Francamente non se ne può più.
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Complotti e accuse senza alcuna prova. Perché il Frosinone in realtà ha vinto lo Scudetto
Il calcio italiano è ormai una macchina del fango che lavora senza sosta.
Ogni settimana leggiamo e ascoltiamo J'accuse pesantissimi che se solo fossero almeno vagamente supportati da prove avrebbero implicazioni morali e addirittura giudiziarie incalcolabili. Fin troppo facile trovare degli esempi, anche limitandoci al solo panorama rosanero. Da mesi, per esempio, qualcuno rilancia l'ipotesi folle secondo cui Zamparini non veda l'ora di retrocedere per realizzare non si sa quale guadagno, e poco importa se basterebbe aver imparato alle elementari addizioni e sottrazioni per capire che la tesi non regge. Lo stesso patron rosanero, dal canto suo, ha accusato il Verona di essersi scansato col Carpi, concetto simile a quello esternato più di recente dal presidente degli emiliani parlando del match tra i rosanero e la Samp. In un contesto simile non c'è da sorprendersi se qualcunoha voluto cavalcare il tema dei milioni bonus del paracadute che pioverebbero sul Verona in caso di sconfitta contro il Palermo collegandolo alle famose intercettazioni di Lotito che si disperava all'idea di una Serie A con Carpi e Frosinone.
Ci vuole una certa fantasia per collegare il bizzarro meccanismo del paracadute a cervellotiche strategie di Lotito e Zamparini (il presidente rosanero in Lega ha votato contro al provvedimento), a dimostrazione del fatto che ormai nel calcio di oggi si può veramente dire di tutto. Anche cose palesemente false, inventate di sana pianta, basta che sazino gli istinti più bassi dei tifosi. Pure a livello nazionale emergono costantemente dichiarazioni forti, gravissime e senza alcuna controprova che tendono a svilire il valore dei risultati sul campo. Basti ricordare come la Juventus ha stravinto il campionato: eppure al primo arbitraggio favorevole si è rischiata la guerra civile.
E se questo è l'esempio che danno gli addetti ai lavori, che siano giornalisti o dirigenti, figuriamoci cosa si scatena sui social network o nei bar, dove c'è una gran fame di pseudocomplotti e indignazione a buon mercato. Si va dai classici arbitri a libro paga delle grandi squadre del momento, fino alle partite evidentemente vendute. Non c'è più ritegno alcuno, soprattutto da quando Calciopoli e le varie sentenze del calcioscommesse hanno evidenziato come il marcio nel calcio possa esistere.
Il problema è che si è passati dal legittimo atteggiamento di chi tiene sempre gli occhi aperti al pericoloso concetto che non ci sia mai nulla di vero in quello che vediamo sul campo. Chi perde non lo fa mai perché più scarso, ma c'è sempre qualcuno che non si è impegnato, qualcuno che non ha sudato la maglia, qualcuno che ha complottato dentro lo spogliatoio o nelle segrete stanze del palazzo. Chi arriva ultimo non è meno bravo, meno preparato, meno organizzato, semplicemente non ha dignità, non è un uomo oppure è stato mandato in B da fantomatici poteri forti o da qualche dirigente che pensa solo alle plusvalenze.
L'unico barlume di luce lo abbiamo visto a Frosinone, dove un pubblico meraviglioso ha detto addio alla Serie A tributando una splendida standing ovation alla squadra ciociara. Senza pensare agli arbitri, alla dirigenza che non spende, ai giocatori che non si impegnano, all'allenatore che non rispetta la curva. Il Frosinone è forse l'unica squadra negli ultimi 20 anni di calcio italiano ad aver perso senza scatenare il solito teatrino di accuse e recriminazioni. Ed è per questo che in realtà Frosinone e il Frosinone hanno vinto lo Scudetto, mentre noi abbiamo perso tutti: perché non riusciamo più a vedere una partita di calcio senza pensare a cosa potrebbe esserci dietro.
Mariano Calò
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