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Real Madrid, i tormenti dell’ex Inter Sneijder: “La vodka era la mia migliore amica. In blancos crollai fisicamente ma…”

Mediagol8

Wesley Sneijder e i problemi con l'alcol ai tempi del Real Madrid: l'ex Inter si confessa nella sua autobiografia

Tra gli eroi assoluti del Triplete indimenticabile dell'Inter di Mourinho.

Classe cristallina e sontuosa tecnica individuale, Wesley Sneijder è certamente da annoverare tra i calciatori olandesi più talentuosi dell'era moderna.

Una parabola professionale prestigiosa, imperlata da fama, gloria e successi, inframezzata anche da momenti delicati e non semplici da gestire sotto il profilo umano e strettamente personale. L'altra faccia della medaglia, quella del campione talvolta tormentato, in preda spesso a solitudine e crisi d'identità lontano dai riflettori, è oggetto di alcuni passaggi dell'autobiografia che il classe 1984 pubblicherà a breve anticipati dalla stampa olandese. L'ex Ajax ripercorre nel libro un frangente topico e focale della sua carriera, l'approdo al Real Madrid riconosciuto all'unanimità uno tra i club più prestigiosi ed importanti al mondo.

"Ero giovane e ho apprezzato il successo e l'attenzione sul sottoscritto. Ma qualcosa deve essere andato storto li'. Niente droghe, ma alcol e rock'n'roll. Mi ci sono abituato, come una delle stelle della famiglia reale olandese. Da giocatore del Real Madrid vieni idolatrato e adorato. Ma non posso dire di aver resistito a lungo. Ho giocato abbastanza bene, ma in molti hanno detto che in relazione alle mie qualità avrei potuto fare ancora meglio. Spesso in Spagna sono rimasto solo e vedevo il piccolo Jessey davvero poco. Potevo solo stare da solo. A proposito, perché' restare soli quando hai abbastanza amici con cui passare il tempo libero? Non mi sono reso conto che la bottiglia di vodka era diventata la mia migliore amica. Fisicamente, non me ne accorgevo nemmeno. Il giorno dopo mi svegliavo come se nulla fosse accaduto. Ho continuato a giocare, ma meno bene e nettamente meno concentrato rispetto ai miei standard abituali. Il mio atteggiamento non era degno del Real Madrid. Ho mentito a me stesso, dicendomi che stava andando bene e mi sono aggrappato alla mia intelligenza calcistica. Sono obiettivamente affondato fisicamente. Correvo molto di meno, lo nascondevo molto con la mia tecnica. Pensavo personalmente  che nessuno se ne accorgesse"