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Roma, Veretout: “Durante il lockdown la città era quasi morta, congelata. Coronavirus? Ho avuto paura per i miei figli”

ROME, ITALY - FEBRUARY 20:  Jordan Veretout of AS Roma competes for the ball with Milad Mohammadi of KAA Gent during the UEFA Europa League round of 32 first leg match between AS Roma and KAA Gent at Stadio Olimpico on February 20, 2020 in Rome, Italy.  (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Le dichiarazioni di Jordan Veretout, centrocampista della Roma, sull'emergenza Coronavirus e il lockdown

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Ricomincia, anche se con cautela, la vita di tutti i giorni.

Dopo due mesi di completo isolamento l'Italia, seppur con le dovute accortezze, ricomincia a prendere la vivacità che l'ha sempre contraddistinta. Jordan Veretout, regista francese della Roma, si è espresso in merito alla quarantena, parlando in particolare della capitale: "Roma è una città sempre affollata, vivace e felice. Durante questo periodo era quasi morta. Congelata. Sembrava un film catastrofico. Ora si sta riprendendo. Si vede già dal mio quartiere. Di solito c’è sempre rumore e vita. A marzo e aprile, quando ero in giardino con le mie figlie, c’era una sensazione di vuoto, di niente. Era strano, ma ci dovevamo convivere. Ora, c’è di nuovo movimento, le persone tornano a passeggiare. Sono felice persino di vedere ripassare le macchine. Fa bene al morale".

Sull'emergenza Coronavirus: "Paura? Non particolarmente per me. Per mia moglie, i miei figli. Chiamavo la mia famiglia in Francia ogni giorno. Dall’inizio del lockdown abbiamo spiegato ai più piccoli perché dovevamo stare a casa, perché fossi lì tutto il giorno. I primi tempi sono andati bene, disegnavamo, abbiamo organizzato una caccia al tesoro… Ma dopo due o tre settimane, è diventato più complicato il fatto di non poter uscire. La più grande mi ha persino detto: "Papà, c’è il mostro di fuori?". E io gli ho risposto: "Sì, ma non possiamo vederlo, è una piccola bestia che sta nell’aria". Qualche giorno fa, siamo riusciti ad andare un po’ davanti casa nostra per farle fare un giretto. Era come se fosse Natale per lei, nel mese di maggio. Era radiosa".