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AIC, Calcagno: “Taglio stipendi dalla C in giù impossibile, spiego perché. Caso Ascoli-Stellone? Vi dico la mia”

Le dichiarazioni del vicepresidente dell’AIC, Umberto Calcagno, in merito ai tagli sugli stipendi causati dallo stop forzato ai campionati per l’emergenza Coronavirus

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Parla Umberto Calcagno.

L'epidemia da Covid-19 ha avuto importanti ripercussioni sul mondo dello sport, dove i campionati sono stati bloccati fino a data da destinarsi. Mentre Paesi come Francia Belgio hanno già definitivamente decretato la sospensione definitiva delle competizioni e altri come Germania Inghilterra si apprestano a ripartire, in Italia si sta ancora valutando il da farsi. Intanto, lo stop forzato ha causato ingenti danni economici ai club.

Il vicepresidente dell’Associazione Italiana Calciatori, a fronte dell’emergenza che ha condotto i vertici del calcio a dovere rivoluzionare i piani dei campionati di tutta Europa, ha parlato delle misure attuate in merito al taglio degli stipendi.

"Non c'è stata società - dice Calcagno che abbia chiesto rinunce importanti ai calciatori, credo che il buon senso stia avendo il sopravvento. In questo caso è difficile fare un accordo quadro, anche all'intero della serie A ci sono situazioni diverse, ma anche in una squadra stessa se pensiamo ai giocatori in prestito e così via. Abbiamo predisposto 3 accordi per società professionistiche; il nostro lavoro è dare un supporto. Ma non possiamo non tenere conto che la metà dei calciatori guadagnano dai 50mila euro l'anno in giù. In C il 70% dei tesserati ha questo tipo di ingaggio. Capisco tutto ma chiedere sacrifici a chi ha famiglia e vive fuori di casa con stipendi di questo tipo è difficile. Mi ci immedesimo anche. E' difficile immaginare che in certe situazioni si rinunci allo stipendio. Parlare di tagliare due o tre stipendi significa non conoscere la realtà delle cose.

"Cassa integrazione? E' un provvedimento che auspichiamo. Abbiamo fatto un accordo quadro con la Federazione che prevede la cassa integrazione e un fondo di solidarietà per chi ha un reddito al di sotto dei 50mila euro. Stiamo provando a convincere anche la A e la B a prendere parte di questo fondo. Se le società di A versassero il 10% di una mensilità dei loro calciatori avremmo una cifra che ci permetterebbe di coprire questo fondo e di dare ristoro alla D, al calcio femminile, al Calcio a 5. Se il nostro movimento si scorda dei più deboli vuol dire che non capisce l'importanza della base.

A proposito, invece, del caso relativo all'Ascoli, club che ha risolto il contratto con il tecnico Roberto Stellone per problemi economici legati allo stop: "Credo che non sia applicabile. Stiamo vedendo che nella decretazione d'urgenza del Premier per quanto riguarda risoluzioni e licenziamenti ci sia una pietra tombale. Spero che il nostro mondo non apra contenziosi di questo genere ma abbia la maturità per capire come affrontare questa situazione. Non ho mai sentito un calciatore dire che non è disposto a qualche sacrificio. Se si instaura un contenzioso c'è sempre un rovescio della medaglia. Capisco che nella difficoltà certe società le stiano provando tutte ma al di là dell'infondatezza giuridica, certe cose non fanno bene al nostro mondo. Non vorrei che qualche calciatore di contro prenda la palla al balzo per ottenere lo svincolo".

Infine, in merito ai contratti in scadenza: "Noi dobbiamo rifarci alle direttive FIFA che ha detto chiaramente di dare preminenza all'allungare i contratti della stagione attuale. Ma non può incidere sui rapporti tra calciatori e società su come regolare questo aspetto. Cercheremo di capire se si può fare un accordo quadro altrimenti sarà rimesso tutto alle trattative dei singoli calciatori".