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Benussi-Mediagol: “Jara Martinez, quel rigore e la finale Palermo-Inter. Noi all’Olimpico come bambini. Zamparini…”

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"Se alla vigilia era più la tensione per il grande evento o la convinzione intima di poter realizzare l'impresa? Quando una squadra come la nostra gioca contro l'Inter o la Juventus, bisogna credere di poter far l'impresa. Nello stesso tempo però, per poterla fare, bisogna che l'avversario non riesca a dare il 100%. Quella era un'Inter che veniva da un Triplete, aveva dei campioni importanti, era anche una squadra più abituata a giocare partite secche e finali importanti. Emozione sì, ma anche sprazzi di incoscienza: chi era più in condizione ci dava proprio l'idea di dire 'cavolo, questo sta bene, ci darà una grossa mano'. Un peccato l'assenza di Bovo per squalifica, anche lui era un tassello importante, in considerazione del fatto che nei primi minuti si è anche fatto male Goian e il mister fu costretto a fare giocare Carrozzieri, che comunque era fermo da diverso tempo. Il mister era indeciso se mettere Migliaccio dietro in posizione di difensore centrale".

"Siamo stati in partita fino a buona parte del secondo tempo e ce la siamo giocata anche lì. E' ovvio che l'Inter ha fatto una partita importante. L'abbraccio dei quarantamila tifosi rosanero a fine gara nonostante la sconfitta per 3-1? Vedere quella cornice di pubblico che comunque ci ringraziava per quanto fatto è stato qualcosa di indescrivibile. Erano legati a tanti giocatori che li rappresentavano in campo, da Miccoli e Pastore ad Hernandez, oltre a tutti gli italiani più rappresentativi come Balzaretti, Cassani, Bovo, Nocerino. Tutti nel giro della Nazionale. Lo stesso Migliaccio era un giocatore che qualunque allenatore o tifoso avrebbe voluto in squadra. Uno zoccolo duro al quale il popolo rosanero era legato da un senso di fiducia".

"Voglio ricordare un aneddoto importantissimo: nel prepartita, quando uscimmo a vedere il campo, la visione dei quarantamila tifosi del Palermo vestiti di rosanero ci ammaliò, noi sembravamo dei bambini, tutti riprendevamo quello spettacolo con i telefonini. E' stato qualcosa di meraviglioso ed indescrivibile. Adesso è normale vedere i calciatori che scendono in campo a fotografare o a fare video in queste circostanze, ma dieci anni fa suonava diversamente. Eravamo tutti con gli occhi lucidi, emozionati, e dicevamo 'questi sono venuti da tutta Italia, oltre che dalla Sicilia per noi...". Un momento particolarmente emozionante, quasi più della stessa partita o della premiazione. Quando entri in campo e vedi la Coppa messa lì... erano cose che eravamo abituati a vedere solo in televisione".

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