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Roma, la confessione di Pastore: “Mai avuto la mentalità da numero uno. Quando smisi di giocare da stella…”

Le parole del trequartista giallorosso

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Javier Pastore tra presente e passato.

Tornano insistenti i rumors di mercato su Javier Pastore che, dopo una stagione in crescita - se pur ricca di infortuni, sembrerebbe ormai vicino al divorzio con il club capitolino. Il trequartista ex Palermo si è raccontato ai microfoni di TyC Sports, ripercorrendo alcune tappe della sua carriera.

"Avrei potuto fare di più? Sì, penso di sì, lo dicono in molti. Quando sono andato a Parigi venivo da un anno molto positivo al Palermo, ero un leader dentro il campo. Quando sono arrivati giocatori come Ibra, che si è preso tante responsabilità all’interno del gruppo ed era la stessa, non ho smesso di giocare però ho smesso di giocare da stella. Ho sempre avuto l’idea di voler vivere, però non ho mai pensato di essere il migliore al mondo. Non ho mai avuto la mentalità per essere il numero uno”.

Pastore ha poi ripercorso la sua esperienza al PSG: “Sono cresciuto molto. Ho giocato con alcuni idoli, con punti di riferimento a livello mondiale, è stato bello poter dividere lo spogliatoio con tanti giocatori di questo livello e aver giocato per sette anni in un club così. Sono stato il primo ad arrivare con la nuova proprietà nel 2011 e ho visto quanto è cresciuto. Ci sono stati tanti cambiamenti, sempre all’insegna del miglioramento. Nel campionato francese, negli ultimi anni, è sempre stato molto superiore a tutte le altre squadre. Molte volte le partite sono già finite all’intervallo e il ritmo si abbassa nel resto dei 90 minuti. È questo che manca nelle partite di Champions, dove non puoi fermarti un secondo a dormire. Capita perché in Francia giochi contro squadre che richiedono uno sforzo limitato”.

L'ex Palermo si è infine soffermato sull'ex compagno Neymar: “Vuole essere il numero uno e ne ha le possibilità, si allena molto. Può vincere qualsiasi partita da solo, se sta bene. Avrebbe potuto dare molto di più di quello che ha fatto. Ognuno deve trovarsi nel momento giusto in una squadra che ti può aiutare a fare il salto di qualità, che non è facile: stiamo parlando di arrivare al livello di Messi e Cristiano. Però le potenzialità le ha”.