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Confessione shock di Adebayor: “A 16 anni ho pensato al suicidio, un amico mi ha salvato”

Confessione shock di Adebayor: “A 16 anni ho pensato al suicidio, un amico mi ha salvato”

L'attaccante togolese ricorda gli anni bui in Francia, tra il pensiero di farla finita e la pressione della famiglia

Mediagol23

Gol e successo per EmmanuelAdebayor che, partito da Lamè, è stato capace di conquistare Inghilterra e Spagna a suon di gol prima di trasferirsi in Turchia.

Una carriera ricca di soddisfazione per il centravanti togolese che, a 35 anni, continua a dare spettacolo con la maglia del Basaksehir. Eppure, alle spalle della roccia africana c'è un passato complicato. Nonostante l'avventura positiva in Francia con la maglia del Monaco che gli ha permesso di conquistare l'approdo in Premier League con Arsenal e Manchester City, il capitano del Togo nel corso di un'intervista rilasciata ai microfoni del Daily Mail ha ammesso di aver trascorso degli anni complicati una volta arrivato in Francia: "Avevo solo 16 anni e giocavo nel Metz, dove guadagnavo circa 3000 sterline al mese, la mia famiglia aveva chiesto una casa da 500.000 sterline. Il club era stanco di me a causa del mio comportamento. Ricordo di essermi seduto sul mio letto una notte e di aver pensato "Cosa ci faccio qui? Nessuno è felice con me, quindi perché vivere? C'era una farmacia sotto il mio appartamento. Ho comprato un pacchetto di compresse. Non volevano vendermelo, ma io dissi che le volevo per fare beneficenza in Togo. Ho fatto i preparativi, ho bevuto tutta l'acqua. Ero pronto per buttare giù le pasticche. Poi ho chiamato il mio migliore amico a mezzanotte. Mi ha salvato la vita, mi ha detto di non correre, che avevo molti motivi per continuare a vivere. Mi disse che avevo le potenzialità per cambiare l'Africa".

"Tutto quello che volevo era aiutare la mia famiglia, ma mi hanno messo un'enorme pressione. Non avrei potuto farcela. Quando una famiglia è povera, tutti sono poveri e c'è un'enorme solidarietà fra i singoli componenti. Le persone prenderebbero una pallottola per te. Ma quando uno ce la fa- ha ammesso-, allora è come se avesse un debito con tutti".

Tra il pensiero di farla finita ed una ripresa che gli ha fatto conquistare l'Europa, il classe '84 ha però rischiato la vita per mano di altri. Il ricordo va a quell'8 gennaio 2010 quando il suo Togo, impegnato in Coppa d'Africa, fu preso d'assedio sul pullman da dei terroristi: "Per 42 minuti tutto ciò che abbiamo sentito sono stati spari. Sinistra, destra, fronte e retro. Sentivo appena gli amici gridare ma non potevamo muoverci o fare qualcosa. Come capitano, ho detto a tutti di chiamare le loro famiglie. Ho chiamato la mia ragazza e le ho detto "Ascolta, sto per andare". Lei mi rispose: "Andare dove?" Era incinta. Io le dissi: "Se il bambino sarà un ragazzo, chiamalo Emmanuel Jr. Se è una ragazza, chiamala Emannuela". Lei: ""Di cosa stai parlando?". Io l'ho salutata: 'Ti chiamerò più tardi se sarò ancora vivo'".

Tornando al campo, però, il togolese vanta anche esperienze al fianco di CristianoRonaldo, uomo dei record e macchina da gol instancabile: "Una volta Mourinho si arrabbiò con CR7 dopo che aveva segnato una tripletta. Gli disse: ‘Dicono tutti che sei il migliore al mondo e che stai giocando male. Mostrami che tu sei davvero il migliore’. Insomma, Ronaldo poteva anche segnare una tripletta ma l’attenzione era su ciò che non era riuscito a fare. Si allenava con noi come se lo stesse facendo insieme ai suoi figli – ha proseguito - riusciva a far passare la palla sulla schiena oppure a controllarla con il collo. Una volta con un solo tocco ha tenuto la palla per cinque secondi. Com’è possibile? E in palestra, wow. Ramos e io eravamo i migliori, poi è arrivato lui. ‘Pensate sia difficile?’ ci disse. Su certi esercizi se noi facevamo 5 serie, lui poteva farne anche 30”.