Antonio Nocerino ha raccontato la sua carriera e svelato le motivazioni che lo hanno portato a lasciare il calcio giocato.
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Inter-Milan, Nocerino: “Non c’è una favorita, Ibra e Lukaku fanno la differenza. Palermo? Rispondo così”
L'ex centrocampista rossonero si è proiettato al derby della Madonnina di domenica sera e trattato inoltre diversi temi concernenti in particolar modo il suo rapporto con Ibra e il ricordo di Palermo
L'ex centrocampista di Palermo, Milan e Orlando City ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo soltanto pochi giorni fa attraverso un post su Instagram. Mezz'ala in grado di abbinare quantità e qualità, con i rossoneri memorabile la sua stagione da 10 gol al fianco di Zlatan Ibrahimovic. Adesso è tornato nella sua Orlando, in America, per dedicarsi alla carriera da allenatore e per insegnare calcio ai ragazzini. In vista del match del derby tra Inter e Milan di domenica, il classe '85, si è raccontato così ai microfoni di calciomercato.com
INTER-MILAN, NERAZZURRI FAVORITI?- "Sono convinto che quando c'è un derby queste considerazioni vengano meno. Non si guarda la classifica, né gli avversari, niente proprio. Anche perché il derby è una partita nella partita, non si guarda assolutamente niente. Ti fa tirare fuori energie che non credevi nemmeno di avere. Quindi per me è una partita aperta, si parte da tutte queste cose che ho appena elencato".
IBRAHIMOVIC VS LUKAKU- "Ibra lo conosciamo tutti, ha una storia incredibile. Lukaku, al primo anno in Serie A, si sta affermando a grandissimi livelli. Non è certo facile arrivare in Italia, in un campionato decisamente molto tattico e difficile, e fare così tanti gol fin da subito. Lui sta facendo benissimo, alla grande e si sta dimostrando un campione. Io penso che la differenza tra un campione e un giocatore sta nel fatto che il primo è un interruttore: alzi e si accende la luce, abbassi e va via. Non ha bisogno di prepararsi, di preparare chissà che cosa. Il campione è abituato a partite del genere. Io ricordo che c'erano alcuni grandi calciatori che preferivano giocare partire di questo tipo, avere la pressione. Tutti i campioni al Milan erano così, preferivano giocare queste partite. Tra questi, ovviamente, c'è Ibra. Questo perché l'adrenalina è più alta, la pressione è più alta. Ricordo, tantissimi anni fa, quando San Siro fischiò un fenomeno come Seedorf e lui, con una serenità incredibile, chiedeva la palla come se nulla fosse successo. Come a dire "Non c'è problema: andiamo avanti". Questo ti fa capire la grandezza di questi giocatori. Lì capisci che i campioni sono così perché totalmente diversi nella testa".
PALERMO NEL CUORE- "Da Palermo me ne sono andato da beniamino, ho avuto una grande fortuna: mi hanno sempre voluto bene. Ma questo in ogni posto dove sono stato, la gente ha sempre apprezzato la mia professionalità. Con l'ambiente Milan l'amore è stato forte, posso definirlo come un colpo di fulmine. Ricordo i cori dei tifosi rossoneri a fine partita quando giocavo nel Parma e avevo appena segnato un gol proprio al Milan. Questo vale più di qualsiasi altra cosa. Un giocatore normale, come lo sono stato io, se ha questi apprezzamenti vuole dire che ha fatto più di quello che era nelle sue potenzialità. Per me vale più di una rete".
SCINTILLE CON IBRA- "Mia moglie non digerì troppo una dichiarazione di Zlatan nei miei confronti e ovviamente prese le mie difese. E' finita lì, se uno va a vedere realmente i gol che avevo fatto lo capisce da solo. In Italia si mettono le etichette e mi associano a lui, ma va bene così. Non c'è nessun problema, le mogli difendono i mariti sempre".
PROGETTI FUTURI- "Quando ho preso il patentino di Uefa B a giugno mi veniva in mente di provare ad allenare. Mi piace, è uno dei ruoli che mi si addice, se non l'unico. Questo per il carattere che ho, la voglia che metto. Adesso ho intrapreso questa carriera qui: lavoro, studio e mi aggiorno. Cerco di fare questa nuova esperienza con la stessa mentalità che avevo da giocatore. Ci metto passione, amore per quello che faccio, il rispetto per le persone che lavorano con me. A giugno verrò in Italia per prendere il patentino di Uefa A e poi vedremo che cosa succederà".
PANCHINA MILAN?- "Se dovesse chiamarmi il Milan, offrendomi la panchina di una formazione del settore giovanile direi assolutamente si. Ma non solo del Milan, anche se ci sono affetto e stima. Mi piacerebbe allenare i ragazzi tra i 18 e i 19 che già iniziano ad essere adulti. Portargli le mie esperienze, insegnargli i valori, fargli capire dove sono e perché ci sono. Questo per me potrebbe essere una grandissima esperienza. Io adesso sto allenando gli under 15 e gli under 17 qui a Orlando e spero che in futuro possa allenare giocatori con età più grande, perché sono in grado. Io pretendo tanto da me stesso e anche dai giocatori, può essere quindi una buona cosa. Ho una passione impressionante, a giugno poi si vedrà".
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