere nella sua città", ha aggiunto Dybala che poi ha raccontato l'origine della Dybala mask. "È nata da un mio sbaglio, dal rigore fallito contro il Milan, nella finale della Supercoppa a Doha. Non è stato un momento allegro, anzi ero deluso, da me soprattutto, faticavo a riprendermi, a guardare gli altri, mi sentivo colpevole. Così ho postato la frase di Michael Jordan: ho fallito più e più volte nella mia vita, e per questo ho avuto successo. La maschera è quella del Gladiatore, film che ho visto ormai trenta volte, nella vita bisogna rialzarsi e combattere. Ma anche capire che ci sono guerre inutili. Mi mettono contro Messi, nel gioco dei confronti, ma io non devo dribblarlo, lui ha già fatto, io sto facendo, io in nazionale voglio vincere con Messi, non al posto di Messi. Il gioco è stare assieme, non perdere mai nessuno".

Ultime curiosità: "Sono mancino, mi lavo anche i denti con la sinistra. Allora prendo una penna e ogni giorno provo a scrivere, ma con il piede destro, me la metto tra l’alluce e il dito. Mi esercito come un matto per avere più sensibilità e capacità. Non solo: alleno anche gli occhi, con degli esercizi. A vedere più in là, in direzioni diverse, ad anticipare gli avversari, a intuire traiettorie. E inizio a fare molta palestra. In Italia ho imparato a difendere la palla e Gattuso, allora allenatore del Palermo, mi ha consigliato di non esagerare con i pesi, non serve che diventi Big Jim, basta che curi l’esplosività nella gambe. Però ci tengo: se Cristiano Ronaldo ha superato quota 360 gol è perché lui, destro, colpisce forte anche di sinistro. Con un piede solo sono più marcabile e più facile da leggere dagli avversari. In Italia i difensori non scherzano, è una buona scuola".

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