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SERIE A

Prandelli: “Juve-Amburgo e dimissioni Fiorentina. Dico tutto. Con Cassano andrei…”

Fiorentina
Le dichiarazioni di Cesare Prandelli, ex allenatore di Fiorentina, Genoa e Valencia tra le altre, sul suo ritiro dal mondo delle panchine.
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Cesare Prandelli, ormai ex tecnico, ha lasciato la panchina della Fiorentina nel 2021 per poi decidere di ritirarsi definitivamente dal mondo delle panchine nel calcio. Una scelta che ha diversi motivi rilevanti nella vita di uno sportivo. Questo è tanto altro, nel discorso fatto dal classe 1957 al Festival dello Sport a Trento. Di seguito, le sue parole:

"La finale di Coppa Campioni della Juve contro l’Amburgo? A volte nel calcio entrano personaggi che con una battuta diventano un riferimento: ebbene quel giorno c’era un amico dell’avvocato che ci diceva in continuazione: “Se non prendete gol nei primi 15 minuti vincerete”; ecco, credo che il gruppo sia stato condizionato da questo personaggio. Non so se era una mago o un veggente. Non l’ho mai detto ma sono convinto che quella partita sia stata condizionata da questo personaggio. Non dimentichiamoci che il gol di Magath arrivò al nono…”.

Cosa pensa dei giovani italiani di oggi? "Abbiamo ragazzi di talento e non dobbiamo rovinare questo talento, va enfatizzata la qualità che permette al giocatori di sentirsi protagonisti, il problema è che crescono punte a cui si chiede di fare l’appoggio e se c’è un esterno che dribbla gli si chiede di fare altro, e allora? Non si possono snaturare le qualità. Il mio disagio? Stavo sulle palle a tutti, volevo unire ma capivo che dividevo…".

L'ultima avventura alla Fiorentina e il disagio provato?

"Ho pensato molte volte se accettare o no, perché mi sento un tifoso della Fiorentina e so cosa significa allenare la squadra viola. Poi c'è stato un episodio che mi ha fatto riflettere. Stavamo giocando una partita contro la Sampdoria e stavamo facendo una bella gara. Alla fine Quagliarella prese la palla e fece gol. In quel momento ho sentito una sensazione strana, che non avevo mai provato nonostante lo stress che ogni allenatore sente. Un momento di ansia nuovo e mi chiesi: 'cosa mi sta succedendo?'. Parlai con lo psigologo che mi disse che avrei dovuto prendermi 15 giorni di pausa ma nel calcio non puoi. Sentii ancora quel disagio e decisi di dimettermi".

Cosa ricorda di Cassano? "Cassano è così, si espone così ma se gli parli negli occhi è una persona perbene. Un po’ di verità in fondo c’è sempre in quel che dice. A cena andrei con Cassano, mi divertirei".

Un calciatore particolarmente intelligente che ha allenato? "Mi ha sempre colpito Jorgensen, a Firenze era fuori rosa e un dirigente ha dovuto riprenderlo per pochi euro, si è adattato alle situazioni essendo anche un leader, quando c’era lui nessuno metteva in discussione quel che dicevo, giocava ovunque e bene"

I calciatori e la Nazionale? "Non ho mai usato la parola etica, ma comportamento, nasce tutto da lì. Chi si comporta in un certo modo merita la Nazionale? Diamoci un codice, dissi. Altrimenti chi sbaglia non lo convoco. Nessuno si comportò male. Mi fa piacere che Spalletti sia tornato a quel concetto di comportamento. Se hai la maglia della Nazionale rappresenti l’Italia e devi essere un esempio”.

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