Di Maria Chiara Ferrara
zamparini
Palermo, il sogno “Stadium”: luci e ombre di progetti mai realizzati
La storia dello stadio di Palermo, dal "Littorio" al "Barbera", e le prospettive future per la città e i tifosi rosanero
La città di Palermo sogna da tempo un nuovo impianto sportivo che sostituisca lo stadio “Renzo Barbera”, in funzione ormai da ottantasei lunghissimi anni. Uno stadio che è entrato nel cuore dei tifosi e che nel corso del tempo ha cambiato non soltanto il nome, ma anche la sua stessa struttura.
Inaugurato nel 1932, durante l'epoca fascista, inizialmente con il nome di “Stadio del Littorio”, il più grande impianto sportivo del capoluogo siciliano ospitò a gennaio dello stesso anno il match Palermo-Atalanta (terminato con il successo dei padroni di casa con il risultato di 5-1) e, da quel giorno, accolse ogni sfida casalinga del club di Viale del Fante e non solo.
Nel 1952, infatti, dopo aver subito la prima ristrutturazione, che condusse all'abolizione della pista di atletica leggera presente in origine e alla costruzione delle due curve previste dal progetto originale, che incrementarono la capienza ufficiale a 41.505 spettatori, ormai denominato “La Favorita”, come la tenuta di Ferdinando III di Borbone che sorge a poche decine di metri, lo stadio diede asilo per la prima volta alla Nazionale Italiana, nella gara contro la Svizzera.
Quasi quarant'anni dopo, nel 1984, l'impianto sportivo, successivamente a un incendio che colpì la curva Sud, fu ristrutturato nuovamente e, con la costruzione del secondo anello delle curve e della gradinata, la capacità aumentò a 55.000 posti. L'idea di costruire un nuovo stadio a Palermo nacque in quegli anni sotto la presidenza di Roberto Parisi (in carica dal 1982 al 1985, quando venne ucciso dalla mafia) che aveva intenzione di costruire un impianto moderno cedendo “La Favorita” al calcio minore.
A margine di Italia '90, tuttavia, quando lo stadio venne scelto per ospitare uno dei gironi del Mondiale, si decise, con l'accordo del governo nazionale, di potenziare e ringiovanire la struttura, anche per contenere i costi, data la già grossa difficoltà riscontrata nel reperire i fondi utili al restauro di buona parte dell'impianto, preventivati inizialmente in 25 miliardi di lire, lievitarono fino a raggiungere i 42 miliardi. Il progetto dell'architetto Giuliano Guiducci, per rientrare nelle norme vigenti per la sicurezza e l'agibilità degli impianti secondo cui vi era l’obbligo dei seggiolini per tutti i settori e per i top class anche lo schienale, portò alla scomparsa dei posti in piedi e, di conseguenza, ridusse la capienza dell'impianto a circa 37.000 posti a sedere. L'anello superiore risulta attualmente costruito in deroga e quindi sarà probabilmente smontato in caso di costruzione di un nuovo stadio.
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