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Napoli, Mertens rompe gli indugi: “Resto o vado via? Ho preso la mia decisione…”

Le dichiarazioni rilasciate dall'attaccante del Napoli: "Non mi vedo in Cina o in Qatar. Spero di giocare a lungo ancora in cima al calcio europeo"

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"Non mi sono mai sentito così giovane come ora. Ho 32 anni, ma mi sento meglio di alcuni compagni più giovani di me. Forse perché non ho figli. Sto vivendo un bel momento, gioco con regolarità e segno".

Parola di Dries Mertens. Il numero 14 del Napoli, uno degli uomini copertina della squadra allenata da Carlo Ancelotti, direttamente dal Belgio ha sciolto le riserve in merito al suo futuro. Nonostante le difficoltà ad arrivare ad un accordo per il rinnovo di contratto che scadrà il prossimo 30 giugno 2020, l'attaccante originario di Lovanio ha svelato di voler continuare a vestire la maglia azzurra.

"Voglio restare a Napoli, ma non posso dire di più. Ormai mi sento italiano, sto bene a Napoli. Quando siamo andati a Genk con la squadra pioveva e c’era freddo. Mi hanno preso tutti in giro. Se me ne vado, Napoli mi mancherà. Non firmerei per un’altra squadra italiana, a Napoli mi sento a casa - ha dichiarato Mertens ai microfoni del portale belga Rbtf -. Non mi vedo in Cina o in Qatar. Spero di giocare a lungo ancora in cima al calcio europeo. Non tornerei in Belgio per chiudere la carriera, sono molto orgoglioso di quello che ho fatto in questi anni, non mi sono mai pentito di essere andato a Napoli. Fare gol è diventato ormai il mio lavoro, segnare mi fa stare bene come quando sto in famiglia o con gli amici. Il calcio è e resta un gioco, mi fa divertire e mi allontana da altre preoccupazioni. Non sempre riesci ad accontentare i tifosi, ma le critiche ho imparato a gestirle".

IL RECORD DI MARADONA -"Ci penso, tutti ne parlano. Sono orgoglioso di essermi avvicinato a Diego, l’ho incontrato a Napoli due volte ma non gli ho mai chiesto una foto per non disturbarlo. Poi non adoro avere idoli: i miei due idoli, da ragazzino, erano i miei fratelli che giocavano a calcio con me in giardino. Segnare di mano come Diego? Perché no, la prossima volta ci provo, ma il VAR non me la farà passare. Diego e la criminalità? Non ho visto il film a lui dedicato, ma Napoli non è più quella di trent’anni fa. Sono in città da sette anni e non ho mai vissuto alcuna preoccupazione", ha concluso.