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intervista

Morrone: “Grosso, il nostro Frosinone e il no al Palermo. Mignani strepitoso a Bari”

Palermo
Vice allenatore di Grosso a Frosinone, l'ex Palermo Morrone si racconta esprimendo anche un parere sui singoli come Lucioni, Insigne e Segre. Questa la seconda parte dell'intervista rilasciata in esclusiva ai microfoni di Mediagol.it
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Intervista realizzata da Davide Raja

Stefano Morrone, oltre ad aver vestito maglie prestigiose come quelle di Venezia e Parma ed essere un doppio ex di Palermo e Cosenza, è stato recentemente uno degli artefici della promozione del Frosinone nella scorsa annata in Serie B, ricoprendo il ruolo di vice allenatore sotto la gestione di Fabio Grosso.

L'ex centrocampista rosa ha rilasciato un'intervista esclusiva ai microfoni di Mediagol.it commentando il cammino del Palermo nell'attuale stagione, esprimendosi anche su alcuni singoli e ricordando la cavalcata trionfale del Frosinone dello scorso anno. Questa la seconda parte:

Il Palermo ha attinto più di una volta alla fonte Frosinone per costruire solide basi nella scorsa finestra di calciomercato estiva, puntando su Fabio Lucioni e Roberto Insigne. Il primo è stato sfortunato con un lungo infortunio ed è tornato recentemente a disposizione mentre il secondo ha decisamente deluso le aspettative ed al momento è indietro nelle gerarchie. Come ti spieghi il calo di Insigne tu che lo conosci bene? Le cose potranno cambiare con Mignani?

"Lucioni, a parte l’infortunio che ha avuto, è un leader assoluto. Parlare bene di lui mi viene facile, la sua carriera parla per lui. Chi mi ha colpito più di tutti nel Palermo è Segre. Per passo, per dinamicità, tecnica, inserimenti, gol… è un centrocampista completo per me. L’avevo notato già due anni fa dall’esordio contro l’Ascoli. Lo vedo con un passo diverso, un passo da Serie A. Il Palermo ha una squadra forte, ha tutto sulla carta. Insigne? So che ha avuto qualche stop nel corso della stagione. Anche da noi a Frosinone ogni tanto non partiva titolare ma poi subentrava e spaccava le partite. Con le cinque sostituzioni puoi pensare alle gare in ottica diversa. Sono annate, Roberto ha bisogno di fiducia e di sentirsi importante. Quando sta bene le sue giocate le fa. Il Palermo quest’anno ha preso giocatori che avevano vinto e rivinto la Serie B e penso abbia fatto scelte giuste. Quando costruisci la squadra la fai anche sotto questo punto di vista, con calciatori che sanno come vincere questo campionato".

Sei stato il vice di Fabio Grosso lo scorso anno a Frosinone, squadra che ha dominato il campionato. Domanda secca, come si costruisce una corazzata?

"Siamo stati lì due anni e mezzo quindi è tutto frutto di un lavoro nel corso degli anni e questo è il segreto, nel calcio moderno: lasciar lavorare con costanza. A Frosinone si sta bene, c’è programmazione, c’è uno stadio di proprietà ed un centro sportivo. Ci sono delle basi per fare veramente un bel lavoro".

Restando in tema Fabio Grosso, il suo nome è stato accostato al Palermo la scorsa rocambolesca settimana prima della scelta ricaduta su Mignani. Come avresti visto Grosso sulla panchina del Palermo? E invece che idea ti sei fatto di Mignani?

"Fabio è un allenatore bravissimo, con me sfondate una porta aperta Lui sa cosa vuole e sa come leggere le situazioni, vivere i momenti. Grosso è un allenatore che può stare tranquillamente in Serie A e col tempo ci arriverà. Mignani? Le sue squadre giocano sempre bene, lo ha dimostrato a Bari. Persona pacata, moderata che mi ha fatto un’ottima impressione. Il lavoro che ha fatto a Bari è stato strepitoso. In due giorni si può far poco per preparare una partita, ci mancherebbe altro. Subentrare non è mai facile però quando lo fai bene e sai dove mettere le mani poi puoi essere ancora più incisivo. Perché alcuni allenatori rifiutano di prendere una panchina a stagione in corso? Penso che sia sempre difficile subentrare. Ho vissuto quotidianamente il lavoro di Fabio Grosso. È incisivo. Magari sai, l’esperienza di Lione da subentrato è andata male e riprovarci in un contesto diverso a poche giornate dalla fine… non saprei, avrà fatto questo pensiero. Certe dinamiche vanno vissute personalmente. Alle volte bisogna dire di no e poi se una società ci crede iniziare dal ritiro. La voglia di subentrare a volte ti porta a fare errori. Bisogna anche saper aspettare".

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