Parla Umberto Calcagno.
serie c
AIC, Calcagno: “Attendiamo validazione protocollo, svelo punti interrogativi irrisolti. Campi neutri? Rispondo così”
Le dichiarazioni rilasciate da Umberto Calcagno, vicepresidente dell’Associazione Italiana Calciatori, in merito al futuro del calcio a fronte del Coronavirus
L’epidemia legata al COVID-19 si è progressivamente estesa in tutta Europa, delineando un quadro sanitario estremante complesso in Italia, con un numero ingente di contagiati ed un computo drammatico in termini di soggetti deceduti. Con la "fase 2", formalmente iniziata il 4 maggio, il Paese ha avviato una graduale ripresa di diversi settori dell'economia. Sul fronte sportivo, infatti, sono ricominciati gli allenamenti, prima in forma individuale e da lunedì di squadra. Nessuna novità, tuttavia, in merito ad una eventuale ripresa delle competizioni.
Il vicepresidente dell’Associazione Italiana Calciatori, in un’intervista rilasciata nel corso del Question Time di Gianlucadimarzio.com, ha parlato del futuro dei campionati di calcio a fronte della drammatica emergenza sanitaria che sta affliggendo l’Italia, soffermandosi sul protocollo per la ripresa presentato dalla FIGC al Governo.
"I calciatori - spiega Calcagno - vogliono tornare a giocare, ma non a tutti i costi. La cosa brutta di questo periodo sono state le strumentalizzazioni. Sembra che l'atteggiamento dei calciatori e dell'AIC sia cambiato, noi invece siamo sempre stati coerenti. Si può tornare in campo ma a determinate condizioni. Stiamo aspettando la validazione di un protocollo che purtroppo ha ancora tanti punti interrogativi. Il nostro ruolo è quello di monitorare e non c'è bisogno di ribadire che la salute è il primo bene da tutelare in questo momento. L'ultima bozza del protocollo non l'abbiamo vista. Ci sta lavorando la Federazione per farla validare dal comitato tecnico-scientifico. Le prime bozze avevano un senso. Poi è chiaro che quello che diciamo oggi potrà essere stravolto nel bene o nel male. Il calcio non può essere decontestualizzato rispetto al resto del paese".
"Un altro falso problema, uscito strumentalmente, è quello relativo ad un ritiro di oltre 2 settimane. Dalla terza settimana si è sempre e solo parlato di un gruppo aperto. Non serve essere esperti per capire che al primo caso di contagio la squadra deve andare in quarantena. Ma questo fa capire che così il nostro mondo non può convivere con il Coronavirus. Ci affideremo molto alla fortuna. Il nostro è uno sport di contatto e questo è un altro problema irrisolto. Ci dobbiamo affidare agli esperti, al CTS. Noi come sistema sportivo abbiamo una grandissima responsabilità e dovremo farci trovare pronti a ripartire però non dipende da noi".
E sull'ipotesi di giocare su campi neutri: "L'ipotesi presupporrebbe di tenere le squadre in ritiro per un certo periodo in un unico posto. Ipotizzare una soluzione che vada oltre le 2 settimane di ritiro è difficile anche a livello psicologico, sono ragazzi di 20-30 anni, non si può immaginare di chiuderli come in un circo per 2 mesi per fargli disputare un campionato che in questo caso avrebbe risvolti complessi da gestire".
A proposito, invece, della situazione in Serie C: "La responsabilità dei consiglieri federali è non esporre la Federazione a ricorsi fondati. La proposta della Lega Pro va valutata all'interno del sistema, non possiamo valutare la Lega Pro come una realtà a sé stante. Dovremmo trovare il giusto compromesso se non riusciremo a chiudere i campionati e dovremo dare il giusto valore ai 2/3 di campionati già giocati. Anche per rispetto della Lega. Oggi ci sono i playoff in C, così come in B per la terza promossa, se si finisse il campionato. Spero quindi che ci siano sempre criteri omogenei. Anche se so che non sarà possibile convincere tutti. Stabilire chi far retrocedere con la classifica attuale di serie C è un mestiere che io eviterei in questo momento".
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