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Juventus, Buffon non fa retromarcia: “Ridirei le stesse cose. Un arbitro più esperto non avrebbe fischiato”

Juventus, Buffon non fa retromarcia: “Ridirei le stesse cose. Un arbitro più esperto non avrebbe fischiato”

Il capitano della Juventus dopo lo sfogo ai danni dell'arbitro Oliver: "Datemi la legittimità di difendere i miei compagni"

Mediagol34

Lo sfogo del capitano della Juventus, Gianluigi Buffon, ai danni dell'arbitro Michael Oliver per il rigore concesso al Real Madrid nei minuti finali della sfida di Champions League andata in scena mercoledì sera allo stadio Bernabeu non è certamente passato inosservato. L'esperto portiere, intervistato da Nicolò De Devitiis, noto inviato de Le Iene, è tornato sull'argomento.

"Io non devo rimediare perché io sono un essere umano che mette passione, sentimenti, arrabbiature. Trovo modi di parlare, giusti o sbagliati che siano, alcune volte eccessivi, ma sono questo, sono Gigi Buffon. L’altra sera la partita era finita da un'ora e mezza, di conseguenza quello che uno esterna sono sentimenti, pensieri forti, per certi aspetti ineducati, ma sono i sentimenti di un uomo che non si trincera dietro ad un velo di ipocrisia e butta fuori quello che le viscere gli dicono e punto, chiuso. Lì per lì tu non puoi chiedere a uno che vive lo sport con una pienezza come lo vivo io di accettare, essere equilibrato, perché alla fine, seppur esternando in maniera eccessiva determinati pensieri, questi erano pensieri che avevano una logica, che ridirei, magari con un altro tipo di linguaggio, più civile diciamo. Però rimane che il contenuto di ciò che ho detto lo riconfermo in pieno", ha ammesso Buffon.

NESSUNA RETROMARCIA - "Anche se esternando in maniera eccessiva, l’altra sera ho detto quello che pensavo, non doveva fischiare. Un arbitro con più esperienza non avrebbe fischiato, ergendosi a protagonista di una partita. Avrebbe lasciato correre, si sarebbe girato dall’altra parte, e lasciato che le squadre se la giocassero ai supplementari. Che fosse il campo a parlare. È un ragazzo che farà una gran carriera, che è stato sfortunato. Secondo me è stato mandato un arbitro troppo giovane ad arbitrare una partita importante. Giovane ma già consolidato, già forte, che aveva già dimostrato il proprio valore; ma è una partita nel quale il risultato sembrava secondario. E poi l’imponderabilità, la bellezza del calcio, fa sì che purtroppo è un ragazzo che si è trovato in una situazione troppo complessa, troppo ingarbugliata e troppo grande".

NESSUN RANCORE -"Quindi, alla fine, al di là di quello che ho esternato nel post gara non porto rancore, neanche sono arrabbiato, è finito tutto, però è normale che lì per lì uno si senta, non dico penalizzato, ma proprio defraudato. Ma non di un risultato. Quella è stata una partita irripetibile. Avremmo potuto scrivere una pagina di calcio memorabile per la Juve, per l’Italia: la nostra vittoria si sarebbe abbinata a quella della Roma, sarebbe stato qualcosa di incredibile, di pazzesco. Quella non è una situazione in cui puoi dire 'secondo me quello è rigore con certezza'. Non dico che non fosse rigore, dico che era una cosa dubbia. E una cosa dubbia in una partita simile, a 20 secondi dalla fine della partita, un arbitro di esperienza, che ha già solcato determinati campi, secondo me fa un altro tipo di valutazione. Datemi almeno la legittimità di difendere in quel modo esasperato e passionale i miei compagni, quei cinquemila venuti a sostenerci. Io devo difendere i miei compagni e loro, anche in modo scomposto, perché me lo sento. Era dovuto, a costo di macchiare la mia immagine", ha concluso.