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Zeman: “Sarri non è più quello di Napoli. Fonseca come me? Solita offesa al mio gioco. Io a Palermo…”

Le dichiarazioni rilasciale dal tecnico boemo: "In Italia se sei inferiore non giochi. A parte il Lecce di Liverani"

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"Ormai non si inventa più niente. Questo sport è più fisico e più aggressivo. E sempre meno tecnico. A interpreti di qualità vengono addirittura cambiate le caratteristiche. Non faccio nomi, guardate le partite e capirete".

Parola di Zdenek Zeman. Diversi sono stati i temi trattati dal tecnico boemo, intervistato ai microfoni de 'Il Messaggero': dalle prestazioni offerte fin qui da Roma, Inter e Juventus, al suo passato in Sicilia. Di seguito, le sue dichiarazioni.

"Sarri è bravo. Anche se poi alla Juve hanno vinto tutti. Si è adattato ai giocatori. A me piace. Non è però più quello di Napoli. Sarri e Conte, con chi sto? Sarri, ma di Napoli. Non credo che a Torino, però, rinunci al suo credo. Ci vuole più tempo. Chiede di giocare a un tocco e bisogna quindi imparare il resto. Come muoversi in campo. Se ho capito come Fonseca vuol far giocare la Roma? No. Dal vivo sono andato all’Olimpico solo per la gara contro l’Atalanta. Non ho visto il calcio offensivo e aggressivo - ha spiegato Zeman -. Parlare è un conto, poi mettere in pratica sempre un altro. E l’Ucraina, come campionato, non è l’Italia. Lui sta cambiando tanto, anche il sistema di gioco. Quando lo ha fatto Di Francesco, alla fine ha perso il posto. Fonseca è stato accostato proprio a me? La solita offesa al mio gioco. Lo dicevano solo perché prendeva troppi gol. La Roma passa da un infortunio all’altro? A parte i traumi di gioco, la principale causa è la mancanza di preparazione in estate. Dopo tre giorni si gioca, magari in America. Si chiede subito uno scatto. Così ti rompi. Servono quaranta giorni per mettere la base, distribuiti tra lavoro muscolare e organico. Ora si mischia tutto. E lo stress fisico, prima o poi, lo paghi".

SERIE A -"Giusto esonerare Giampaolo e Di Francesco? No. Ma è sempre così. Le società li scelgono, ma poi non gli danno il tempo di lavorare. Il Milan qualche punto l’ha fatto, la Sampdoria è in una situazione più preoccupante. Ma Eusebio se avesse saputo che questa era la situazione non sarebbe andato. Gli hanno ceduto i migliori e ancora oggi non si sa di chi è la società. Quale squadra di serie A è divertente da vedere? In Italia nessuna. Inter-Juve è stata una bella partita. Caso isolato. Spero ce ne siano altre. Io guardo il Liverpool. Condivido lo spirito di Klopp. Calcio aggressivo, veloce e di qualità. Loro sì, giocano. Anche lì la partita inizia sullo 0 a 0, ma le squadre vanno in campo per cambiare il risultato. E vincere. In Premier anche le ultime della classifica ci provano. E capita che battano le prime. Qui, se sei inferiore non giochi. A parte il Lecce di Liverani. Vediamo se si salverà. Roma o Lazio per il quarto posto? Possono farcela entrambe. Ora Inzaghi ha qualche chance in più, essendo a Roma da più anni. La squadra è collaudata. Fonseca ancora deve scegliere la formazione e su chi puntare. Ma nella sua rosa ha sicuramente più qualità. Zaniolo? Ha forza fisica. Ma è centrocampista. Mezzala destra o sinistra. Perché Pallotta non ha ancora conquistato la tifoseria? Perché ha ceduto i giocatori con cui avrebbe vinto lo scudetto. E facile, con quei campioni".

FUTURO -"A 72 anni quale squadra avrei voglia di guidare? Non i campioni del mondo, ma in un club dove l’allenatore consiglia i giocatori. E a loro insegna. Ora i presidenti fanno la squadra con i procuratori. Quando alla Roma mi mostrarono cinquanta centrali difensivi, in dieci secondi scelsi Marquinhos. E dicono ancora che lo hanno preso loro. Lo misi terzino, come Nesta. Quando sono giovani, di lato fanno meno danni. Ma avete visto quanto è diventato forte Alessandro. Adesso l’altro fa addirittura il mediano in mezzo Ma sa che cosa fare: quando conquista la palla, la appoggia a Verratti. Perché non ricomincio dal settore giovanile? A Palermo feci salire sessanta giocatori nel professionismo. Ora ti impongono gli stranieri. Viene privilegiato il business. Io penso sempre alla prima squadra. E alla Nazionale. Con la Lazio diedi otto giocatori a Sacchi. E con la Roma ho sempre avuto tanti azzurri", ha concluso.