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Roma, tra sms e bugie: ecco come Petrachi ha vinto la causa con il club giallorosso

Roma, tra sms e bugie: ecco come Petrachi ha vinto la causa con il club giallorosso

Gianluca Petrachi e gli strascichi in sede di giustizia

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Tutto sulla causa vinta da Gianluca Petrachi contro la Roma dell'allora patron James Pallotta.

Il Tempo ha raccontato ogni dettaglio della contorta vicenda che ha visto come protagonisti Gianluca Petrachi e James Pallotta. Nella sentenza dello scorso febbraio del Tribunale Ordinario di Roma è stato decretato che il club giallorosso deve risarcire l'ex dirigente.

La Roma decise di licenziare Petrachi dopo che quest'ultimo inviò il seguente messaggio a Pallotta: "Buonasera Presidente, mi dispiace constatare che lei è un piccolo uomo... Ho sperato tanto di poterla rappresentare qui a Roma per poterle far fare bella figura e non farle rubare i soldi che hanno fatto in tanti. Evidentemente non mi sono fatto capire ed apprezzare abbastanza. Ora le conviene mandarmi via perché dopo quello che ha voluto fare maniera vile non potrò più esserle d’aiuto". 

La reazione di Petrachi fu scatenata da un'intervista rilasciata dall'ex patron al sito ufficiale del club. Pallotta, infatti, non nominò Petrachi tra le persone che avevano svolto un ottimo lavoro al suo fianco. "Nella primavera del 2020 - scrive il giudice Mormile descrivendo il contesto di quei fatti - si rincorrevano le voci di una mancata conferma del ricorrente (Petrachi, ndr) nel ruolo di Direttore Sportivo di AS Roma, nonostante il contratto di lavoro terminasse nel 2022. La società non si è mai preoccupata di metterle a tacere, anzi, alla prima occasione utile il Presidente lo ha ignorato apertamente. (...)Né può avere valore alcuno il tentativo – contenuto nella lettera di licenziamento - di sminuire la portata lesiva dell’intervista di Pallotta (...) giacché è del tutto evidente che l’intenzionale omissione del Presidente ha avuto l’effetto - immediatamente recepito dai media - di isolare e danneggiare il ricorrente".

L’amministratore delegato Guido Fienga - si legge ancora nell'atto- "gli ha manifestato dispiacere per l’accaduto mostrando piena consapevolezza della portata lesiva della condotta del presidente Pallotta. Inoltre il ricorrente ha anticipato al dr. Fienga il testo del messaggio che avrebbe inviato al Presidente, senza ricevere alcun appunto nel merito. È, quindi, del tutto contraddittorio che lo stesso AD ritenga a posteriori il messaggio offensivo".Poi Pallotta "ha capito immediatamente il motivo del rammarico mostrato dal ricorrente nel suo messaggio, come dimostra la sua risposta. Dopo il secondo messaggio del sig. Petrachi, con cui ha chiesto al Presidente un incontro per programmare l’attività, lo stesso James Pallotta ha chiuso la vicenda con un messaggio» inviato a Petrachi, «con cui ha negato vi fossero attriti, trattandosi di “fake news".

Il giudice ricorda che "la Società lamenta il fatto che durante il cd. Lockdown il ricorrente sia rimasto presso la propria residenza in Puglia con la famiglia, disinteressandosi dei calciatori e dei collaboratori del settore tecnico". Ma a questa accusa Petrachi si oppone ricordando che egli stesso fu in prima linea per cercare di far abbassare gli stipendi ai calciatori durante il primo Lockdown. Il giudice scrive: "intervenuto sui giocatori per persuaderli ad accettare la riduzione di stipendio richiesta (...). Il ricorrente, infatti, è stato contattato dall’AD Guido Fienga il quale oltre a chiedergli di rinunciare alla retribuzione del mese di marzo 2020 gli ha chiesto anche di occuparsi dei cinque calciatori sudamericani restii ad acconsentire alla richiesta del club intervenendo sul giocatore Fazio che aveva influenza sugli altri quattro. Il ricorrente, pur non essendo affatto tenuto a svolgere tale compito, è intervenuto convincendo Federico Fazio, tramite il suo agente Salvador Sanchez, ad accettare la riduzione richiesta e a persuadere i compagni che, infine, hanno acconsentito".

La difesa di Petrachi ha inoltre servito alcuni sms ricevuti dall'ex dirigente. "Caro direttore - gli scrisse Veretout secondo l’ordinanza - sono molto dispiaciuto della situazione che si è venuta a creare. Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me e ti sarò sempre riconoscente. Spero che al più presto esci da questa brutta situazione che non meriti e possa ritornare a fare al meglio il tuo lavoro e magari ci rincontriamo, perché come ho sempre detto a Mario (il suo agente Giuffredi, ndr) ti reputo una persona vera".

Il giudice ha concluso: "Non si comprende quindi come il club  possa contestare tale fatto al ricorrente, tanto più che, nel caso in cui i fatti fossero stati accertati, AS Roma sarebbe stata responsabile al pari del ricorrente per aver usufruito dell’attività di un dipendente del Torino". 

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