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Atalanta, senti Pessina: “La Dea può fare meglio, ma non ditelo a Gasperini…”

Atalanta, senti Pessina: “La Dea può fare meglio, ma non ditelo a Gasperini…”

Dall'Europeo conquistato con la maglia dell'Italia agli obiettivi dell'Atalanta in vista della prossima stagione: le parole di Matteo Pessina

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"Mi sono emozionato per Jacobs come non mi accadeva da tempo, mi sono commosso. Noi italiani sappiamo reagire come pochi alle difficoltà. Personali e collettive. Tamberi ne è l’esempio. Ma è un tratto della nostra identità: veniamo da un tempo terribile, a Bergamo lo sappiamo come pochi, eppure sappiamo rialzarci. E questo ci mette un gradino sopra gli altri, specie nelle prove più difficili". Parola di Matteo Pessina. Una stagione da incorniciare. Una delle favole più belle dell'Italia di Roberto Mancini. Intervistato ai microfoni de "La Gazzetta dello Sport", il centrocampista dell'Atalanta - neo campione d'Europa - ha trattato diversi temi. Di seguito, le sue dichiarazioni.

MANCINI - "Mancini ha creato dal primo momento un incredibile spirito di squadra. Credo che da fuori si sia avvertito che tra noi esisteva davvero una vera unione e, mi creda, non è facile che accada. Ci si vede poche volte all’anno per pochi giorni. Mancini ci ha fatto diventare subito un gruppo, non una somma di individualità. Abbiamo capito che stava accadendo qualcosa di magico. A ogni allenamento Sirigu e Acerbi ce lo ripetevano. Mancini e Vialli si completano. Mancini ci ha dato solo due compiti tattici: costruzione del gioco e fase di non possesso. Poi ci ha detto di divertirci, ci ha dato fiducia. Anche prima della finale ci ha raccomandato di fare quello che sapevamo fare. Ci ha alleggerito e responsabilizzato. Vialli ha agito sulla parte emotiva, prima delle partite ci faceva dei discorsi capaci di emozionare noi tanto quanto si emozionava lui nel farli. C’era una tensione quasi morale, ambizione e allegria si mescolavano".

EURO 2020 - "Il momento più emozionante? Il gol con l’Austria, che ci ha fatto andare avanti. Dalle reazioni ho capito una volta di più ciò che la Nazionale è per il nostro Paese. Abbiamo vissuto dei giorni bellissimi, in cui ci sentivamo legati. Io sono stato il più dispiaciuto per l’infortunio di Sensi, che pure mi ha consentito di essere nella rosa. O per quello di Pellegrini e poi di Spinazzola. Il dolore di questi ragazzi ci ha unito ancora di più. Cosa ci vuole per essere leader di una squadra? Non lo saprei spiegare. Posso dirle che Chiellini e Bonucci lo sono, ciascuno in modo diverso. Giorgio è più un padre di famiglia, Leo è più severo. Ma hanno un carisma eccezionale. Sanno aiutare chi sbaglia, incitare al momento giusto, mostrare combattività e lealtà, soffrire. E non si danno mai per vinti".

SPORT E STUDIO -"Io ho sempre avuto passione per lo sport. Li ho fatti tutti, compresi judo e sci: ma nella cucina di mia nonna, insegnante di latino, io la facevo impazzire non smettendo mai di tirare calci al pallone. I miei genitori mi hanno consigliato di far convivere le cose in cui ero più capace: studiare e giocare a calcio. Forse erano preoccupati, ma non hanno mai tarpato le ali al mio sogno. Ora sono iscritto ad Economia alla Luiss, ho fatto sette esami. Quest’anno sono andato piano. Da settembre riprenderò a studiare, ma non ho fretta. La mia priorità ora è il calcio".

ATALANTA -"Per il torneo la mia unica speranza è che si torni a giocare con il pubblico. Quest’anno tra tamponi e quarantene è stato drammatico. Vorrei risentire il calore della presenza dei tifosi. E anche per questo è giusto vaccinarsi. Per l’Atalanta, che è una società modello per organizzazione, centro giovanile e persino bilanci in regola nonostante la pandemia, posso solo dire, altrimenti il mister mi rimprovera, che ci proponiamo di fare meglio dell’anno scorso. E possiamo farlo...", ha concluso.

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