Quasi una premonizione. In sede di conferenza stampa pre-match, Corini si era soffermato sulla necessità di saper interpretare, gestire e leggere i momenti delle cosiddette gare sporche. Contese gladiatorie in cui vis agonistica, tatticismo e densità in fase di non possesso soffocano il gene della tecnica e la qualità del gioco. Il Palermo incassa ad Ascoli tre punti pesantissimi, al culmine di una prestazione non certo fluida, armoniosa e brillante nella tessitura delle trame offensive. La sosta ci ha restituito una squadra certamente più farraginosa, piatta ed imprecisa nello sviluppo della manovra, capace di edificare il successo su granitica solidità difensiva, lodevole applicazione mentale, tenuta nervosa e spessore caratteriale. La compagine rosanero ha creato poco ma rischiato praticamente nulla. Deponendo progressivamente il fioretto, consapevole di non essere particolarmente ispirata, armandosi di elmetto e scudo nell'arena del Del Duca. Piazzando poi una stoccata letale, col cinismo e la perseveranza della squadra di rango, nel cuore dell'extra-time. Quando il cronometro scandiva gli ultimi giri d'orologio e la bandaCorini non aveva comunque smesso di credere nel colpo grosso. La zampata di Leonardo Mancuso, la prima in maglia rosanero, ha premiato abnegazione, generosità ed attributi di un Palermo che non ha certamente rubato l'occhio al cospetto del coriaceo complesso marchigiano. Nell'ambito di una gara calcisticamente povera di contenuti di rilievo, il Palermo è stato tendenzialmente brutto e non incisivo, ma pragmatico e più cattivo dell'avversario nel momento topico.
Ascoli-Palermo
Ascoli-Palermo 0-1: gara sporca, rosa solidi e cattivi! Mancuso gol al fotofinish
Il 4-3-3 varato da Corini, con l'unica ed obbligata novità Di Francesco per l'infortunato Insigne, era identico negli interpreti rispetto al convincente e netto successo contro la Feralpisalò. Ben diversi tipologia di match e peculiarità dell'avversario, così come il livello della performance di molti elementi chiave in seno allo scacchiere del tecnico di Bagnolo Mella. Raramente gli ospiti sono riusciti a trovare sincronia e tempi nell'applicazione del pressing e delle uscite, troppi anche i vizi di dosaggio e qualità in termini di esecuzione della giocata, anche quando si profilavano corridoi e tracce di manovra tangibili e potenzialmente pericolose. Intensità e vigoria dei centrocampisti marchigiani hanno messo un po' in difficoltà Segre ed Henderson non particolarmente lucidi e brillanti come nelle precedenti uscite, Stulac ha gestito tempi e tracce della manovra con linearità ed inventiva, trovando spesso calibrati cambi di fronte e cercando di conferire ordine e verticalità.
Tuttavia, l'Ascoli ha coperto il campo in maniera egregia, linee strette e corte, baricentro basso a protezione di Viviano. Di Mariano e Di Francesco raramente hanno creato superiorità numerica sull'esterno, Brunori è apparso un pizzico appannato ed a corto di palloni giocabili. Solo un ottimo stacco di Aurelio, splendida pennellata di Stulac, con risposta top di Viviano. Un destro largo di Brunori su cross a rimorchio di Aurelio e poco altro alla voce conclusioni pericolose. L'episodio del rigore, prima concesso e poi revocato dopo controllo al Var, presunto contatto tra Bayeye e Di Francesco, l'emozione più significativa dei primi quarantacinque minuti.
L'Ascoli ha serrato i ranghi e corso a perdifiato, punzecchiando talvolta la difesa rosa con Milanese, destro largo, e Rodriguez, deviazione aerea che non ha trovato pronto Mendes in prossimità dell'intervallo. Poco è cambiato nella ripresa. Caligara e Nestorovski hanno leggermente alzato il tasso di qualità ed incisività della squadra di Viali, ma Pigliacelli non è mai andato oltre l'ordinaria amministrazione. Palermo che è cresciuto progressivamente dal settantesimo, in concomitanza col triplo cambio effettuato da Corini: out Aurelio, Henderson e Di Francesco per Lund, Gomes e Mancuso. Mossa che si rivelerà decisiva. Il nazionale statunitense ha iniziato a spingere forte a sinistra, mettendo un paio di cross interessanti, Mancuso è partito largo svariando su tutto il fronte offensivo e allargando le maglie della retroguardia ascolana. Brunori ha calciato a fil di palo con il destro, sfiorando il vantaggio, nell'unico lampo del suo match. Quindi, quando la gara sembrava scivolare inesorabilmente verso il pari, gli ingressi di Coulibaly e Soleri per Segre e Brunori erano le ultime carte giocate da Corini.
Proprio da una transizione di Coulibaly, dopo un provvidenziale intervento difensivo di Mateju sul subentrato Falzerano, nasceva una ripartenza ben condotta da Mancuso, sventagliata su Di Mariano che sgroppava sulla destra e rimediava un corner. Proprio il dieci calciava forte e teso dalla bandierina, Soleri sfiorava di nuca sul primo palo e Mancuso era il più lesto di tutti a correggere in rete a due passi da Viviano. Tripudio rosa e vittoria di misura. Figlia di caparbietà e determinazione anche in una giornata dove il Palermo non ha certo brillato sul piano del gioco. Attributi, tenacia ed abnegazione, la ricetta per capitalizzare al massimo le gare sporche. Quelle che spesso fanno la differenza nella zona nobile della classifica e denotano la statura complessiva della squadra che ambisce a grandi traguardi e riesce a non lasciare punti per strada.
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