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Favo: “Palermo lascia nel cuore ricordi unici, qui anni top! Maradona? Ho conosciuto il miglior Diego”

L'ex capitano e centrocampista del Palermo, Massimiliano Favo, a 360°

Mediagol40

"Palermo lascia nel cuore qualcosa che non si può cancellare mai".

"Parola di Massimiliano Favo. L'ex capitano e centrocampista rosanero - l’unico del Palermo del dopoguerra ad avere alzato al cielo una Coppa, la Coppa Italia di Serie C del 1993 -, intervenuto ai microfoni del 'Giornale di Sicilia', è tornato a parlare della sua avventura nel capoluogo siciliano, snocciolando numeri e ricordi di un'esperienza che l'attuale vice allenatore dell'Italia Under-17, porta e porterà sempre nel cuore.

""Fu bello alzare quella Coppa. Il ritorno in casa contro il Como fu una passerella perché all’andata avevamo già vinto 2-0, fu il giusto coronamento di una stagione straordinaria. Vittoria campionato stagione 92-93? Fu la seconda promozione in B con la maglia rosanero. Ma fu la più bella. Avevamo già vinto due anni prima con Ferrari in panchina, ma in modo stentato, eravamo perfino stati due mesi in ritiro. Nella stagione 1992-93 non avevamo grandissime individualità, ma un gruppo di giocatori espertissimi e molto legati tra noi. Io, Battaglia, Cecconi, Spigarelli, Serra e Orazi ci guidò in maniera straordinaria. Con i compagni di quell’anno abbiamo una chat su whatsapp con cui ci sentiamo quasi giornalmente".

Cinque anni, 162 presenze e cinque gol con la casacca rosanero: "A Palermo ho giocato più che in qualsiasi altra squadra. Ed ho giocato negli anni migliori della mia carriera, da 23 a 28 anni. A Palermo è nata una mia figlia, non ho mai fatto il gesto plateale di baciare la maglia ma è una città e una piazza che lascia nel cuore qualcosa che non si può cancellare mai. Tuttora non mi perdo una partita della squadra rosanero. Una Serie C diversa da quella odierna? Tecnicamente non c’è paragone. Giocatori come Battaglia in C non ci sono. Oggi si corre tanto ma non si vede un tunnel, né un doppio passo. Credo che tutto il calcio, a cominciare dalla Serie A, sia andato indietro sul piano tecnico".

"Favo era arrivato a Palermo tre anni prima di alzare la coppa di C al cielo, prima giocò anche nel Napoli di Diego Armando Maradona: "Il suo arrivo fu una giornata indimenticabile, racconta. Cinque giorni prima del 6 giugno del 1984, quando Diego si presentò al San Paolo davanti a sessantamila spettatori, io avevo vinto lo scudetto Allievi col Napoli. Così quando arrivò Maradona fummo chiamati in campo come avanspettacolo della presentazione di Diego. E poi lui stesso ci premiò, il primo scudetto che vide fu quello delle nostre maglie. Sei mesi dopo io fui aggregato alla prima squadra e cominciai ad allenarmi con lui. Ho un ricordo bellissimo di Maradona. Intanto faceva in allenamento cose straordinarie, difficili anche da raccontare. Ma lo ricordo con affetto per la sua generosità. Era una specie di paladino dei deboli. Controllava sempre che i premi partita fossero ripartiti in modo corretto, perché i più giovani e chi giocava di meno fossero rispettati. Io ho avuto la fortuna di conoscere il primo Maradona, il più forte, il calciatore che non si era ancora lasciato andare. Prima di partire per il Messico nel 1986 ci salutò dicendo: vado a vincere il Mondiale".

"Una morte tanto tragica quanto inaspettata quella del Pibe de Oro: "Ha pianto anche mio padre a ottantuno anni. Diego ha fatto felice u n’intera generazione di napoletani. Sento parlare in questi giorni tanti a sproposito, gente che ritiene eccessivo questo dolore per la scomparsa di Diego. Ma che ne sanno di quanto Maradona abbia fatto per Napoli? Una città che veniva dal terremoto, con problemi di ogni genere. Ha regalato felicità e vittorie a una intera regione che non era abituata a vincere, e lo ha potuto fare anche perché Napoli l’ha trattato come un re. Del resto Maradona solo al Sud avrebbe potuto giocare, a Napoli, a Palermo, a Reggio Calabria".

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