serie b

Cesena-Palermo 1-1: Rosanero double face, al “Manuzzi” arriva un pari

Un Palermo dai due volti torna a casa con un punto dalla trasferta di Cesena. Superiorità netta della compagine rosanero in un primo tempo in cui avrebbe potuto e dovuto chiudere i conti. Calo nella ripresa con la squadra di Tedino priva di...

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Aleksandar Trajkovski

di Leandro Ficarra

Dopo aver visto i primi quarantacinque minuti, in pochi credevano che il Cesena riuscisse a strappare un punto al Palermo al termine del match. Nonostante gli uomini di Castori, grazie ad una zampata estemporanea di Jallow, avessero agguantato il pari prima dell'intervallo.

Il Palermo ha letteralmente dominato il timoroso e contratto avversario nella prima frazione, prendendo subito possesso della gara e del pallino del gioco, in virtù di una superiorità sul piano tecnico che emergeva nitidamente in ogni zona del campo.

Il vantaggio firmato Trajkovski ,dopo una manciata di minuti, sembrava rendere velluto il manto sintetico dell'impianto romagnolo per l'undici di Tedino.

Il Palermo tracimava per autorevolezza, personalità, eleganza e geometrie delle sue trame, trovando nell'ex Fulignati l'unico baluardo pronto ad immolarsi per evitare il tracollo romagnolo.

Il calcio, è storia nota, è davvero materia beffarda e imprevedibile. Ragion per cui, il caso, l'attimo fuggente ed imponderabile, stravolge logica, valori ed inerzia.

Il Cesena, rannicchiato a guardia alta a protezione della propria area di rigore, intento a turare le falle e preoccupato di limitare il passivo, trovava nel suo portiere lo stoico pilastro a cui aggrapparsi. Quindi, nelle bizze di una palla vagante, Castori pescava l'istinto letale di Jallow che riequilibrava le sorti di un punteggio troppo striminzito, per quanto visto fino a quel momento, in favore di Coronado e compagni.

Come d'incanto, la squadra bianconera ha ritrovato spirito e vigoria agonistica, mettendo sul campo corsa, aggressività e rigore tattico, uniche armi a disposizione.

Nulla di trascendentale che potesse sovvertire valori tecnici ineluttabilmente definiti, il Cesena ha continuato a difendersi ma l'ha fatto da par suo. Con più coraggio e veemenza, pressando alto il Palermo, cercando di accorciare in avanti con le linee, provando ad aggredire qualche seconda palla, accennando a ripartire.

A fare da contraltare un Palermo sempre padrone del campo e del gioco, anche nella ripresa, ma certamente meno brillante e lucido rispetto alla prima scintillante mezz'ora di partita.

Le energie e la fluidità nella manovra sono scemate progressivamente con lo scorrere del cronometro. Calo acuito dall'intensità e dal ritmo cesenate che ha reso più complessa la fase di costruzione rosa, sporcata da pressing, densità e raddoppi sistematici della compagine di Castori.

Così la supremazia territoriale del Palermo nella ripresa è risultata sterile e stagnante.

La manovra non ha trovato più sfogo né in verticale né in ampiezza. Coronado e Trajkovski, tra i pochi realmente in grado di saltare l'uomo e creare la superiorità numerica, sono entrati in riserva e le uniche chances sono arrivate con conclusioni dalla distanza. Soluzioni provate, spesso forzate, dal brasiliano, così come dal macedone e da Rispoli.  Senza troppa fortuna.

Tedino ha visto molti dei suoi sulle gambe ed ha provato a mutare l'inerzia del finale di gara traendo linfa dalla panchina. Prima Murawski, quindi Monachello e Dawidowicz.

Coronado, il primo a lasciare il campo, non ha risparmiato qualche mugugno. Gnahoré e LaGumina sono stati richiamati in panchina negli ultimi cinque minuti di gara.

Voglia ed impegno lodevole per i subentranti che non hanno, però, trovato il guizzo utile a cambiare marcia in dirittura d'arrivo.

Il punto è utile per puntellare il primato ed allungare la striscia positiva. Ma, è inutile negarlo, resta l'amaro in bocca per essersi fatti scivolare di mano una gara che il Palermo aveva saldamente in mano. Troppo netto il divario tra le due formazioni. Sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico, fisico e strutturale. Nella prima mezz'ora sembrava intercorrere quasi una categoria di differenza.

Il Palermo, concentrato, autorevole ed in fiducia, ha maramaldeggiato, sciorinando coralità, trame codificate, geometrie pregevoli e fluide per quasi l'intera prima frazione.  Circolazione della sfera, interscambi e fraseggi in mezzo al campo, sovrapposizioni a tempo sugli esterni, uno-due e imbucate per i tagli delle punte. Tutto sembrava funzionare a meraviglia, complice un avversario passivo, contratto ed estremamente arido sul piano dei contenuti tecnici.

Trovato il vantaggio, con genesi e dinamiche più che meritate, la squadra di Tedino non è riuscita a tramortire un avversario barcollante. Fulignati è stato bravo su Trajkovski, per ben due volte, La Gumina ed Aleesami. Poi è arrivato l'episodio, più sporadico e letale che mai. Un corner quasi trovato per caso dai bianconeri, la palla che resta lì, Jallow che brucia col destro una difesa non proprio reattiva nell'occasione.

C'era un tempo per ritrovare il bandolo della matassa e rimettere la testa avanti.

Il Palermo ci ha provato a riprendere il comando delle operazioni. E, in fondo, ci è anche riuscito per buona parte della ripresa in cui ha fatto sempre la partita. Con indole autorevole e propositiva, producendo una notevole mole di gioco, ma senza mai trovare la dovuta incisività negli ultimi metri. C'erano voglia e idee ma sono venute meno energie e lucidità.

Doti imprescindibili per far male ad un avversario che aveva ritrovato compattezza, piglio ed aggressività nel difendere un pari più che mai prezioso per morale e classifica.

Cesena sempre più corto, stretto e coeso tra le linee. Palermo in debito d'ossigeno, più macchinoso e meno rapido nella circolazione della sfera, calato d'intensità in mezzo al campo, smunto dal logorio dei suoi solisti, non sufficientemente rivitalizzato dai cambi nell'ultimo scorcio di gara. Forcing costante ma di occasioni nitide neanche l'ombra.

Per agguantare il titolo d'inverno ci sarà modo e tempo nel prossimo match interno contro la Salernitana. Solidità, equilibrio e continuità di risultati costituiscono un ottimo viatico e la serata del "Manuzzi" non può di certo far perdere il sorriso.

Conforta la consapevolezza di una crescita, progressiva e tangibile, sul piano della forma mentis nell'approcciare ed interpretare le gare indipendentemente da peculiarità e statura dell'avversario.

Sempre più conscio e padrone dei propri mezzi, il Palermo mostra il piglio della squadra di rango, capace di imporre per larghi tratti ritmi, contenuti e tracce del proprio gioco.

Un calcio solido, intenso ed efficace, i cui temi ed automatismi emergono in entrambe le fasi di gioco. Condito anche da sprazzi di buona qualità sotto il profilo corale ed estetico. Non sempre riesce ad esprimerlo con la dovuta continuità ed a capitalizzarne al meglio il volume ma, salvo rarissime eccezioni, riesce puntualmente ad ottenere il risultato. Numeri e classifica alla mano, il cammino della squadra di Tedino è ad oggi eccellente, perfettamente in linea con l'obiettivo prefissato.

Tuttavia, l'espressione un po' corrucciata del tecnico rosanero al triplice fischio tradisce più di un rimpianto.

In virtù di una superiorità talmente marcata nel corso dei primi quarantacinque minuti, con un gol di vantaggio ed un avversario oggettivamente modesto ed alle corde, lasciare due punti per strada origina più di un fastidio.

Il tecnico rosa pregustava un filotto di vittorie da confezionare come regalo di Natale per tutti coloro che hanno a cuore le sorti di questa squadra.

Successo contro la Salernitana e relativo primato, per chiudere alla grande il girone d'andata al "Barbera", andrebbero comunque benissimo.