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Palermo-Delio Rossi, lasciarsi un giorno a Roma: Lucchesi congeda il tecnico e si prepara ad annunciare il suo erede. Il futuro di Foschi…

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Come alle porte dell'estate di otto anni fa, così Roma è stata suggestiva ed al contempo triste location di un nuovo addio tra Delio Rossi ed il Palermo. Un'appendice opaca e controversa, in tono dimesso e minore, questo mini-sequel della love-story tra l'ex tecnico di Lazio e Fiorentina ed il club di viale del Fante. Rossi, seppur logoro e appesantito da una fase tutt'altro che fulgida della sua carriera, è corso al capezzale di una squadra dilaniata dalla bufera giudiziaria che investiva quotidianamente il club. Tra inchieste della giustizia ordinaria, oggettive difficoltà economiche, controversi e repentini cambi di proprietà, incubo di penalizzazioni sistematico, tensioni e conflittualità varie ed eventuali. Lo spettro di una promozione che stava nuovamente scivolando di mano, con cronologia e dinamiche beffarde e dolorose. Molto simili, se non analoghe, alla stagione precedente. Il deferimento della Procura Federale, lo spauracchio della Serie C, la stangata del TFN. La Corte Federale di Appello che rivede i termini della sanzione ma nega comunque la possibilità di giocarsi i playoff guadagnati sul campo. Un quadro a dir poco devastante sul piano psicologico e motivazionale per i calciatori, al netto dei limiti tecnici e di forma mentis che hanno loro impedito di cambiare marcia nei momenti decisivi.

Delio Rossi ha inciso davvero poco sul piano squisitamente tecnico-tattico. Non sussistevano né tempo, né tanto meno le condizioni minime per abbozzare un normale percorso di lavoro. Percorso finalizzato al perseguimento di un obiettivo che con ogni probabilità, così come poi di fatto si è verificato, non avresti mai avuto modo di acquisire sul campo, sfidando le contendenti come da classifica fuori dalle aule dei tribunali. A margine dell'ultimo atto della finale di Tim Cup del 2011, Rossi sancì il suo divorzio dal club rosanero travolto dall'orda di consenso ed amore del pubblico, in un'estasi di clamore ed emozioni il cui eco rimbalza ancora tangibile tra queste righe. Oggi, lascia il Palermo quasi in punta di piedi. Un saluto bisbigliato, discreto e minimalista. Con la signorilità e la semplicità proprie di un uomo perbene. Condito dal rammarico di non aver trovato contingenze tali da poter fornire un contributo più profondo, duraturo e incisivo. Non aver di fatto disposto di modo e tempo per trovare un antidoto che potesse anche solo lenire ferite e crepe, strutturali e psicologiche, di una squadra che ha provato comunque a rimanere tale.  Seppur progressivamente erosa nel suo ego, sul finire quasi stritolata da una morsa asfissiante di inquietudini e turbative extra-campo.

Il nuovo direttore generale del club, Fabrizio Lucchesi, ha dato fondo a garbo, trasparenza e schiettezza. Non celando una punta di imbarazzo nel corso dell'incontro, tenutosi a Roma nella mattinata di ieri, in cui il dirigente toscano ha comunicato al tecnico la decisione della proprietà di virare su altri profili per l'immediato futuro. Compito doveroso ma non semplice quello di Lucchesi, proprio in virtù del rapporto di stima e rispetto che intercorre tra il dirigente rosanero ed il tecnico romagnolo. Una scelta non certo legata al valore dell'uomo e del professionista Rossi, ma di matrice sia progettuale che economica.

Un must nella filosofia della nuova proprietà è quello di fornire un segno di marcata ed assoluta discontinuità col passato, ripartendo da zero con scelte trancianti in ambito tecnico e dirigenziale che immettano una cospicua dose di freschezza e novità sul piano strategico e motivazionale.