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Martinelli-Mediagol: “Palermo, addio o arrivederci? Ecco la verità. Quel verdetto amaro e il mio futuro. Tutto su Boscaglia e i big rosa”

L'Intervista esclusiva concessa dall'ex centrocampista svizzero del Palermo, Alessandro Martinelli, alla redazione di Mediagol.it

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Intervista realizzata daLeandro Ficarra e Noemi Cusano

Stima e apprezzamento per le qualità del calciatore e la statura del professionista. Ammirazione ed affetto profondo per l'uomo.

Esistono profili nel mondo del calcio che lasciano in dote una scia virtuosa di consenso che va ben oltre i compressi confini del rettangolo verde.

Un patrimonio inestimabile fatto di rispetto, altruismo, lealtà, generosità. Una ricchezza che non svanisce dopo il fatidico triplice fischio, ma si cristallizza nella mente e nell'anima di coloro che hanno avuto modo e tempo di trarne beneficio.

Alessandro Martinelli, centrocampista svizzero nato a Mendrisio nel 1993, ha sempre magicamente trasposto nella vita di tutti i giorni i tratti caratterizzanti sciorinati sul terreno di gioco. Allenamento o partita che fosse, non faceva differenza. Centrocampista duttile e dalla spiccata intelligenza calcistica, dotato di sagacia tattica, personalità, raziocinio. Un sinistro nobile ed educato, al pari della sua persona.

Interno, mezzala, talvolta anche esterno adattato sulla corsia all'occorrenza. Pronto ad immolarsi, sull'altare di contingenze tattiche ed esigenze del collettivo. La squadra ed i suoi equilibri prima di tutto.

Interprete generoso ed instancabile. Pronto a macinare chilometri per tappare una falla, scalare o raddoppiare una marcatura, rimediare all’errore di un compagno senza che neanche lui se ne rendesse conto. Sempre prodigo di suggerimenti, dritte, nozioni costruttive. A bordo campo, nel cuore di una sfida di campionato, nel chiuso sacrale di uno spogliatoio. Riferimento imprescindibile e specchio fedele sul manto erboso del credo tattico dell'allenatore di turno.

Leader silenzioso quanto carismatico. Timido e taciturno a bocce ferme. Gladiatorio e trascinante quando la sfera rotolava beffarda sul manto erboso.

Guida per i giovani talenti di prospettiva ancora ricerca di sé stessi. Calcisticamente svezzati dal suo sorriso sereno e rassicurante. Dai suoi consigli da manuale del bravo professionista e della persona perbene. Una sola stagione con la maglia rosanero è stata più che sufficiente per ammaliare i tifosi rosanero. Il fragore mite dei fatti a sovrastare il rumore sordo e spesso vacuo delle parole. Continuità e qualità di rendimento in seno ad una squadra di cui è progressivamente diventato pilastro granitico e portante. Il dono dell'affabilità, la forza della gentilezza, il plus  incommensurabile della semplicità.

L'amore smodato per quella dimensione, perennemente sospesa tra il ludico ed il fiabesco di chi aveva faticosamente incastonato, uno dopo l'altro, i tasselli dei propri sogni da bambino, componendo con fierezza il mosaico della sua carriera. L'umiltà e la disponibilità, spontanea ed incondizionata, verso chiunque incrociasse il suo percorso ne hanno fatto ben presto  capitano e porto sicuro di tutti nella grande famiglia rosanero.

Ragion per cui, il pugno in faccia sferrato dal destino al calciatore ed all'uomo, Alessandro Martinelli, ha stordito in modo deflagrante lui ed i suoi cari. Facendo male al contempo a tutti coloro che hanno imparato ad apprezzarne lo straordinario spessore umano.

Il problema cardiaco che fin qui era stato gestito e tenuto sotto controllo periodico, parallelamente allo svolgimento dell'attività agonistica, si è acuito. Questa volta imponendo un drastico stop al suo percorso professionale da giocatore. Verdetto amaro e durissimo da digerire. Ma, in virtù di contenuti, risorse interiori e valori umani insiti nel profilo del ragazzo, Martinelli avrà comunque l'opportunità di giocare e vincere tante altre sfide. Magari altrettanto significative e stimolanti, in nuove vesti ed in altri ruoli. Probabilmente insistendo, con la sua elegante ma feroce determinazione, nel perseguire la strada maestra. L'unica che sente fortissimamente sua. Continuare a distinguersi ed incidere nel mondo del calcio. Microcosmo che ama in maniera viscerale e assoluta. Con la stessa passione ed il medesimo scrupolo di quando cuciva il gioco e battagliava indomito nell'arena preferita, la zona centrale del campo.

L'ex centrocampista di Modena, Brescia e Palermo si racconta nel corso di un'interessante intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it.

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