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Foggia, Delio Rossi si dimette: “L’avrei fatto anche in Serie B. Mi sento troppo…”

Foggia
Dopo la sconfitta contro il Lecco nella doppia finale dei playoff di Serie C, il tecnico del Foggia ha deciso di dimettersi.
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Una favola meravigliosa quella del Foggia che ha scalato la classifica del girone C con l'insediamento in panchina di Delio Rossi ed ha ridato entusiasmo ad una piazza calorosa come quella rossonera nella cavalcata playoff. A suon di rimonte clamorose in extremis, i "diavoletti" sono arrivati alla finale del minitorneo, venendo però battuti dal Lecco di Luciano Foschi sia all'andata sia al ritorno, con l'arbitraggio del match dello "Zaccheria" che ha lasciato molto discutere. Queste le dichiarazioni in conferenza stampa di Rossi che annuncia le proprie dimissioni da allenatore del Foggia:

"Penso che sia sotto gli occhi di tutti quello che ha fatto questa squadra. Sono venuto a quattro giornate dalla fine, mi ha chiamato un certo signor Sapio, non sapevo neanche chi era. Ci siamo incontrati a Napoli e se chiama il Foggia e ci vado a parlare significa che ci voglio venire. Non è un problema economico, tanto è vero che gli ho detto solo di darmi un gruppo di lavoro, economicamente quello che mi potevano dare, solo vitto e alloggio per me e il mio collaboratore fedele. Ho parlato col presidente 10 minuti nella sua azienda a Bari. Gli ho detto: io vengo, Foggia è la mia città, però non vengo per quattro partite. Vengo per quattro partite più un anno, anche per essere credibile nei confronti di un gruppo. Alla fine di queste quattro gare faremo un bilancio, ci conosceremo come persone e valuteremo cosa fare eventualmente in futuro.

La prima cosa che ho fatto è spegnere il telefono, non ho chiamato amici, parenti, nessuno. Non è stato facile, qui ho affetti, conoscenze e amicizie. Ho lavorato 24 ore al giorno da recluso, non ho fatto una passeggiata, non sono andato una volta in centro, non sono mai andato in un panificio, ho pensato 24 ore al giorno al Foggia. Mangiavo una volta al giorno, dormivo 3 ore a notte. Conosco il mio modo di fare calcio, soprattutto in questa città. Abbiamo lavorato e abbiamo cullato un sogno che purtroppo non è finito come volevamo. Io intanto ringrazio il presidente che mi ha dato la possibilità di allenare il Foggia, altri avevano fatto finta di farlo. Quello che ho chiesto al presidente me l'ha concesso.

Devo ringraziare un gruppo di ragazzi incredibile dal punto di vista morale, non avete idea di quello che hanno passato questi ragazzi. Tre direttori sportivi, cinque allenatori, contestazioni, senza campi d'allenamento, giocavano con infiltrazioni, su una gamba sola, qualcuno non camminava e alla fine scendeva in campo. Qualcuno si è pure permesso di contestarli in maniera ingenerosa, ultimo l'atto delinquenziale di ieri. Loro hanno onorato questa maglia, si sono dedicati completamente a me, li ringrazierò sempre per questo. Ringrazio lo staff, i magazzinieri, tutti quelli che hanno permesso di cullare questo sogno. Io ho un'idea ma non ho capito perché non è arrivato fino alla fine. C'è stato qualcosa che secondo me esula dal discorso calcistico, un'idea me la sono fatta ma me la voglio tenere per me. Se qualcosa non l'ho detta è perché non potevo dirla.

L'anno prossimo non sarò più l'allenatore del Foggia, per una mia scelta personale. Ma sarebbe stato così anche se fossimo andati in Serie B. Perché per fare l'allenatore devi essere razionale e io qui non riesco a esserlo, non riesco a fare il mio lavoro. Sono troppo legato, visceralmente, affettivamente, sentimentalmente. E non posso vivere da recluso per un altro anno, non sarebbe giusto e non sarebbe corretto. Io qualsiasi passaggio sbagliato, qualsiasi rimessa laterale, la sentivo sulla mia pelle. E non può andare avanti così, devi essere sereno. Meglio un allenatore che non ha rapporti con il territorio, più distaccato. Io sono troppo coinvolto, non c'è nessun altro motivo. Per questo me ne vado. Io sono e sarò sempre tifoso del Foggia.

Ho comunicato alla società, alla squadra e alla mia famiglia che avevo maturato questa decisione. Già un mese fa avevo quest'idea. Non è il problema dello stress, è che sono troppo coinvolto qua. Farei un danno al Foggia se rimanessi. Se io vedo una partita e la perdo, poi vado in albergo e alla reception mi vedono come fanno tutti i giorni, io sono convinto che mi stiano guardando male. Sono io quello sbagliato, serve un allenatore più sereno. I presidenti, gli allenatori, i giocatori passano. La squadra rimane. Si chiude una porta, si apre un portone. Se mi volete bene, cercate di capirmi. La scelta di non allenare più il Foggia è una scelta ponderata, non una pausa di riflessione.

Io come il marito che lascia la moglie perché la ama troppo? Facile dare giudizi dal di fuori, bisogna viverle dal di dentro. Per dare giudizi su una persona devi camminare per due giorni con i mocassini di quella persona. Non sono sereno, non è giusto per il Foggia che io non lo sia. Avrei preferito fare questo discorso di fronte a una promozione in Serie B, probabilmente non ci sarebbero stati tutti questi rimpianti. Accettate la mia decisione. Io non farò mai più l'allenatore del Foggia? Penso di no. Continuerò ad allenare? Non lo so. Sicuramente non farò l'allenatore del Foggia".

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