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Delio Rossi-Mediagol: “Palermo-Inter e quell’onda rosa all’Olimpico. Vi racconto la mia finale. Ilicic mi faceva arrabbiare, Pastore e Abel…”

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ILICIC - "Josip è maturato anche tardi rispetto alle sue qualità tecniche straordinarie. Quando è arrivato in Sicilia era un ragazzo giovane e molto chiuso. Talvolta mi faceva arrabbiare poichè tendeva a risparmiarsi in allenamento durante la settimana con l'intento di preservarsi per la gara della domenica. Io mi affannavo a spiegargli che funzionava esattamente al contrario. Solo con l'applicazione e l'intensità massima in allenamento avrebbe poi potuto ottimizzare e mettere a frutto le sue eccellenti doti calcistiche. Lui magari annuiva ma poi continuava a fare di testa sua. Resto del parere che abbia perso tempo e stagioni preziose, non sfruttando del tutto il suo immenso talento. Oggi è un giocatore maturo e decisivo che ha fatto la fortuna di un club modello come l'Atalanta, ma si è consacrato professionalmente molto tardi".

PASTORE - "Pastore già a Palermo era un giocatore dalla classe pura e cristallina. Talento naturale dotato di fondamentali e colpi sopraffini sul piano balistico e della tecnica individuale. Per rendere al meglio aveva bisogno di catalizzare tutto il gioco della squadra su di sé, se non toccava mille volte la palla nell'arco del match, si intristiva. Quasi non si sentiva utile. Dal punto di vista mentale e disciplinare era un ragazzo giovane ma già molto maturo per la sua età. Forse per l'adolescenza difficile e le problematiche familiari, il Flaco è stato costretto dalle criticità della vita a crescere in fretta. Era guida e riferimento per tutti i sudamericani presenti in squadra all'epoca. In quel Palermo era una stella di prima grandezza, ovviamente il grande salto al Psg lo ha proiettato in una dimensione diversa. Anche in Francia ha fatto bene, ma in un club di quella levatura Pastore era chiaramente uno dei tanti giocatori di qualità dell'organico. Forse dal punto di vista psicologico, il defilarsi dal centro dei riflettori lo ha un po' penalizzato sul piano caratteriale. Tuttavia, nonostante l'esperienza con la Roma caratterizzata da discontinuità e troppi infortuni, credo che Pastore abbia comunque fatto una carriera all'altezza".

ABEL - "Abel? Per lui il discorso è diverso. L'ho da subito reputato un giocatore da top club su scala mondiale, in possesso di un bagaglio tecnico di notevole lignaggio. Hernandez aveva tutto già all'arrivo in Italia: tecnica sopraffina in velocità, gamba e rapidità fuori dal comune, abiliotà sullo stretto e nel gioco aereo, capacità di venire incontro e mandarti, voracità nel tagliare dietro la linea difensiva avversaria ed attaccare la profondità. Potenzialmente un attaccante da Barcellona, Manchester Unite, Real Madrid, per intenderci. Gli infortuni muscolari ricorrenti, per un calciatore che fa della velocità la sua prerogativa preponderante, sono un deterrente non di poco conto. Il suo rendimento, nel corso del tempo, ne ha certamente risentito. Nel calcio non conta solo la tecnica, sono decisivi tanti altri fattori per definire livello e corso di una carriera. L'aspetto comportamentale e disciplinare, l'entourage delle persone che ti stanno vicino al momento di compiere delle scelte importanti. Non tutto in questo senso per Abel è andato per il verso giusto".

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