"I giocatori devono dare la vita per loro stessi e non per me, ma sono contenti delle mie metodologie".
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Genoa-Milan, Giampaolo: “Non è facile dover vincere per forza. Ultima spiaggia? Rispondo così”. E su Piatek…
Le dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa dal tecnico del Milan alla vigilia della sfida contro il Genoa, in programma domani
Parola di Marco Giampaolo. Il tecnico del Milan è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della sfida contro il Genoa, in programma domani sera fra le mura dello Stadio "Luigi Ferraris". Diversi sono stati i temi trattati dal coach ex Sampdoria, il quale futuro potrebbe dipendere dal prossimo risultato finale: dalle prestazioni offerte fin qui dalla sua squadra, reduce dalla sconfitta in campionato maturata contro la Fiorentina, al momento di Krzysztof Piatek.
"Perché il Milan cambia da una partita all'altra? Non è semplice dover vincere per forza. Forse non avevamo recuperato le fatiche di tre giorni prima. Ne prendiamo atto e ti riorganizzi per non avere questo tipo di battute d'arresto. L'equilibrio fa la differenza. Le sconfitte minano il morale, intaccano il morale dei calciatori. Bisogna ricostruire sotto l'aspetto mentale. Dobbiamo analizzare le cose che abbiamo sbagliato e mettere in atto quelle strategie che possono aiutare. Cosa ci siamo detti è roba nostra. Ultima spiaggia? Sento la responsabilità, però non bisogna ragionare con l'Io ma con il Noi. Per il Milan, per i calciatori e per i tifosi. Dobbiamo fare bene, al di là degli interessi individuali che non contano nulla rispetto al Milan. Piatek? Il Milan non può rinunciare all'attaccante più prolifico del campionato perché Piatek è in difficoltà. Se non segna lui chi lo fa Giampaolo? Uno o due partite può rimanere fuori Piatek, non puoi pensare di rinunciare al tuo attaccante", sono state le sue parole.
BILANCIO - "Se il Milan è stato sopravvalutato? Ogni considerazione in questo momento rischia di essere fuorviante. Dopo 6 punti in sei partite è chiaro che sia tutto nero, anche in questo caso bisogna avere equilibrio. Molti sentenziano, molti raccontano la loro verità. Chi è abituato a stare dentro al mondo del calcio, sa che è diverso rispetto a quello che si dice. La squadra ha ampissimi margini di miglioramento. La vera battaglia da vincere è nel coinvolgimento mentale. Serve fare qualcosa in più. Reina ha chiamato a raccolta i compagni e ha detto che in questo momento c'è bisogno di questi requisiti. L'uomo quando è in difficoltà alza il livello di attenzione. Ogni pallone deve essere l'ultimo. Le parole di Reina sono il succo per una squadra che deve puntare in alto. Molte volte sono parole che si ripetono. Reina ha esperienza ed è un portiere internazionale, è un leader, è un giocatore ascoltato dai compagni".
NUMERI -"Io posso riportare un po' di statistiche. Nel possesso palla siamo secondi dietro al Napoli, siamo primi per altezza della squadra in campo. Sbagliamo negli ultimi metri e lì dobbiamo migliorare. Le caratteristiche per fare un certo tipo di calcio ci sono. Manca il dettaglio, io sono fiducioso perché ritengo che abbia dei valori. Sono consapevoli che a volte un risultato può farti svoltare. L'aspetto psicologico è più determinante dell'aspetto fisico. Perché siamo arrivati a questo punto? È questa la situazione e dobbiamo saperne uscire. Cosa manca al Milan? Ci mancano gli ultimi 20 metri, la squadra per il resto sviluppa bene il gioco. Pochi miglioramenti in attacco? Sono d'accordo. Se la squadra riesce a sviluppare gioco in una zona alta del campo significa che bisogna attaccare meglio la porta. È lì che bisogna insistere, ci lavoriamo sopra tutti i giorni".
AI TIFOSI - "È giusta la contestazione dei tifosi, la squadra non si esprime come dovrebbe. Bisogna responsabilizzarci nella maniera giusta. Quando giochi una partita di calcio devi avere la lucidità per giocarla bene. Non devi sbagliare il passaggio, non deve scottare la palla. L'attenzione la alzi ed è normale. Dopo l'ultima sconfitta in casa non puoi non avere un livello di attenzione alto. Devi però avere la giusta serenità per giocare a calcio. Se ho mai pensato al ritiro? Alcune volte ci può stare, altre volte no. Io sono abbastanza contrario al ritiro. Delle palate di materia organica ne ho ricevute parecchie. Sono abituato a soffrire calcisticamente parlando. Non è importante mettere in piedi teatrini, bisogna lavorare. Attraverso il lavoro bisogna smentire, io sto sul pezzo e so che l'unica strada è il lavoro e la squadra. È il sentimento che non deve essere per forza espresso a parole, ma anche attraverso l'atteggiamento. Continuerò a fare quello che ho fatto, perché quelle mi hanno portato al Milan".
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