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Enia: “La Serie D è stato il prezzo da pagare per mandare a casa chi ha lucrato sul Palermo”

L'intervista allo scrittore palermitano, Davide Enia: "Serie A? Non mi manca neanche un po' un campionato asservito al capitale, in cui si parla soltanto di cifre e gossip. Preferisco la D, in cui si discute di pallone e non dei tweet di una star"

Mediagol97

Parla Davide Enia.

Lo scrittore, drammaturgo ed attore teatrale palermitano, nonché grande tifoso rosanero, è stato intervistato da La Repubblica - Palermo. Nel corso del proprio intervento ai taccuini del noto quotidiano nazionale, il regista siciliano ha espresso la propria opinione relativamente al ritrovato orgoglio dei supporters del Palermo anche nel torneo di Serie D e di come, a sua detta, nei campi di provincia si riscoprirebbe l'umanità dello sport. Di seguito le sue dichiarazioni su questo ed altri temi relativi al momento del club di Viale del Fante.

Dai campi dell'Europa League a quelli polverosi di provincia. Come la vive il tifoso Enia?

"Non la vivo affatto male. Io da sempre ho tifato per il Palermo e non per la categoria. In Serie D, poi, ritornano dei nomi che a noi sono familiari: Acireale e Messina, per fare due esempi. E ritorna l'umanità dello sport, anche grazie a un assetto societario più serio rispetto a quello che abbiamo avuto negli ultimi anni, dove ha prevalso il business".

Vedendo il numero di abbonati il suo pensiero è condiviso da miglia di tifosi rosanero.

"Tu ti innamori di una donna non per l'abito che indossa, ma per come si muove, per il profumo, per la curva delle labbra. L'innamoramento, in questo caso, va oltre la materialità della serie in cui si milita. Poi c'è la speranza di vincere, sennò non sarebbe sport".

Che l'amore sia vivo lo dimostrano i tremila tifosi che andranno a vedere il Palermo in trasferta a Marsala.

"Sì, questo numero conferma che le potenzialità del Palermo e dei suoi tifosi non erano state comprese in Serie A. Il calcio oltre ad avere un valore economico riesce a regalare un senso di orgoglio che si era dimenticato".

Lei andrà in trasferta?

"Sono a Roma e lavorando qui probabilmente non potrò vedere nessuna delle partite del campionato. Ma ho sottoscritto l'abbonamento in curva".

Era necessario ripartire da zero, o meglio dalla D, per rispolverare l'orgoglio rosanero?

"È stato il prezzo da pagare per mandare a casa una serie di filibustieri che, nell'ultimo periodo, hanno cercato di lucrare. Adesso bisogna gettare le basi per non rifare gli stessi errori del passato".

Giriamo attorno a Maurizio Zamparini. Qual è adesso il suo giudizio?

"Voglio essere un tifoso che ragiona. Zamparini ha utilizzato il Palermo e il suo capitale in maniera spregiudicata".

Ma è anche il presidente che ha fatto giocare i grandi campioni al 'Barbera' e che ha portato la squadra in Europa.

"Vero, ma bisogna pesare tutto e fare un bilancio finale. Ha avuto ottimi collaboratori che gli hanno permesso di acquistare talenti in giro per il mondo, ci ha dato la A e l'Europa, ma anche la cancellazione del Palermo. Se alla fine non rimane più nulla il rendiconto non può essere positivo".

Vuole dare un consiglio al nuovo presidente Dario Mirri?

"Un centro sportivo e un investimento nel settore giovanile. Il nuovo Palermo deve riuscire ad allenare e coltivare i talenti siciliani, così si può proporre come un solido modello".

Il 26 agosto lei era allo stadio a presentare, insieme a Tony Sperandeo e Salvo Ficarra, la partita tra i nuovi giocatori e le vecchie glorie del Palermo. Quale calciatore la entusiasma di più?

"Conosco ancora poco i giocatori della nuova rosa, mi ha colpito però l'attaccante Giovanni Ricciardo. Tra le vecchie glorie il mio mito, invece, è Giulio Migliaccio, è lui che racconta l'amore per una maglia, al di là del talento".

Lo ammetta non le mancano un po' gli stadi della Serie A e i campi europei?

"No, non mi manca neanche un po' un campionato asservito al capitale, in cui si parla soltanto di cifre e gossip. Preferisco la Serie D, in cui si discute di pallone e non dei tweet di una star".

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