Moise Kean è stata senza dubbio la sorpresa più gradita della stagione della Juventus.
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Juventus, Kean si racconta: “Da bambino ho sofferto, ricordo il mio esordio in A contro il Pescara…”
Il centravanti bianconero racconta i suoi inizi di carriera e ripercorso le tappe della sua giovanissima carriera
Il giovane attaccante bianconero si è espresso ad alti livelli nella seconda parte di stagione sia con la maglia bianconera che con quella azzurra. Il classe 2000, ai microfoni di The Players' Tribune, ha raccontato i suoi inizi e i tanti sacrifici che ha fatto fin da bambino per riuscire ad arrivare ai livelli attuali.
"Da bambino ho sofferto abbastanza, non era facile, non ho avuto un passato come tutti gli altri ragazzi. È per quello che delle volte mi metto lì e penso a quanto sono stato fortunato ad aver tutto questo oggi. Ringrazio Dio ogni giorno. Il primo ricordo che ho del pallone è ad Asti, in oratorio. Facevamo i tornei su un campo in asfalto, se cadevi ti facevi male. Le partite erano intense e ogni giocatore doveva pagare 10 euro. Una volta ero così disperato che ho rubato la palla al prete: teneva il cassetto sempre aperto. Quando giochi a calcio in questo modo impari ad avere la fame giusta per giocare. Impari che il calcio, come la vita, ha alti e bassi. Quando cresci così anche gli interventi più duri in allenamento di Giorgio Chiellini non sembrano così spaventosi. Una volta provai a liberarmi di lui con un trucchetto e mi colpì senza troppi complimenti. Adesso mi alleno con calciatori molto forti ma penso sempre ai ragazzi dell'oratorio perché è da lì che tutto è cominciato. La mia vita è cambiata quando ho esordito con la Juventus a 16 anni. Mi allenavo già da un po’ con la prima squadra. Contro il Pescara il mister mi ha chiesto di scaldarmi e io non ci credevo. Il tempo stava per finire, eravamo 3-0 per noi. Avevo un po’ perso le speranze, poi all’80’ sono entrato. Un’emozione incredibile, mi hanno applaudito tutti. Lì ho pensato a tutte le partite giocate al Don Bosco e al fatto che da quel momento in poi avrei giocato con Buffon, Dybala e Marchisio. Non ho mai sentito un’emozione così forte in vita mia. Tutto questo mi è stato donato da Dio. In parte Dio e in parte la strada. La strada ti insegna a essere uomo, a capire la realtà della vita e a capire ciò che ti sta intorno, nel bene e nel male".
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