"Quello striscione è un'offesa alla memoria di mio padre, un servitore delle istituzioni morto nell'adempimento del dovere".
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Caso striscione pro Speziale, la figlia dell’ispettore Raciti: “Offesa la memoria di mio padre, sono delusa. Palermo e Catania…”
"Ritengo davvero grave quello striscione, perché si inneggia a un condannato ormai in via definitiva"
A parlare è Fabiana Raciti, figlia dell'ispettore Filippo ucciso nel 2007 a pochi minuti dall'inizio della gara tra Catania e Palermo allo stadio "Angelo Massimino". Intervistata da La Repubblica ha poi proseguito dicendosi "amareggiata e delusa". Il tutto è nato per lo striscione affisso dal tifo organizzato "Curva Nord 12" nella recinzione che delimita lo stadio "Renzo Barbera" di Palermo: "Mi preoccupa l' alleanza fra Palermo e Catania, tifoserie da sempre contrapposte. Un' alleanza che sottintende una nuova organizzazione del tifo? Non ci deve essere un altro Raciti".
Tanti i passi fatti negli ultimi anni legati alla sicurezza negli stadi, ma evidentemente non è proprio così: "Anch'io pensavo che fossimo molto più avanti - ha raccontato Fabiana Raciti -. Ma ora sono delusa. Ritengo davvero grave quello striscione, perché si inneggia a un condannato ormai in via definitiva, è anche un un modo per attaccare la polizia".
Sugli strumenti e le misure da applicare per cercare di invertire questo "fenomeno": "Oggi, più che mai, è necessaria una cooperazione fra tutti coloro che organizzano e partecipano agli eventi: la società sportiva, i gruppi dei tifosi, le autorità. Solo con una cooperazione più efficiente si possono superare le difficoltà. E poi bisogna fare di più nelle scuole, attraverso la formazione delle giovani generazioni - ha concluso la figlia dell'ispettore -. Certi gesti negli stadi sono il frutto di una sottocultura strisciante".
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