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Cessione Palermo Calcio: film già visto o svolta reale? Zamparini-Ponte-Follieri, tutti i perché. Il gruppo top secret…

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Mai come in questi mesi, al netto dei soliti datati e vacui proclami pubblici, il patron, con l’ausilio del suo di team di legali e consulenti, si sarebbe dato da fare per reperire interlocutori credibili. Soggetti seriamente interessati a rilevare per intero le quote del Palermo Calcio o, in alternativa, a fungere da soci investitori immettendo capitali freschi nelle casse del club. Bramosia figlia anche di una situazione contingente non certo florida sul piano patrimoniale ed in termini di liquidità.

Scenario non drammatico nell’immediato ma certamente molto critico, maturato in ragione della mancata promozione in Serie A dello scorso giugno, del venir meno del paracadute, del drastico ridimensionamento di introiti legati a sponsor, diritti televisivi e merchandising. L’ultima zavorra in tal senso, tutt’altro che marginale, è stata la permanenza dei cosiddetti big dall’ingaggio pesante, destinati a partire in estate e rimasti a libro paga. Risorse tecniche preziose ed al contempo contratti lauti ed onerosi.

La priorità per scongiurare oscuri presagi era quella di immettere nelle casse del club circa 15 milioni di euro, utili a coprire senza affanni i costi della stagione in corso. Reclutando quindi un potenziale socio investitore, che sancisse il suo ingresso in società anche con una compartecipazione inizialmente minoritaria che preludesse ad un graduale, e possibilmente radicale, passaggio del testimone.

La figura di Antonio Ponte va inquadrata proprio in questo tipo di ottica, il finanziere di Zurigo si è posto da subito come interfaccia del fondo Raifin, a lui riconducibile, ed al contempo profilo collettore deputato al reperimento di ulteriori gruppi di investitori ed alla relativa mediazione di un’eventuale trattativa con Maurizio Zamparini. Ponte non avrebbe avuto autonomamente la forza per compiere un investimento congruo ad acquisire l’intero pacchetto azionario della società rosanero. Tuttavia, nei propositi iniziali del patron friulano, sarebbe stato lui il nuovo presidente del Palermo, designato in rappresentanza di altri due fondi (uno con sede in Svizzera, l’altro a Londra) e  rilevando il dieci percento delle quote del club.

Nonostante la presenza costante di Ponte in occasione delle gare di campionato, interne ed esterne, della compagine di Stellone, e la futura nomina a presidente prospettata da un comunicato ufficiale del club, la trattativa con il finanziere di Zurigo si è progressivamente raffreddata. Marcate le distanze tra domanda e offerta tra venditore e gruppo di investitori rappresentati dall’ex Siena e Carrarese. Troppi i punti discordanti (valore patrimoniale, esposizione debitoria, dilazione di pagamento, bonus in caso di promozione in Serie A, garanzie da produrre in merito alla disponibilità finanziaria utile al compimento dell’operazione ed alla realizzazione di nuove infrastrutture).

Sullo sfondo è riemersa prepotentemente la trattativa con il gruppo facente capo all’imprenditore pugliese, RaffaelloFollieri, nata di fatto la scorsa estate e proseguita sottotraccia, dopo la fuga di notizie e le prime reciproche schermaglie mediatiche che avevano generato una prima brusca frenata.

Candidatura inizialmente smorzata dallo scetticismo e le perplessità dello stesso Zamparini in merito alla caratura del gruppo ed alla capacità del fondo di investimento di proprietà del finanziere di San Giovanni Rotondo di portare a termine l’operazione.

Dubbi solo parzialmente diradati dall’insistenza e la caparbietà mostrate dallo stesso Follieri nel dar seguito alla lettera di intenti, comprovante la manifestazione di interesse, producendo una serie di documenti da sottoporre al vaglio dello studio legale Whiters di Milano, incaricato dal numero uno rosanero di gestire, filtrare e vagliare l’attendibilità delle proposte di potenziali acquirenti.

L’intercessione e la mediazione dell’ex Presidente di Infront, Marco Bogarelli, operativo nel ruolo di Advisor del gruppo Follieri nell’operazione, sembravano aver eroso l’iniziale ritrosia di Zamparini il quale, in presenza delle dovute garanzie bancarie,  pareva disposto a dare formalmente il via alla trattativa. Tanto da stilare con l’entourage dell’imprenditore foggiano una sorta di road map, con tanto di step e scadenze che, se rispettate, avrebbero legittimato una sorta di prelazione esclusiva fino alla deadline concordata (19 ottobre 2018) rispetto ad eventuali altri interlocutori interessati.

Le lettere di referenze inviate allo studio Whiters, a garanzia del deposito e dell’effettiva disponibilità dei fondi congrui all’acquisizione del club, unitamente alla delibera che, tramite l’emissione di titoli ed obbligazioni, prospettava l’aumento di capitale della EFFE 1 LTD, società creata ad hoc per l’operazione, da 100 Sterline a 40 milioni (circa 45 milioni di euro) sembravano costituire passi decisivi verso il cambio di proprietà. Del medesimo avviso non erano Maurizio Zamparini e lo stesso Avvocato Anania, i quali ritenendo i documenti fin lì prodotti di matrice meramente referenziale, richiedevano ulteriori garanzie che attestassero coordinate ed  effettiva evidenza dell’esistenza dei fondi.

Da quel momento si innescava il corto circuito che di fatto interrompeva la trattativa: il comunicato del gruppo Follieri(LEGGI QUI) diramava un comunicato in cui manifestava stupore ed indignazione per i continui dubbi manifestati dal patron friulano sulla solidità delle aziende riconducibili all’imprenditore pugliese, annunciando il suo irrevocabile ritiro dalla corsa all’acquisizione del club.

Di rimando, Zamparini rispondeva piccato da par suo, (APPROFONDISCI QUI) ricostruendo i passaggi della trattativa, secondo la sua versione dei fatti, ed accusando Follieri di aver prodotto, in data 13 agosto scorso, un documento palesemente falso, il cui contenuto tra errori ortografici, refusi, anomalie di formattazione e firme apocrife di funzionari non più in carica, avrebbe dovuto costituire la garanzia di un noto istituto di credito di fama mondiale sulla solvibilità e disponibilità finanziaria del suo gruppo relativamente all’affare.

Sul reciproco scambio di accuse, condito da invettive di dubbio gusto, saranno gli organi competenti, nel caso in cui le parti dovessero, come annunciato, adire le vie legali, a stabilire torti e ragioni.

La redazione di Mediagol.it ha già fornito ampi approfondimenti in merito, vivisezionando passaggi, postille e clausole in seno ai documenti prodotti dall’entourage di Follieri e riportando fedelmente comunicati e rispettive versioni fornite dalle parti, al fine di consentire ai lettori di farsi un’idea plausibile su come siano realmente andate le cose. (LEGGI QUI)

Il quesito legittimo, tra i tanti che sorgono spontanei nell’ambito di questa intricata e controversa vicenda, è il seguente: come mai Zamparini ha comunque continuato ad alimentare una negoziazione fino a pochi giorni fa con un gruppo imprenditoriale reo, a suo avviso, di aver fornito un documento falso a garanzia della propria solidità finanziaria, nonché della disponibilità congrua a chiudere l’operazione?

La risposta non è semplice, ma si possono ragionevolmente formulare un paio di ipotesi verosimili.

Innanzitutto, l’irruzione sulla scena delle trattative di un manager di acclarata professionalità e competenza come Marco Bogarelli, legato da un rapporto di stima e cordialità al patron friulano. (LEGGI QUI) L’adoperarsi dell’ex presidente di Infront nel ruolo di advisor del gruppo Follieri ha costituito agli occhi del patron garanzia di rettitudine ed attendibilità, almeno nelle intenzioni, in merito alla consistenza della proposta formulata.

Quindi, al netto delle perplessità e dei dubbi sulla dimensione e la portata del fondo di investimento riferibile all’imprenditore foggiano, la sua esposizione mediatica, unitamente alla credibilità della sua candidatura nella corsa all’acquisizione del club, costituiva comunque un elemento strategicamente utile a sollecitare operosità ed offerte degli altri interlocutori interessati a rilevare il Palermo Calcio. Fermo restando che, una volta soddisfatte appieno le richieste in termini di garanzie e sussistenza reale dei fondi, pretese inderogabili dal patron friulano, Zamparini, seppur a malincuore, era già entrato nell’ottica di cedere il club.