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Di Natale a 360°: “Ecco perchè non sono rimasto a Udine. No a Fiorentina e Juventus? Vi dico tutto. Nuova vita da allenatore…”

Antonio Di Natale si racconta: gioie e dolori con la maglia della Nazionale, il ritiro e la nuova vita da allenatore alla guida dell'Under 17 dello Spezia

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Parola ad Antonio Di Natale. 

L'ex attaccante dell'Udinese, sesto marcatore all time della Serie A e vicecampione d'Europa con la nazionale italiana nel 2012, intervenuto a 'Calciomercato-L'Originale', si è raccontato a 360° tra passato, presente e futuro. Tra i tanti i temi toccati, l'attuale allenatore dell'Under 17 dello Spezia, è tornato a parlare della Juventus e dei motivi che lo spinsero a rifiutare un club blasonato come quello bianconero.

"Sono sempre stato fatto così. Ogni scelta l'ho fatta sempre col cuore, con la testa e non guardo mai i soldi. Lì c'erano tanti soldi, una società importante e che aveva vinto tutto. Il mio procuratore mi chiamò e mi disse che c'era questa possibilità, io dissi: 'Ti ringrazio, ringrazia anche la Juve ma io e la mia famiglia restiamo qua a Udine, mi sento uno di loro e mi piacerebbe finire qui la carriera'. Poi ho chiamato il presidente Pozzo e in due minuti si è risolto il problema".

RIFIUTO FIORENTINA -  "La trattativa con la Fiorentina era in piedi da un paio di mesi, poi non mi hanno fatto sapere più niente - ha raccontato a Calciomercato-L'Originale' -. Alla fine mi chiamò Spalletti con la famiglia Pozzo e dissi subito di sì. La mia parola per me valeva più di un contratto. Anche se andavo a guadagnare di meno ho fatto comunque la scelta giusta". 

UDINESE - "Perché non sono rimasto lì? Quando in club fai troppo bene e sei anche un po' una 'prima donna' a qualcuno puoi dare fastidio. Ho scritto la storia, ho sempre fatto di tutto per rimanere a Udine. Poi mia moglie voleva tornare a Empoli, la sua città". 

NAZIONALE - "Il mio rapporto con Napoli? Sono andavo via a 13 anni. E' una città bellissima, quando posso ci vado volentieri e lì c'è la mia famiglia. Perché non ho mai giocato al Napoli? Giocare nella mia città lo vedevo come un peso. Sei di Napoli, se le cose vanno male la gente ti conosce... Tifo sempre Napoli, ci ho sempre pensato. Il rigore sbagliato all'Europeo ai quarti contro la Spagna? E' un rammarico difficilissimo da scacciar via. Il giorno dopo ancora non capivo cosa fosse successo. Nel 2012 poi ho avuto la fortuna di rigiocare subito contro la Spagna e ho fatto gol". 

RITIRO - "Sei mesi prima avevo capito che era giusto smettere. Quando testa e fisico non c'erano più significava che era il momento giusto. Avrei potuto segnare di più? Io non ho giocato tanto in Serie A, a 27 anni ho vinto il campionato con l'Empoli e conquistato la promozione. Negli ultimi 10 anni ho fatto qualcosa che non è facile ripetere, erano anni che nessuno superava i gol di Baggio".

DI NATALE ALLENATORE - "L'anno scorso ho fatto subito una riunione con gli attaccanti. Vedo la qualità, se uno è più o meno sveglio e provo dargli dei consigli: come attaccare la porta, quale piede usare, dove calciare. La prima cosa che insegno? Gli faccio capire che il lavoro è serio. Far crescere i ragazzi mi piace. Gioco col 4-3-3, è il marchio di fabbrica e poi i tre attaccanti avanti mi piacciono perché fanno la differenza".